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Viaggi d’istruzione, addio? Sempre meno docenti vogliono accompagnare le classi

di Ilaria Cucchi

Le gite scolastiche sono in crisi. Un tempo considerate un’occasione educativa irrinunciabile, oggi vengono sempre più spesso evitate dagli stessi insegnanti. Non per disinteresse, ma per un insieme di motivazioni che vanno ben oltre i compensi ridotti. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla testata specializzata La Tecnica della Scuola tra il 3 e il 10 aprile 2025, al quale hanno risposto 2.055 lettori, in larga maggioranza docenti.

Il dato che salta subito agli occhi è questo: il 48,8% degli insegnanti evita le uscite scolastiche per paura di incidenti e per l’assenza di una tutela adeguata. In altre parole, la responsabilità è enorme, ma le spalle su cui ricade sono sempre le stesse. E la legge – secondo molti – non aiuta.

Un altro 27,7% dichiara di non voler accompagnare gli studenti per via delle difficoltà nella gestione della classe in ambienti esterni alla scuola. Le nuove generazioni sono più vivaci, meno disciplinate, e in contesti come gite o viaggi d’istruzione la situazione sfugge facilmente di mano.

Pagati poco per la trasferta? Il nodo economico, seppur importante, non è il solo problema. Solo il 21,7% lamenta i compensi troppo bassi, che non ripagano il tempo e le energie investite: essere responsabili di una classe durante una gita significa lavorare oltre l’orario di servizio, spesso nei fine settimana, rinunciando al tempo libero per una retribuzione quasi simbolica. Un altro dato, seppur minoritario, completa il quadro: l’1,8% degli insegnanti si è detto scoraggiato dalla mancanza di riconoscimenti di carriera per chi partecipa ad attività extra scolastiche come le uscite didattiche. Un sistema che non premia chi si impegna di più, e anzi lo carica di nuove incombenze. Il sondaggio ha raccolto anche numerosi commenti. Alcuni insegnanti, pur continuando a partecipare alle gite, segnalano uno stato di malessere crescente. «Sono favorevole alle gite, ma solo se riconosciute a livello professionale – scrive un docente – oggi siamo soli in tutto». Un altro sottolinea: «Il problema non sono le gite, ma il modo in cui la scuola le scarica totalmente sugli insegnanti». C’è anche chi partecipa «a costo di grandi sacrifici personali», e chi lancia una proposta concreta: «Servirebbe una figura dedicata alla logistica, perché il docente non può fare il tour operator».

Il sondaggio – va precisato – non ha carattere scientifico, ma i numeri parlano chiaro. La scuola italiana rischia di perdere un tassello fondamentale del proprio percorso formativo: l’educazione fuori dalle aule, a contatto con il territorio e il patrimonio culturale. Ma finché l’organizzazione dei viaggi d’istruzione sarà vissuta come un peso, e non come una risorsa condivisa, difficilmente torneranno a essere un’esperienza diffusa e serena. Serve una riflessione seria. E forse anche un cambio di rotta.





Dal sito Famiglia Cristiana

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