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Servirà il bullismo di Trump ad assicurare la pace?

di Lorenzo Rossi

Donald Trump torna a colpire sul dossier ucraino. In un post pubblicato su Truth Social, il presidente Usa ha definito Volodymyr Zelensky un “dittatore senza elezioni”, rilanciando una delle critiche che da mesi circolano tra le frange più scettiche del Partito Repubblicano. Trump non ha mai nascosto il suo scetticismo nei confronti del sostegno militare ed economico a Kiev. Ma dietro le sue parole c’è più di un semplice slogan da campagna elettorale: c’è la visione di un’America meno coinvolta negli equilibri geopolitici europei e più concentrata su se stessa e sull’asse del Pacifico.

L’asse Ottawa-Berlino: la difesa di Kiev e le critiche a Putin

L’attacco di Trump ha avuto immediate ripercussioni a livello internazionale. Il premier canadese Justin Trudeau ha ribadito che non possono esserci negoziati senza la presenza dell’Ucraina, commentando i colloqui segreti tra funzionari russi e americani in Arabia Saudita. Trudeau si conferma un alleato inflessibile di Zelensky, in netto contrasto con la narrativa trumpiana.

In Europa, Berlino ha adottato una linea dura contro Mosca. La ministra degli Esteri tedesca ha risposto indirettamente a Trump, affermando che la responsabilità della guerra in Ucraina è “solo di Vladimir Putin”. Il messaggio è chiaro: l’Unione europea non intende farsi trascinare in una revisione della storia utile solo alla propaganda elettorale di Trump.

La nuova offensiva russa e il dilemma occidentale

Intanto, mentre i leader occidentali si interrogano sul futuro dell’Ucraina, Putin continua a premere sul terreno. Il Cremlino ha annunciato che le forze russe hanno attraversato il confine nella regione di Kursk, un fatto che, se confermato, rappresenterebbe una svolta significativa nel conflitto. Kiev, però, ha subito smentito la notizia. Secondo il governo ucraino, un gruppo di sabotatori russi avrebbe tentato di infiltrarsi nel Paese, ma sarebbe stato “annientato”. L’incursione, vera o presunta, rientra nella strategia russa di testare le difese ucraine e mantenere alta la pressione su Zelensky.

Putin e l’ombra di un’intesa con Washington

In questo contesto, Putin ha affermato che la Russia ha bisogno di rafforzare la fiducia con gli Stati Uniti per risolvere la crisi ucraina. Martedì, diplomatici russi e americani hanno tenuto colloqui a Riad, un evento che ha sollevato più di un interrogativo in Europa. Zelensky ha subito criticato la mossa americana, sostenendo che Washington ha dato a Putin “un’opportunità per uscire dall’isolamento internazionale”. Un’affermazione che, se letta nel contesto delle parole di Trump, mostra la crescente distanza tra Kiev e un pezzo dell’establishment americano.

Zelensky risponde a Trump: “L’Ucraina non è in vendita”

Al centro della polemica tra Trump e Zelensky c’è anche la questione economica. Secondo indiscrezioni, Washington avrebbe chiesto a Kiev di concedere l’accesso al 50% delle sue risorse minerarie strategiche in cambio di ulteriori aiuti. Zelensky ha rispedito al mittente l’offerta, dichiarando: “Io difendo l’Ucraina, non posso vendere il nostro Paese. È tutto”. La posizione di Zelensky riflette la crescente sfiducia nei confronti dell’Occidente. L’Ucraina sa di aver bisogno dell’appoggio americano per sopravvivere, ma teme di diventare una pedina in un gioco più grande, dove le logiche elettorali e gli interessi economici di Washington prevalgono sul principio della sovranità nazionale.

Macron e la strategia europea: escludere truppe al fronte, ma restare coinvolti

A Parigi, Macron ha escluso l’invio di truppe combattenti in Ucraina, ma ha lasciato aperta la porta alla presenza di esperti militari e missioni di peacekeeping sotto mandato ONU. Un messaggio rivolto agli Stati Uniti: l’Europa non intende restare a guardare, ma neppure farsi trascinare in un’escalation diretta con Mosca.

L’UE rilancia le sanzioni e mette in guardia Washington

Gli ambasciatori dei 27 Paesi UE hanno approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che include il divieto di importazione dell’alluminio russo e nuove restrizioni sul petrolio. Ma il vero segnale arriva da Bruxelles: la diplomazia europea ha avvertito gli Stati Uniti di “non cadere nei tranelli russi”, riferendosi ai negoziati di Riad. La capo della diplomazia UE, Kaja Kallas, ha dichiarato: “Mosca cercherà di dividerci. Non lasciamoci ingannare”. L’Europa teme che un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca possa cambiare radicalmente gli equilibri del conflitto, lasciando Kiev più vulnerabile.

Trump e Putin: un incontro entro febbraio?

In un’ultima nota che fa discutere, Trump ha dichiarato che potrebbe incontrare Putin entro la fine di febbraio. Non è chiaro quale sarebbe il contenuto di un simile vertice, ma il messaggio politico è evidente: Trump vuole presentarsi come l’uomo capace di negoziare una pace, a qualsiasi costo. Un’idea che spaventa Kiev e mette in allerta l’Europa.

nella foto, Zelensky, Macron e Trump all’inaugurazione di Notre Dame de Paris, il 7 dicembre scorso.

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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