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Ue, il parlamento frena sul piano di riarmo

La commissione Affari giuridici ha giudicato inappropriato l’uso dell’articolo 122 dei Trattati Ue. La palla ora passa alla presidente Metsola. L’ultimo accorato appello di Papa Francesco contro la corsa alle armi

Guglielmo Gallone – Città del Vaticano

Nella corsa al riarmo dell’Unione europea qualcosa si è inceppato. La commissione Affari giuridici del Parlamento europeo ha giudicato «inappropriato» l’uso dell’articolo 122 dei Trattati Ue per aggirare l’esame sullo strumento safe, uno dei pilastri economici del maxi piano Rearm Europe da 800 miliardi di euro promosso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’obiettivo è rispondere al disimpegno militare degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, accelerando sull’autonomia strategica europea. Ma i mezzi impiegati sollevano dubbi.

Le ragioni del voto

Approvato il 12 marzo con un voto solo consultivo, il progetto era passato con procedura d’urgenza, senza coinvolgimento pieno del Parlamento. Ora, il parere legale della Commissione JURI potrebbe riaprire tutto. Il voto, avvenuto a porte chiuse, è stato unanime. Secondo quanto trapelato, gli esperti giuridici del Parlamento hanno bocciato l’impianto della proposta, ritenendo che andrebbe divisa in due atti distinti con basi legali diverse: una parte riguardante l’architettura finanziaria, che potrebbe ricorrere all’art. 122, e una seconda parte – relativa alla politica industriale – da incardinare sull’articolo 173.3 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. SAFE, infatti, prevede prestiti per 150 miliardi di euro agli Stati membri per rilanciare l’industria della difesa, ma senza motivare adeguatamente l’esclusione di altri riferimenti normativi già utilizzati in passato, come nel caso dei programmi ASAP o EDIP. La palla passa ora alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che potrà decidere se rivolgersi alla Corte di Giustizia Ue. Un’ipotesi al momento non all’ordine del giorno, ma che potrebbe prendere corpo se anche la Conferenza dei capigruppo darà parere favorevole a un’azione legale. Fonti parlamentari sottolineano che si tratta, per ora, di una questione procedurale e non di merito, ma il segnale politico è forte: l’Europarlamento rivendica il suo ruolo in un progetto tanto ambizioso quanto delicato.

L’ultimo appello di Francesco contro il riarmo

La frenata parlamentare arriva nel mezzo di critiche dirette non solo al metodo, ma soprattutto al merito del piano. Forzare le regole per accelerare la militarizzazione dell’Europa: di fronte a questi obiettivi riecheggia, potente, il messaggio di Papa Francesco. Che, nella sua ultima benedizione Urbi et Orbi, alla vigilia della morte, aveva lanciato un ultimo, accorato appello contro la corsa agli armamenti e le crudeltà della guerra: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.



Dal sito Vatican News

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