Un volto tesissimo, corrucciato, che l’applauso del pubblico chiamato come suo costume non distende: le vicende degli ultimi giorni, la febbre, il dolore al rene, hanno appesantito l’esplosività proverbiale di Gimbo Tamberi e atterrato, o almeno abbassato non poco, il suo morale: è un Tamberi che fa evidentemente fatica, che salta sentendosi i sassi in tasca, ed è difficile capire quanto pesi il fisico, quanto il morale, quanto quel groviglio di entrambi che è ogni essere umano: prima del primo salto è difficile capire se sia il disagio fisico ad annebbiare la mente e se la prodigiosa testa agonistica di Tamberi possa, nel caso, sopperire e dargli, anche in una situazione così, la capacità di fargli tirare fuori dalle viscere della terra anche le risorse che sembrano non esserci. Il corpo che tradisce e non risponde come avrebbe potuto senza intoppi e come stava facendo fino alla magica notte dell’Europeo di Roma è una cosa difficile da gestire, un’altra tegola dopo tante. L’ora mattutina non è buona, la pedana chissà, e nessuno brilla.
Il primo salto a 2.20 va bene alla prima, ma è evidentemente un salto imballato, la faccia di Gimbo è pessimista, il corpo non si fida di sé stesso e si vede, Tamberi è un libro aperto, tutte le nuvole che passano dentro di lui si vedono come fosse trasparente. Del resto è nel suo stile mostrare le emozioni, lo fa naturalmente. A 2.24 Gimbo chiede l’aiuto del pubblico, la faccia è più determinata, ma la ruga verticale alla radice del naso è lì e non c’è verso di spianarla. L’asticella balla, a lungo, Tamberi la guarda restare su, la faccia del campione torna scura: è il primo a sapere che sfiorare a una misura inferiore di 13 cm rispetto alla miglior prestazione stagionale mondiale, il 2,37 di poche settimane fa, non rassicura.
Eppure Tamberi riesce a non pensare solo a sé stesso: trova il gesto gentile di consolare il vicecampione del mondo eliminato, ma la nube non passa. Senza errori a 2024 sono solo in 5, ad aver superato la misura solo in 14, la qualificazione arriva ai 12. È comunque vicina. A 2.27 Gimbo salta urtando con le spalle, le energie sono poche e si vede, il ragazzo che rimbalza come una molla, oggi nelle scarpe non le ha, alla seconda prova ancora meno, la stanchezza che non può non esserci si fa sentire, Tamberi resta giù bocconi sui sacconi. Lo aveva detto: «Sarà durissima» e lo è stata. Ma anche Barshim fa fatica, al punto in cui la rincorsa piega in curva un crampo o qualcosa d’altro pizzica il polpaccio, si ferma non può fare diversamente. Tamberi è il primo ad accorrere. Lo aiuta, sono amici, fratelli, campioni olimpici ex aequo a Tokyo, sembra che i gemelli diverso sentano all’unisono. È solo un crampo Al secondo tentativo Barshim però Barshim passai i 2,27. Tamberi alla terza prova gli si arrende, ma è un po’ meno peggio delle prime due. Ora non resta che aspettare. Basta che due non saltino e la qualificazione c’è. E, in effetti arriva quasi subito.
L’inizio della sua nuova avventura olimpica, tanto, forse troppo, sognata, non è come Gimbo l’aveva immaginata nei suoi sogni migliori, ma non è neppure l’eliminazione che aveva temuto nei suoi peggiori incubi. Gian Marco ha il cappuccio in testa e una faccia che sembra dipinta da El Greco, per la magrezza e per il tormento interiore, ma intanto è in finale. Missione compiuta. Sabato in finale si azzera tutto. Sabato è un altro giorno.
E Gian Marco Tamberi per la volontà di esserci che ha dimostrato merita di provare a giocarsela a un altro livello in un giorno nuovo. Non ha più niente da dimostrare al mondo, e tutto quello che verrà sarà in più. Ma, se un po’ lo conosciamo, sappiamo che non si accontenterà per questo e che manterrà la sua promessa di dare tutto quello che ha, e forse pure quello che non sa di avere. Forza Gimbo. Il tempo non è molto, ma potrebbe bastare ad asciugare le ali. La finale è sempre un’altra cosa. E Gimbo Tamberi quando c’è in palio qualcosa che luccica è sempre un altro uomo.
Per il resto è il solito Tamberi, il ragazzo perbene che, ai microfoni Rai, i primi che passano da giorni, dice “grazie” (a chi lo ha sostenuto) e “scusa” (ai compagni per non aver potuto partecipare all’incontro di squadra) e complimeti (a Furlani per il suo bronzo da campione ragazzino)- Si capisce che è stanco. Ma si capisce che c’è. E sabato non chiederà “permesso”.