Gentile dottore. Uno dei temi più discussi con le mamme delle amiche di mia figlia (9 anni) è se lasciarle o meno a casa da sole. Io dico fermamente di no. Prima di tutto perché è un reato perseguibile, poi perché se si spaventa non sa che fare e poi perché non vedo il bisogno di correre avanti su tutto. Sono troppo chioccia?
ANTONIA
– Cara Antonia, il tema che sollevi interroga la responsabilità dell’adulto e contiene molte sfide educative. La legge italiana (articolo 591 del C.P.) prevede che i figli minorenni, sotto i 14 anni compiuti, non possono mai essere lasciati soli a badare a sé stessi, nemmeno per un tempo breve. Quindi noi adulti dovremmo essere sempre presenti quando si trovano in casa.
Un preadolescente ha un livello di autonomia e di capacità di gestirsi nel tempo libero tale da renderlo capace di stare in casa da solo per un po’ di ore. Allo stesso tempo, però, se accadesse qualcosa che mette a rischio il suo benessere potrebbe essere avviata un’indagine contro i genitori, passibili del reato di “abbandono di persone minori e incapaci”.
Questo frangente oggi si verifica con una certa rilevanza soprattutto nei casi in cui i due genitori sono separati e hanno stili differenti nella gestione del tempo con i loro figli. In tali casi, un genitore potrebbe essere molto attento e protettivo e non lasciare mai un figlio solo in casa, mentre l’altro potrebbe invece essere meno rigoroso.
Ci sono procedimenti legali in corso in cui il genitore più protettivo chiama a giudizio l’altro genitore ritenuto responsabile di lasciare il figlio solo in casa, condizione che viene addotta come motivo di inadempienza al proprio dovere genitoriale, eventualmente chiedendo anche una revisione delle condizioni di affidamento del figlio stesso.
Come vedi il tema è complesso perché sotto il profilo giuridico non si ha un margine di autodeterminazione educativa. Ovvero anche il genitore che ritiene il proprio figlio in grado di stare da solo a casa deve però ricredersi sulla propria convinzione in base a quanto affermato dalla legge.
Resta il dato di fatto che in preadolescenza i nostri figli hanno una sufficiente competenza che li rende capaci di gestire passaggi della propria quotidianità in autonomia e senza la supervisione costante degli adulti. In particolare, penso che queste indicazioni di legge, se applicate alle uscite nel mondo dei preadolescenti diventino estremamente limitanti la loro possibilità di vivere e coinvolgersi nelle relazioni tra pari.
Che senso può avere andare al parco o all’oratorio per incontrare gli amici dovendo sempre chiedere a un genitore di essere accompagnato o presente lungo il tragitto o nel luogo raggiunto?