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Se l’informazione è sotto scacco, è a rischio anche la democrazia

Capisco che Mark Zuckerberg, che resta tra gli uomini più ricchi del mondo, si senta in dovere di allinearsi al nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. Business is business resta un imperativo. L’Unione Europea non sembra troppo preoccupata, per ora. Anzi, ha accusato Meta, di proprietà del magnate Usa, di aver “oscurato” alcuni post di natura politica. Ma in un mondo della comunicazione globalizzato, fidarsi di rimanere chiusi, sicuri e garantiti, seppure nella bolla europea, non è prudente. Per quanto tempo sarà ancora possibile?

Facciamo un passo indietro. Neanche dieci anni fa Meta, che tra l’altro possiede Facebook e Instagram, aveva introdotto un programma di fact checking (verifica delle notizie) per evitare la diffusione di notizie false, offensive e soprattutto guidate per interessi politici o di parte. Un programma che si avvaleva di giornalisti e agenzie indipendenti. Oggi Zuckerberg fa marcia indietro, permettendo quindi a chiunque utilizzi i suoi social di aggiungere nei commenti informazioni di qualsiasi tipo, anche mendaci. Apparentemente per rendere più libera la rete ed evitare sospetti di censura. Di fatto per compiacere la nuova presidenza trumpiana, che si è sempre mostrata ostile nei confronti del politically correct. Un’ossessione dilagante, spesso esagerata, che ha toccato eccessi al limite dell’assurdo, fino a cancellare la storia, i protagonisti della cultura, a voler trasformare il linguaggio.

Ma per correggere una devianza, non si lascia la presunta libertà a chiunque di diffamare, insultare, confondere, seminare propaganda che non ha la libertà come valore primario. L’intervento di Zuckerberg è quindi sospetto e sembra esplicito l’intento di sostenere la nuova governance, che ha pure gratificato con nomine gradite e generose donazioni. Free Speech (libertà di parola) pare una bella espressione. Invece il fact checking con regole precise e fonti chiare, verificabili, è il solo strumento che ci rimane per distinguere il grano dal loglio e fare piazza pulita di troppe false notizie, di troppo odio che intasa la rete e scredita il lavoro di chi ancora crede in un’informazione corretta. Purtroppo, in una crisi forse irreversibile della carta stampata, restano gli smartphone per conoscere, capire, approfondire i fatti.

Nella fretta, scrollando i titoli e al più i sommari, come ci si può difendere dalle mezze o finte verità sbandierate per stupidità, follia, o a bella posta per scopi poco nobili? In Romania libere elezioni sono state invalidate – non era mai successo – proprio per le intromissioni mirate di hacker al soldo di Putin. L’informazione è il sale della democrazia e la democrazia ha bisogno di verità. Il 24 gennaio si ricorda la figura di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e di chi lavora nel mondo della comunicazione. Vescovo vissuto nel Seicento, fu uomo di studi e di grande fede, di cui divenne apostolo e testimone, inventando di fatto la stampa cattolica con i “manifesti” da affiggere o volantinare per raggiungere il maggior numero di persone. Erano tempi di eresie e lui cercava di diffondere la verità, che resta un compito, una vocazione per ciascuno di noi.





Dal sito Famiglia Cristiana

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