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State alla larga dall’omelia di Francesco dopo le dimissioni dal Gemelli: è una bufala

«I muri degli ospedali hanno ascoltato preghiere più sincere delle chiese…». Comincia così un testo molto diffuso in rete, attribuito – a torto – a papa Francesco. Un’autentica bufala, creata da qualche buontempone che utilizza il nome di Francesco per dare forza e autorevolezza in Rete a un’accozzaglia dipensieri lacrimosi e superficiali. Un brano emozionale, dallo stile semplice e consolatorio, che punta al cuore evocando scene di umanità condivisa nei reparti ospedalieri: il medico gay che salva l’omofobo, il poliziotto e il prigioniero curati nella stessa stanza, l’ebreo che assiste un razzista. Il finale è un’esortazione all’amore, al perdono, all’essenzialità della vita. Nulla di sbagliato, apparentemente, per carità. Peccato che non sia opera del Pontefice, nonostante venga rilanciata da mesi con la sua firma e persino accompagnata da emoji religiose e cuoricini. Francesco è un’altra cosa. Ma la cosa paradossale è che viene rilanciata – oltre che da false confraternite –  persino da fedeli autentici e persino da qualche parrocchia ingenua che ci casca.

Si tratta di un testo apocrifo, più volte smascherato, che gira almeno dal 2023 in diverse versioni, in lingue diverse, con minime varianti ma sempre con la stessa pretesa: far credere che sia stato scritto da papa Bergoglio. Non è così. Non compare in alcuna omelia, discorso o documento ufficiale. E soprattutto, non riflette la profondità, la complessità e il rigore del pensiero di Francesco, che affonda le radici nel Vangelo, nella teologia cristiana, nella dottrina sociale della Chiesa e nei Padri della Chiesa.

È il rischio – anzi, il paradosso – della comunicazione virale: più un messaggio è semplice e rassicurante, più si diffonde, anche se è falso. Accade oggi come accadeva nel Medioevo, quando i testi apocrifi circolavano in forma orale o manoscritta, attribuiti a santi e dottori della Chiesa per dargli un’autorità che non avevano, trasmessi in forma orale da finti predicatori, cerretani, vagabondi e quant’altro. Si trattava allora di leggende edificanti, di parabole popolari, a volte ingenue, a volte ingannevoli. Oggi la Rete fa lo stesso, trasformando un testo di sapore umanitario, modesto e generico, in una presunta riflessione papale, sminuendo però la forza del vero messaggio cristiano.

Papa Francesco non si limita a dire “ama di più” o “non giudicare”: il suo magistero parla di giustizia sociale, di accoglienza, di denuncia della cultura dello scarto, di critica ai meccanismi economici che generano esclusione. Il suo pensiero è urticante, esigente, radicato in una spiritualità solida e spesso controcorrente, temprata dall’esperienza di pastore della Chiesa e da decenni di studi gesuitici. Confonderlo con un collage di buoni sentimenti è un’operazione pericolosa, che banalizza la fede e svuota di senso il suo messaggio profetico.

Attenzione, dunque: dietro la tenerezza virale si nasconde una falsa leggenda, come quelle che nel Medioevo creavano santi apocrifi e miracoli mai avvenuti. E forse oggi, come allora, abbiamo bisogno di verità più che di favole.





Dal sito Famiglia Cristiana

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