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Siria, violenti scontri fra forze governative e leali pro al-Assad


Sono state almeno 70 le vittime di un sanguinoso agguato di gruppi armati legati al disciolto regime contro i miliziani al potere dall’8 dicembre scorso. Media siriani e libanesi chiamano in causa Russia e Iran come mandanti dell’attacco, messo in atto nella regione di Latakia

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Un’aggressione violenta da parte di combattenti ‘leali’ al deposto presidente al-Assad ha insanguinato la regione di Latakia, principale porto della Siria. Obiettivo dell’agguato sono state le pattuglie della direzione della Sicurezza generale, la sigla governativa che raggruppa i miliziani sunniti al potere dallo scorso 8 dicembre sotto la guida del suo leader Ahmed al-Sharaa. Almeno 70 le persone uccise, secondo l’Osservatorio per i diritti umani che descrive questi ultimi scontri come i più violenti contro le nuove autorità dalla caduta di al-Assad.

I sospetti su Iran e Russia

Alcune testate siriane e libanesi chiamano in causa Iran e Russia come “mandanti” dell’agguato e un sedicente “Consiglio militare per la liberazione della Siria” ha diffuso il suo primo comunicato annunciando la volontà di combattere “l’attuale regime estremista e terrorista”. Dalla vicina Idlib sono, intanto, arrivati rinforzi militari, mentre dalle moschee della città, altri leader religiosi sunniti hanno mandato avvertimenti alla “mobilitazione generale” a sostegno del governo. Di contro, in serata, dopo la diffusione delle notizie di sangue, alcuni leader religiosi alawiti hanno invocato “manifestazioni di massa” anti-governative nelle regioni di Tartus e Latakia.

Le controverse politiche del governo

La giornata di ieri aveva già visto un’escalation di violenza con rastrellamenti casa per casa, perquisizioni e colpi di artiglieria da parte delle forze governative, contro “roccaforti di fedeli al deposto regime” nell’entroterra di Jabla. Ma la tensione nella regione costiera, e nella vicina città di Homs, era da settimane esplosa in modo intenso, anche per la drammatica situazione economica della popolazione, aggravata, secondo fonti locali, dallo scioglimento dell’esercito del passato governo, che ha lasciato senza lavoro centinaia di migliaia di soldati, parte dei quali provenienti dalle regioni costiere. Licenziamenti che si sono aggiunti a quelli operati, dall’attuale governo, sul fronte delle istituzioni pubbliche con migliaia di impiegati mandati a casa.  



Dal sito Vatican News

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