Torna a crescere la tensione dopo le dichiarazioni del presidente Trump sul futuro della Striscia di Gaza e lo scambio di accuse tra palestinesi e israeliani sul rispetto degli accordi di tregua. L’appello del segretario dell’Onu: “evitare a tutti i costi la ripresa delle ostilità”
Marco Guerra – Città del Vaticano
Se Hamas non libererà tutti gli ostaggi israeliani entro sabato a mezzogiorno “si scatenerà l’inferno”, è l’avvertimento lanciato da Donald Trump lunedì sera. Il presidente degli Usa ha successivamente sottolineato di parlare per sé stesso e che la decisione finale spetta a Israele. Infine l’inquilino della Casa Bianca ha evocato una possibile sospensione degli aiuti a Giordania ed Egitto, se le autorità dei due Paesi rifiuteranno di accogliere i palestinesi della Striscia di Gaza.
Esercito israeliano in massima allerta
Poco prima delle dichiarazioni di Trump, Hamas aveva fatto sapere che “la porta resta aperta” per rispettare la scadenza di sabato prossimo per il nuovo scambio prigionieri ma Israele deve “adempiere ai propri obblighi”. La fazione palestinese accusa infatti le autorità israeliane, fra le altre cose, di impedire l’accesso agli aiuti umanitari e in particolare alle ruspe per la rimozione delle macerie. Per Israele la sospensione del rilascio è una “totale violazione” del cessate il fuoco. Intanto il ministro della Difesa Katz mette l’esercito in stato di “massima allerta” a Gaza e al confine.
Sale il timore tra le famiglie degli Ostaggi
Il premier Netanyahu ha convocato i vertici della Difesa e tra le famiglie degli ostaggi torna la paura, il forum che le rappresenta ha contattato i Paesi mediatori per chiedere di salvare l’intensa. Le parti hanno effettuato cinque scambi da quando il cessate il fuoco è entrato in vigore il mese scorso, liberando 21 ostaggi e oltre 730 detenuti palestinesi.