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Via Crucis, al Colosseo la preghiera della Chiesa per la conversione del mondo


Il cardinale Reina ha guidato questa sera, 18 aprile, le meditazioni delle 14 stazioni che rievocano il percorso di Gesù verso il Golgota scritte dal Papa. A portare la croce il porporato, poi giovani, una famiglia, volontari, religiosi e altre persone legate alle tematiche sviluppate dal Pontefice. A conclusione della pia pratica una preghiera di San Francesco d’Assisi

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Migliaia di piccole luci illuminano la notte del Venerdì Santo al Colosseo. Sono quelle delle fiaccole dei quasi 20 mila fedeli radunatisi nel cuore di Roma per fare memoria della “Passione del Signore”, il sacrificio estremo di Cristo per la salvezza degli uomini. Si rinnova l’antico rito della Via Crucis nell’anfiteatro voluto, intorno all’anno 70, da Tito Flavio Vespasiano per spettacoli e amenità e dal XVI secolo identificato dalla tradizione come luogo di martirio dei primi cristiani e per questo, nel 1750, consacrato da Papa Benedetto XIV alla memoria della Passione di Cristo e dei martiri cristiani, con la collocazione delle quattordici edicole che raccontano il percorso di Gesù verso il Golgota.

La via del Calvario nelle strade di tutti i giorni

Il Papa, che, come lo scorso anno, ha scritto le meditazioni delle stazioni della Via Crucis, ha delegato il cardinale Baldo Reina, suo vicario generale per la Ddiocesi di Roma, a presiedere la celebrazione trasmessa in mondovisione. È presente anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Ed è il porporato ad introdurre il cammino della croce: “La via del Calvario passa in mezzo alle nostre strade di tutti i giorni”, mentre noi andiamo “solitamente” in una “direzione opposta” a quella del Signore. Ma proprio nelle scelte che facciamo “può capitarci di incontrare” il suo volto, di “incrociare” il suo “sguardo”, dice il porporato con le parole di Francesco, ed è in quel momento che “possiamo voltarci”. A leggere i testi del Pontefice Orazio Coclite, redattore e commentatore di Radio Vaticana – Vatican News, l’attrice Vittoria Belvedere e la giornalista Rai, Barbara Capponi, accompagnati dai canti del coro della Cappella Sistina diretto da monsignor Marcos Pavan.

Cambiare direzione

La Via Crucis di Papa Francesco, in un intenso clima di preghiera, inizia con l’invito a “cambiare direzione”, ad interrompere “i nostri percorsi consueti”, e se “la via di Gesù ci costa” e “in questo mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo”, i frutti del dono sono tanti, fidandosi dello sguardo d’amore di Cristo, “tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio” e “un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne”.

La Via Crucis nell'arena del Colosseo

La Via Crucis nell’arena del Colosseo   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

La croce portata da giovani, volontari, religiosi, migranti

Si alternano a portare la croce, nell’arena del Colosseo, il cardinale Reina, per la prima e l’ultima stazione Gesù è condannato a morte e Gesù è deposto nel sepolcro, e poi persone legate alle tematiche delle varie stazioni. Così nella II, Gesù è caricato della croce, sono dei giovani a sostenere il simbolo di Cristo, perché sollecitati dal Papa ad assumersi le proprie responsabilità nella vita vincendo egoismo e indifferenza; nella III, Gesù cade per la prima volta, tocca ad alcuni esponenti della Caritas, per rimarcare l’attenzione verso i piccoli che Dio non scarta e non schiaccia, come fa spesso l’economia odierna, ma custodisce; nella IV, Gesù incontra sua Madre, è una famiglia che passa in primo piano, poiché viene meditato l’incontro tra Gesù e Maria che richiama le parole di Cristo riportate dall’evangelista Luca: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Nella V stazione, Gesù è aiutato dal Cireneo, avanzano alcuni volontari dell’Unitalsi, che come cirenei aiutano i sofferenti a portare la propria croce; nella VI, La Veronica asciuga il volto di Gesù, alcuni religiosi, poiché il testo della meditazione esorta a cercare e contemplare il volto di Cristo per lasciarsi amare da Lui ed essere capaci di ri-amare il prossimo.

Il cardinale Reina porta la croce

Il cardinale Reina porta la croce   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Nella VII stazione, Gesù cade per la seconda volta, sorreggono il legno della Passione alcuni educatori, considerando che la crescita umana che è un cadere e un rialzarsi, come rimarca Francesco, è stare attenti a ogni persona senza pretendere che sia perfetta, è un imparare a cambiare rotta per volgersi finalmente verso Gesù; nella VIII, Gesù incontra le donne di Gerusalemme, è la volta di alcune consacrate dell’Ordo Viduarum (Ordine delle Vedove), perché il Papa soffermandosi sul pianto, sottolinea che c’è anche quello in cui tutto rinasce e che occorrono, però, lacrime di ripensamento e lacrime sincere. Nella IX stazione, Gesù cade per la terza volta, la croce viene affidata a dei confessori, essendo citata la peccatrice che Cristo incontra nella casa di Simone il fariseo e alla quale perdona i suoi molti peccati, perché ha molto amato; nella X, Gesù è spogliato delle vesti, a persone con disabilità, per rammentare che Gesù porta le ferite e le fragilità della nostra storia; nella XI, Gesù è inchiodato sulla croce, procedono volontari del Giubileo, per ricordare che la croce di Cristo cancella i debiti e stabilisce la riconciliazione e che Gesù è il vero Giubileo. Poi, nella XII stazione, Gesù muore sulla croce, la croce passa tra le mani di alcuni migranti, fratelli davanti ai quali a volte ci siamo voltati dall’altra parte, mantenendoci così a distanza dalle piaghe del Signore; infine nella XIII stazione, Gesù è deposto dalla croce, portano la croce alcuni operatori sanitari, giacché il Papa invita a riflettere sulla cura verso il corpo e la tenerezza per i più deboli.

Siamo terra sulla quale Cristo si è piegato e che Dio plasma

A seguire ogni meditazione brevi invocazioni, e così nella prima stazione, “Gesù è condannato a morte”, la richiesta levata a Cristo è che il cuore dell’uomo si apra di fronte a chi è giudicato, ai pregiudizi, alla rigidità e alla mancanza di coraggio. E se Gesù ha portato il peso della croce, dobbiamo chiedere a Dio di liberarci “dalla stanchezza”, soprattutto quando “ci pare di non avere forze per dedicarci agli altri” o “cerchiamo scuse per scansare le responsabilità”. Idealmente i passi di Cristo diretto al Calvario riportano indietro nel tempo, “il cielo è qui, si è abbassato”, eppure il mondo ci dice che “chi cade è perduto”. Ma Gesù, è caduto, per ben tre volte e ci insegna a leggere “l’avventura della vita umana”, a comprendere che “l’economia di Dio”, però, “non uccide, non scarta, non schiaccia. È umile e fedele alla terra”. Toccano nel profondo le riflessioni del Papa: nel mondo che “abbiamo costruito” predominano “calcoli” e “algoritmi”, “logiche fredde e interessi implacabili”, invece l’“economia divina è un’altra”. E bisogna abbandonare le proprie ipocrisie, le proprie “maschere”, perché siamo terra, sulla quale Cristo si è piegato e che Dio plasma, per questo dobbiamo riconoscere di essere “argilla” nelle mani di Dio, e ricordarcene “quando le cose sembrano non poter cambiare”, “quando dei conflitti non si vede la fine”, “quando la tecnologia ci illude di onnipotenza”.

Fedeli radunati al Colosseo per la Via Crucis

Fedeli radunati al Colosseo per la Via Crucis   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Ritessere la fraternità

Nella decima stazione, che descrive Gesù spogliato della sua tunica, il Papa, poi, allarga lo sguardo alla Chiesa, forse oggi “una veste lacerata”, e allora la preghiera a Cristo è una pressante richiesta: “insegnaci a ritessere la nostra fraternità” per essere “la tua tunica indivisibile”, “dona alla tua Chiesa pace e unità”. E poi, nelle ultime stazioni, quando tutto è compiuto, non resta che domandare a Gesù: “insegnaci ad amare”, nelle diverse situazioni della vita, “quando siamo immobilizzati da leggi o da decisioni ingiuste”, “contrastati da chi non vuole verità e giustizia” o “siamo tentati di disperare”. Infine la morte di Cristo, non è la fine di tutto, Gesù dona coraggio a chi attende il suo regno: “Ci abiliti a grandi responsabilità, ci rendi audaci – conclude il Pontefice -. Così, sei morto e ancora regni. E per noi, Gesù, servire te è regnare”, “dando da mangiare agli affamati”, “da bere agli assetati”, “vestendo chi è nudo”, “ospitando i forestieri”, visitando malati e carcerati, “seppellendo i morti”.

Il cardinale Reina sorregge la croce durante l'ultima stazione

Il cardinale Reina sorregge la croce durante l’ultima stazione   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

La preghiera di San Francesco

Terminata la rievocazione della Passione di Gesù, viene invocato “il dono della conversione” con le parole di San Francesco scelte dal Papa, chiedendo a Dio di illuminare “le tenebre del cuore” e invocandolo a nome di ogni uomo: “Dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà”.

La folla di fedeli tra le vie del Colosseo

La folla di fedeli tra le vie del Colosseo   (Vatican Media)



Dal sito Vatican News

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