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Siria, monsignor Audo: una Pasqua di rinascita e unità


Il vescovo caldeo parla delle comunità cristiane che da Damasco ad Aleppo si preparano a celebrare insieme la solennità della Risurrezione, in un momento storico carico di attese: i fedeli hanno partecipato ai riti della Settimana Santa in un clima di serenità che ispira fiducia nel futuro, anche se tra mille difficoltà

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

E’ una Pasqua estremamente simbolica quella che le comunità cristiane della Siria si apprestano a festeggiare. Tutto, nella storia recente del Paese, si è rispecchiato nei riti della Settimana Santa e, in particolare, nelle celebrazioni del Triduo pasquale. Parlare, infatti, di Resurrezione nella Siria di oggi significa travalicare il ristretto ambito della minoranza religiosa per lanciare, invece, un forte messaggio di speranza a tutta la popolazione siriana.

Uniti nella Pasqua

“La domenica delle Palme ha visto una grande partecipazione di tutti i cristiani del Paese, le Chiese erano gremite e questo ha generato un clima di fiducia contagioso in tutte le nostre comunità”. Monsignor Antoine Aoudo, vescovo caldeo di Aleppo e di tutta la Siria, spiega come tutto il periodo quaresimale abbia contribuito a sottolineare la ricchezza del cristianesimo all’interno del paese: “Quest’anno si realizza la felice occasione di una Pasqua che viene celebrata in maniera unitaria dalla cristianità. E qui in Siria abbiamo tutte le tradizioni: quella bizantina cattolica e ortodossa, la tradizione siriaca delle due comunità e la tradizione armena. Poi abbiamo i maroniti, abbiamo i caldei e la Chiesa di rito latino, oltre alle due comunità protestanti, una araba e l’altra armena”.


Domenica delle Palme ad Aleppo

Solidarietà cristiana da Aleppo a Damasco

Le comunità cristiane della Siria sono frammentate e sparse su un territorio molto vasto, oltre ad essersi fortemente ridotte in termini numerici, attestandosi nel loro complesso intorno ai 500mila fedeli. “In questo momento di così grande incertezza per il paese, potersi sentire uniti alimenta il senso di speranza per il futuro.” spiega suor Karol Tahhan, che è la direttrice dell’ospedale italiano di Damasco. “La porta del nostro ospedale è aperta a tutti. – spiega suor Karol – Serviamo, testimoniando la Chiesa solidale e vicina alla gente, perché noi non siamo una realtà isolata. I cristiani della Siria sono parte integrante della società e danno ogni giorno il proprio contributo alla costruzione di un futuro migliore”.

Speranza di rinascita

“Sì questo è sicuro – ribadisce monsignor Aoudo – perché è un momento di cambiamento, non si sa che cosa succederà, ma quando c’è la fiducia, c’è la buona volontà, c’è qualcosa che aiuta ad andare avanti e non essere chiusi nella paura, nell’esitazione. E questo è molto importante per noi”. Le sofferenze della Siria sono incarnate nella vita quotidiana di ogni cittadino siriano, sia che si trovi all’interno dei confini nazionali, sia che abbia trovato riparo all’estero. Non esiste famiglia che non sia stata ferita o disgregata dalla guerra durata oltre 15 anni, non esiste siriano che non porti sul corpo o nell’anima i segni della paura e della violenza. “La speranza è che tutto cambi e tutto porti verso la pace, verso la serenità. – dice suor Karol, che vive a stretto contatto con le sofferenze della malattia e della povertà – Noi oggi viviamo giorno per giorno guardando Dio e pensando al futuro, però sappiamo che stiamo vivendo il giorno in pienezza.”

Un momento della celebrazione della Domenica delle Palme ad Aleppo

Un momento della celebrazione della Domenica delle Palme ad Aleppo

Il desiderio di guardare avanti

Nonostante le promesse internazionali e l’alleggerimento delle misure di embargo in alcuni ambiti commerciali ed economici, di fatto quasi inesistenti, la situazione della Siria continua a rimanere critica. Da ormai più di quattro mesi l’energia elettrica viene erogata solo per un paio di ore al giorno e beni fondamentali anche per il settore sanitario scarseggiano. “La povertà è in continuo aumento – nota la direttrice dell’ospedale italiano – e noi ci arrangiamo con quello che abbiamo a disposizione. Speriamo che questa Pasqua possa essere di speranza per tutti, perché i siriani sono stanchi e hanno bisogno di pace e di serenità”.

 



Dal sito Vatican News

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