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Soul, l’edizione 2025 con al centro “la fiducia”


Dal prossimo 19 marzo, per cinque giorni consecutivi, la città di Milano ospiterà la seconda edizione del festival di spiritualità promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Arcidiocesi di Milano. Il co-curatore Aurelio Mottola: “La spiritualità è una dimensione essenziale della vita umana che aiuta a coglierne il significato”

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

“L’umano che è comune” è alla base della riflessione proposta da SOUL, il festival di spiritualità della città di Milano che offre i suoi luoghi più significativi, dal centro alla periferia, per ospitare performance artistiche, lezioni, dialoghi, spettacoli, pratiche meditative, laboratori esperienziali, e attività per le scuole. Mettendo in dialogo realtà culturali e religiose diverse, dalla filosofia alla teologia, dalla scienza alla psicoanalisi, fino alle arti visive ed il teatro, Soul risponde al desiderio di senso che abita ogni essere umano. Un palinsesto di 60 eventi a cui il pubblico potrà partecipare come le cene monastiche al Refettorio Ambrosiano, la meditazione all’alba sulle Terrazze del Duomo, gli esercizi spirituali sulle merlate del Castello Sforzesco, un ciclo di incontri dedicato ai Maestri di fiducia nella Sagrestia di Santa Maria delle Grazie. La giornata del 22 marzo sarà dedicata ad una novità: SOUL Young, una rassegna curata da ragazzi e ragazze sotto i 30 anni, che culminerà con una serata per esplorare la fiducia attraverso la stand-up comedy.

Il tema della Fiducia

“La Fiducia, la trama del Noi” è il titolo scelto per l’edizione 2025 di Soul. Aurelio Mottola, co-curatore ed ideatore del festival, spiega ai media vaticani il perché di questa scelta, sottolineando che: “Della fiducia, ne abbiamo bisogno come l’ossigeno”. La figura che domina la nostra società, secondo l’ideatore di SOUL, è quella della persona sfiduciata, che non ha energia e si è rassegnata, mancando di una proiezione verso il futuro. “Il contributo del festival, spiega l’intervistato, è quello di rispondere all’assenza di fiducia, tentando di trovare una via per avere la forza di uscire da questa dimensione”. L’aspetto relazionale non può essere escluso da una riflessione sulla fiducia, per questo il sottotitolo scelto per il festival recita “La Trama del Noi”. La fiducia, spiega Mottola, “è un discorso aperto che si costruisce tra diversi soggetti”. Il nostro tempo è costellato dalle infinite solitudini di persone che vivono nella sfiducia, Soul vuole rispondere alla sofferenza generata dalla solitudine aprendo all’altro. “Un’immagine che sinteticamente riassume il senso della fiducia e dell’affidarsi, e che verrà analizzata nel corso del festival, spiega Aurelio Mottola, è quella di Gesù, nell’Ultima Cena”. Nel celeberrimo dipinto parietale di Leonardo da Vinci, Gesù è rappresentato a braccia aperte, in segno di accoglienza.”Nel suo ultimo momento di intimità con i suoi, il Signore “ si espone fiduciosamente a tavola” riferisce il curatore si Soul.

Ascolta l’intervista ad Aurelio Mottola

L’evento di apertura

Il 19 marzo, il primo momento forte di riflessione, sarà l’incontro con David Grossman. Lo scrittore israeliano, considerato uno principali romanzieri del suo tempo parlerà, racconta Mottola, della “ fiducia fragile”. Si è voluto dunque iniziare con la testimonianza di un grande scrittore che vive in una realtà dove la fiducia, quella tra il popolo israeliano e quello palestinese, sembra impossibile, dove la “trama umana risulta compromessa”. A seguire verrà rappresentata la versione teatrale del romanzo “La strada” di Cormac Mac Carthy, ad opera di Luigi Lo Cascio. Il romanzo testimonia secondo l’intervistato, come sia possibile coltivare la speranza nel rapporto tra un padre ed un figlio, nonostante lo sfondo del racconto sia una realtà post-atomica, completamente annientata.

Perché un festival di spiritualità

La spiritualità e la ricerca di senso, sono alla base della vita umana, questo è il motivo per cui nasce Soul. Aurelio Mottola, è convinto che non si possa vivere una vita piena senza coltivare questa dimensione. In una società come la nostra, conclude l’intervistato, dove il tempo è denso e convulso la spiritualità deve avere uno spazio. “E’ una prospettiva che volgiamo coltivare con altre tradizioni anche laiche ed altre rispetto a quella cattolica, in sintonia con la trama del noi a cui afferisce il festival.

 

 



Dal sito Vatican News

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