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Un nuovo macchinario per la cura ei tumori al Besta. Grazie a Mary Poppins

«Il nuovo bioreattore a perfusione è indispensabile per lo studio della genetica molecolare dei tumori cerebrali infantili e degli adulti e di terapie personalizzate, che si basano sulle caratteristiche molecolari del singolo paziente per trattare il suo tumore. Ci permette di regalare nuove speranze di cura a grandi e piccini», commenta la dottoressa Serena Pellegatta, responsabile della Struttura Semplice di Immunoterapia dei Tumori Cerebrali dell’istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, durante la serata di presentazione e consegna del nuovo macchinario, del costo di circa 18mila euro, acquistato con il ricavato degli spettacoli teatrali della compagnia “Besta on stage”, che riunisce sul palco in veste di attori i medici, i dipendenti e gli amici.  

«Il musical Mary Poppins in scena al Teatro Lirico Giorgio Gaber lo scorso 6 giugno è stato un successo. Adesso replicheremo al Teatro Cenacolo Francescano di Lecco il 24 novembre e probabilmente faremo le ultime due repliche una a Melzo e l’altra a Caronno Pertusella. Mary Poppins sta viaggiando tantissimo», commenta la neuro-oncologa Veronica Redaelli, membro fondatore della compagnia insieme al dottor Fabio Moda. «Questa serata per noi è magica perché abbiamo realizzato un obiettivo importante. Oltre a partecipare allo spettacolo fin dalla sua realizzazione, mi trovo coinvolta dalla dottoressa Pellegatta perché stiamo parlando del nostro reparto, del dottor Silvani e mio. Tutto quello che sarà lo sviluppo delle terapie coinvolgerà i nostri pazienti in primis, dalla fase della loro selezione e degli studi alla programmazione di progetti in condivisione con i bambini sia del nostro Istituto sia di importanti centri che studiano i tumori cerebrali infantili. Creare una rete di collaborazione sarà un lavoro delicato, sottile, ma fondamentale perché la letteratura ci dimostra che queste terapie efficaci negli adulti possono esserlo forse maggiormente nei più piccoli. Il nostro sogno è proprio quello di lavorare su di loro con dei buoni risultati».
Si tratta dei primi modelli di terapia personalizzata. «Il futuro dei tumori cerebrali lo immagino più roseo rispetto ad altre patologie del sistema nervoso centrale perché, secondo me, ci stiamo muovendo in una buona direzione. Rispetto ai tumori sistemici, i tumori cerebrali sono più difficili perché il cervello è protetto in senso difensivo contro i patogeni ma anche in senso terapeutico, ed è una macchina per tanti versi ancora oscura».

Il bioreattore servirà per comprendere la sensibilità o meno del paziente a una terapia specifica. Spiega Pellegatta: «Il sistema a perfusione permette alle cellule che costituiscono il frammento tumorale di rimanere vitali e di ricevere opportune terapie, che noi stiamo mettendo a punto, che potrebbero funzionare contro specifiche popolazioni cellulari. Grazie a tecnologie avanzate che ci permetteranno di caratterizzare ogni singola cellula della massa tumorale, riusciremo a capire se il tumore è sensibile oppure no a una determinata terapia che stiamo sperimentando, per dirottare eventualmente il paziente verso un’altra. Questo consente di evitare il cosiddetto “disconfort”, ossia promettere a un paziente una cura che non sarà efficace per lui. Medicina personalizzata significa questo. Come non esiste una taglia unica che vada bene a tutti».
Un nuovo panorama si è aperto.  « Negli ultimi anni si sta facendo sempre più ricorso a terapie target, che colpiscono determinati recettori, determinate molecole in modo da risparmiare il tessuto sano del malato e avere un’azione sull’origine della malattia. I tumori cerebrali, per fortuna, sono una malattia rara. Il più aggressivo, con percentuali di sopravvivenza bassissime, è il glioblastoma, che colpisce 3,5 persone ogni centomila all’anno. Lo sforzo è di andare oltre le terapie convenzionali, come radioterapia e chemioterapia, che manterranno la loro importanza, però è fondamentale trovare l’interruttore per poter spegnere la malattia. Con il trattamento tradizionale invasivo, il tumore mette in atto una serie di “escape”, per cui tende a difendersi, scappa», spiega Antonio Silvani, direttore del Dipartimento di Neuro-oncologia della Fondazione Besta.

«Siamo eccellenti nella ricerca e abbiamo un grandissimo cuore. Mi auguro che questa esperienza del Besta on stage si rafforzi sempre di più. Stiamo lavorando per trovare, oltre al CBDIN, sostenitori di altrettanto valore per nuovi progetti: da quelli per potenziare una nostra diagnostica di eccellenza a nuove terapie non chirurgiche, fino alla Città della Salute e della Ricerca, a Sesto San Giovanni, dove ci trasferiremo, nel giro di tre o quattro anni, insieme alI’Istituto Nazionale dei Tumori», racconta la professoressa Marta Marsilio, prima donna presidente di una IRCCS.

Terapie ma anche cuore, un connubio fondamentale per Beatrice Cordero di Montezemolo, presidente da quasi venticinque anni dell’Associazione CBDIN Odv, che opera in Istituto da quasi cento anni con l’obiettivo di sostenere l’acquisto di macchinari o materiale di laboratorio utile per lo studio dei tumori cerebrali che possono colpire adulti e bambini. «Ci occupiamo di tutto quello a cui l’ospedale non può arrivare: dal distribuire merende al pomeriggio ai bambini all’acquisto dei letti o al ridipingere le pareti, perfino alle borse di studio. E affittiamo tre appartamenti in un residence qui vicino, che sono sempre quasi tutti pieni, dove ospitiamo i genitori dei bambini malati. Abbiamo anche rifatto la corte interna attrezzandola con dei giochi in modo che fra una terapia e l’altra si possa sostare in un giardino. Cerchiamo di dare un volto umano all’ospedale», conclude.

CBDIN Odv, con le sue iniziative, non si ferma mai. L’11 settembre all’Europark Milano Idroscalo, a Segrate, dalle 14.30 alle 19, al costo di 25 euro, i bambini che lo vorranno potranno avere a disposizione tutte le giostre del parco e una ricca merenda, con attività di intrattenimento per i più piccoli. Il ricavato contribuirà a finanziare un dottorato triennale di ricerca.

 

Nella foto, il team medico-sanitario del Besta.





Dal sito Famiglia Cristiana

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