di Eleonora Bufoli
Un tesoro prezioso, protetto da delicati vasi di argilla. La scuola paritaria cattolica ha attraversato decenni, sfide educative diverse fino ad arrivare alla società complessa in cui viviamo. Legata a filo doppio alla storia italiana e ai cambiamenti vissuti dalla società, la Fidae, federazione di Scuole Cattoliche primarie e secondarie è arrivata a tagliare il traguardo degli 80 anni. Per l’occasione si riunisce a Roma per una due giorni con l’assemblea elettiva e incontri per approfondire le sfide educative, nell’anno in cui compie 60 anni il documento conciliare Gravissimum educationis (fu promulgato dal papa Paolo VI il 28 ottobre 1965) e 25 anni la legge 62/2000 sulla parità scolastica. Tra le onde di sfide ancora sconosciute, una rotta viene tracciata dalla presidente nazionale della Fidae Virginia Kaladich.
La Federazione ha alle spalle una storia di 80 anni, cosa l’ha contraddistinta in questo lungo percorso?
Fidae è stata la prima associazione voluta dal Vaticano e dalla conferenza episcopale per accompagnare le scuole cattoliche, un patrimonio che va ben oltre gli 80 anni, con la presenza di scuole cattoliche secolari. Si ravvisò l’importanza di accompagnarle e sostenerle per un percorso di formazione e di comprensione di quella che era la normativa scolastica. Mi piace ricordare quello che padre Antonio Perrone, nel 1998, quando stavano lavorando alla legge sulla parità, sosteneva: ‘La parità scolastica non è solo una questione di fede ma di cittadinanza e le scuole cattoliche sono nate con la missione di servire le fasci deboli della società. Tuttavia, questa missione rischia di essere compromessa senza un adeguato sostegno finanziario da parte dello Stato. La scuola cattolica ha il diritto di essere paritaria poiché fornisce un’istruzione senza discriminazione come sancito dalla Costituzione italiana’.
Proprio sulla parità scolastica è stata varata una legge che quest’anno compie 25 anni.
Non c’è da celebrare questo quarto di secolo ma da capire, da riflettere su questi 25 anni di storia di una legge che doveva dare una svolta ma è ancora incompiuta. Purtroppo, oggi dobbiamo dire che una parità non è stata ancora raggiunta.
Perché secondo lei?
Perché per un pieno riconoscimento bisogna garantire il diritto alla libertà educativa. La nostra non è una scuola per ricchi, è nata come una scuola per tutti ed è fondamentale questo impegno costante da parte delle istituzioni. Oggi per poter frequentare le nostre scuole bisogna pagare una retta visto che i contributi che lo Stato riconosce alla scuola paritaria non permettono di garantire il giusto stipendio a chi lavora e di pagare le utenze sempre più alte. Eppure, la legge del 2000 ha sancito che l’istruzione in Italia è a 360 gradi, un sistema pubblico integrato fatto di scuola statale e scuola non statale, ma ad oggi purtroppo non è ancora paritaria perché non c’è da parte delle famiglie la libertà di scegliere questo tipo di scuola. Senza possibilità di scelta rimane una sola scuola e non è giusto, l’Italia non può sopportare questo.
Avete un patrimonio ricco, fatto secondo i dati relativi all’anno scolastico 2023-2024 di 815 istituti (1521 primarie, 9249 classi, 183985 alunni, soprattutto della primaria) e 1521 scuole, qual è il loro stato di salute?
Oggi tante scuole sono in difficoltà. Abbiamo ancora dei problemi post pandemici di carattere economico per le famiglie. Inoltre, il contratto di lavoro e le utenze sono aumentate e questo ha inciso fortemente. Non possiamo alzare le rette, le nostre famiglie già pagano una tassa per l’istruzione e devono pagare in più anche il contributo per frequentare una scuola che scelgono per condivisione di ideali ma sono penalizzate. Non possiamo in Italia non gridare a viva voce che la libertà di scelta è un diritto.
Questa libertà è garantita di più in altri Paesi?
Sì, siamo il fanalino di coda, dopo di noi c’è solo la Grecia. In Europa queste cose non si vedono. Sono stata pochi mesi fa a Cracovia e fuori gli istituti c’è scritto ‘scuola pubblica cattolica’. Significa che lo Stato riconosce tutte le spese e anche la sua identità di scuola cattolica. Sono stata in Francia, in Ungheria, a Malta ed è così. Deve essere una libertà di scelta, non per le scuole ma per le famiglie italiane che devono poter scegliere liberamente, come avviene in tanti stati europei.
Dal governo stanno arrivando delle proposte per alleviare il carico economico come quella dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di esentare dal pagamento dell’Imu le paritarie senza scopi commerciali. Vi aiuterebbe?
Plaudiamo questo intervento visto che le nostre scuole sono ancora in una situazione di limbo nel capire se arriva o no la tassa da pagare. Questo intervento darebbe maggior sollievo, non possiamo più andare avanti. Abbiamo plaudito anche ai 50 milioni stanziati dall’ultima finanziaria per la disabilità, che nel 2026 diventeranno 60 milioni. Siamo contenti perché le nostre scuole in questo periodo sono scelte da tante famiglie che hanno figli con situazioni di fragilità.
A fine marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge Pnrr con misure anche per contrastare i diplomifici. Sono un problema?
Tutte le misure possono aiutare, auspichiamo che siano applicate e che sia una vera lotta ai diplomifici, perché purtroppo molti sono riconosciuti come scuole paritarie. Chiediamo che ora si vada fino in fondo perché, se ancora oggi parliamo di lotta ai diplomifici, vuol dire che, nonostante i vari interventi, esistono ancora. Forse ci vuole un’azione più diffusa e avere regole chiare per riconoscere le vere scuole paritarie, magari accorgersi prima di concedere la parità se ci sono gli elementi utili per dare questo riconoscimento.
Qual è l’augurio che vi fate per il vostro anniversario?
Auspichiamo che un giorno in Italia si possa celebrare la giornata della libertà educativa che oggi ancora manca.