Il Paese africano affronta da anni una difficile sfida umanitaria ospitando i rifugiati in fuga dal Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo. Ma dopo il taglio dei finanziamenti umanitari rischia il collasso. A lanciare l’allarme sono le agenzie delle Nazioni Unite
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
La crescente insicurezza nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo ha portato il numero dei rifugiati in Uganda a oltre 1,8 milioni. Da gennaio 2025 oltre 41mila congolesi hanno attraversato il confine per fuggire dai combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli dell’M23, che hanno lanciato un’offensiva in grande stile in tutta la regione del Kivu.
Uganda a rischio di instabilità
L’Uganda, il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati, sta assistendo a un forte aumento del numero di congolesi che attraversano il suo confine occidentale. A causa dei continui tagli ai finanziamenti per le emergenze umanitarie, questo significativo incremento di arrivi rischia di mettere a dura prova le capacità del Paese, che deve anche rispondere alle esigenze di oltre 70.000 rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra in Sudan che dura da ormai due anni.
Oltre 600mila rifugiati congolesi
Nelle ultime due settimane, ha attraversato il confine con l’Uganda una media di 600 persone ogni giorno. I nuovi arrivati, soprattutto donne e bambini, entrano in Uganda attraverso tre punti principali: Bunagana nel distretto di Kisoro, Butogota a Kanungu e Sebagoro a Kikuube. Molti di loro provengono dalle aree di Rutshuru, Masisi e Goma nella RD del Congo, dove hanno assistito a uccisioni, violenze sessuali e altre esperienze traumatiche durante la fuga. A Kikuube, quasi 4.000 rifugiati hanno attraversato il Lago Alberto per raggiungere l’Uganda in condizioni precarie, dopo aver viaggiato per ore su barche sovraffollate in condizioni meteorologiche difficili. Sono in aumento gli uomini che viaggiano separati dalle loro famiglie per evitare di essere reclutati con la forza dai gruppi armati.
Difficili condizioni sanitarie
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha recentemente lanciato l’allarme per le sempre più difficili condizioni sanitarie in cui si trovano i profughi e in particolare i bambini, che arrivano nei campi profughi in condizioni critiche a causa di malaria e malnutrizione. La grave carenza di acqua, latrine e strutture per lavarsi, in particolare nei centri di transito di Matanda e Nyakabande, sta mettendo le persone a rischio di malattie mortali. Anche i servizi sanitari sono sempre più sotto pressione e faticano a soddisfare le crescenti esigenze di molti che arrivano in cattive condizioni di salute.
Il sovraffollamento dei campi
I centri di transito e di accoglienza al confine sono stracolmi e con l’inizio della stagione delle piogge, fa sapere l’Unhcr – tutti gli spazi disponibili, comprese le cucine e le aree di registrazione, vengono utilizzati per ospitare i rifugiati. A causa della mancanza di risorse finanziarie sono state chiusi in tutto il Paese servizi vitali per i rifugiati. La costruzione di alloggi per persone con esigenze specifiche è stata interrotta e il taglio del 30% del carburante sta influenzando la logistica e la fornitura di servizi. La crisi dei finanziamenti sta avendo un impatto significativo anche sulla risposta umanitaria dell’Unhcr, costringendo l’agenzia a ridurre alcune attività di protezione standard, come l’assistenza legale per i rifugiati e gli spazi sicuri per i bambini.
Violenze sessuali diffuse
A lanciare l’allarme per il vuoto di finanziamenti dopo l’interruzione dei programmi per i servizi umanitari è anche l’Unicef che denuncia: 250.000 bambini non potranno usufruire dei servizi vitali per la violenza di genere e la protezione nei conflitti armati”. Secondo quanto riferito dal portavoce a Ginevra del Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite migliaia di bambini congolesi sono stati vittime di stupri e violenze sessuali. “Il tasso di violenza sessuale contro i bambini non è mai stato così alto. “Non si tratta di incidenti isolati, – riporta Unicef – ma di una crisi sistemica. Ci sono sopravvissuti anche in età infantile. È un’arma di guerra e una tattica deliberata di terrore che distrugge famiglie e comunità”.