Repetita iuvant, almeno perché ci permettono di pensare. Abbiamo appena festeggiato il Natale e l’inizio di una nuova storia. Dio è venuto incontro all’uomo come un bambino, nel ventre di una donna, in una famiglia, e questo avvenimento ha cambiato tanto, per chi crede e per chi non crede: non a caso contiamo gli anni da quel giorno, più o meno esatta che sia la datazione di quelle stelle che si sono messe in riga, sul cielo di Israele.
La Chiesa ci accompagna con la successione liturgica a ricordare, a breve, la Sacra Famiglia e la Madre del Dio vivo, Maria, cui è dedicato l’anno nuovo. Una donna, una famiglia e un bambino cambiano la grande storia e la storia di ognuno di noi. Ma appellarsi a una tanto commovente e splendida realtà pare ingenuità infantile, e il cuore sempre più chiuso non vuol sentire parlare di bambini.
L’anno si sta concludendo con dati inquietanti, l’Istat ci racconta di un Paese vecchio, stanco, senza futuro. C’è un bambino ogni sei anziani in Italia e il trend è che il divario aumenterà. Peggio, secondo le ultime rilevazioni (del 2022), i dati sugli aborti: ce ne sarebbero stati in Italia 65.661, il 3,2% in più dell’anno precedente. Oltre 65 mila bambini non nati, altro che la strage di Erode. Mai così tanti negli ultimi vent’anni e sarà ancora peggio.
Ma è ben più grave questo risvolto dell’arida conta: tre ragazze su cento hanno interrotto una gravidanza. Cioè sono le più giovani a negarsi la maternità, il dono più bello per una donna, checché ne dica una distorta ideologia femminista. E hanno negato la vita a un figlio e un figlio a noi tutti, un pezzo di futuro.
Con le riserve a far famiglia hanno a che fare senz’altro fragilità psicologica, difficoltà economiche, mancato sostegno alle mamme da parte della società tutta (lo Stato ha molte colpe, ma se i bambini ci danno fastidio, sono un ingombro, un problema, nessuna riforma sarà sufficiente ad allargare mente e cuore). Ma perché rifiutare la vita a una creatura? Perché mancano case e lavoro? Non è una risposta sensata. Si può scegliere di dare un bimbo in affido, in adozione. Si può scegliere sempre di non fare il male, perché togliere la vita è male.
Cosa è successo alle coscienze per aver svilito la nostra responsabilità al punto di attribuire sempre ad altri le colpe del nostro, di male? So che entrando in un nuovo anno bisognerebbe distribuire parole di speranza, fiducia, serenità e pace. Ma c’è la guerra, troppo vicina, e la pace non esiste senza giustizia e verità. Dobbiamo cominciare noi a operare per la pace. Come dobbiamo far crescere la speranza nella giustizia e nella verità.
La denatalità non è un problema anzitutto sociale, politico, economico. È un problema di sguardo. Vorrei cominciare il nuovo anno guardando lo stupore nel sorriso di un bimbo. Vorrei che la coscienza premesse davanti alla propria pochezza, alla pochezza di un egoismo diffuso; vorrei chiedere in dono un cuore di carne, capace di commozione per l’uomo e quindi di slancio per ricominciare.
Un bambino per noi è nato, un figlio c’è stato donato. Diamo un figlio al domani.