Don Riccardo Mensuali, 58 anni
Depresso, pavido, violento, prevaricatore: come siamo arrivati a definire così l’uomo e perché nell’immaginario contemporaneo il maschile ha assunto tratti tanto estremi e disparati? Ne parliamo con don Riccardo Mensuali, 58 anni, membro della Pontificia Accademia per la Vita e autore del libro Pieno di grazia. La sfida per il maschio del nostro tempo (San Paolo).
Quale idea di maschile abita la società contemporanea?
«Nei decenni passati il discorso pubblico si è focalizzato sulla donna mentre all’uomo, di cui pure si sarebbe dovuto ripensare il ruolo, è stato solo chiesto di farsi da parte. Oggi viviamo in tempi di eccessiva fluidità identitaria e a farne le spese è anche il modello maschile».

Quali conseguenze ha avuto il “mettere da parte” l’uomo?
«Si è creato un vuoto di riflessione che ha portato all’attuale assenza di un modello. Ma, a furia di limare, anche una statua cade su se stessa».
Oltre all’uomo in sé, è andata in crisi anche la figura paterna. Oggi a cosa servono i padri?
«La paternità non è né patriarcato né paternalismo, abbiamo bisogno di educazione e formazione. Serve l’essere paterno del maschio, servono padri consapevoli del proprio ruolo all’interno della famiglia. Un tempo gli uomini si esimevano dall’educazione dei figli, mentre ora attraversiamo una stagione nuova, in cui le cure parentali hanno quattro mani e due cuori: tanti giovani vogliono imparare a fare i padri fin da subito, trasmettendo serenità e sorrisi. Per l’uomo la paternità è un tratto caratterizzante, da costruire e da coltivare, anche perché si è padri in tutte le età della vita».
Ha ancora senso parlare di virilità?
«La parola rischia di rimanere vecchia, svilita, offensiva… la radice è vir, in latino uomo, e molti la legano a vis, forza. Occorre però conciliare la capacità di essere solidi e stabili alla forza dell’affidabilità, pensare all’uomo come a un individuo che ha la forza di educare e di essere maestro, di cui ci si può fidare».
Quali sono le tentazioni del maschile oggi?
«Innanzitutto mi vien da dire che l’uso della violenza è ridicolo, oltre che pericoloso. Poi penso alla fretta, all’impazienza, al voler “arrivare subito”, forse anche dato dalle caratteristiche sessuali. Ancora, il guardare a sé come a un maggiorato di muscoli esteriori, rischiando di trascurare il muscolo interiore, il cuore».
L’uomo contemporaneo può essere “pieno di grazia”?
«Certamente. Il pieno di grazia sa conciliare virilità e gentilezza. Come dicevo, garbo, attenzioni e cura non sono in contrapposizione con la capacità di essere leader. La vera potenza fa a meno della prepotenza, della forza fisica, della violenza certamente. In questo aiuta lo spirito cristiano: Dio è capace di condividere la sua potenza, mettendola al servizio».
Qual è il ruolo delle donne nella costruzione del maschile?
«Il Papa dice che nel matrimonio il ruolo della moglie è fare del marito un uomo più uomo, più al servizio della vita. Dall’altra parte, anche il cammino della donna verso la propria libertà coinvolge l’uomo: l’emancipazione non deve diventare solitudine».
Quale figura biblica può più ispirare i maschi di oggi?
«Giovanni Battista, un grande lavoratore che ha la forza di indicare la costruzione della strada – “appianate nella steppa la strada del nostro Dio” – ma è anche capace di fare un passo indietro – “Egli deve crescere e io invece diminuire”. È un maschio nuovo, che non pensa di poter fare tutto da solo».