Cara prof, ho letto che il ministro ha proposto la reintroduzione del latino alle scuole medie. Una lingua importante per la nostra cultura, ma mi chiedo se sia la scelta migliore per alzare il livello dei nostri studenti.
CARLA
Cara Carla, come te, ho letto del lavoro svolto dalla commissione voluta dal ministro Valditara per riformare le indicazioni nazionali, ovvero i programmi delle scuole elementari e medie.
Aspetto con ansia e cautela il decreto, che dovrebbe essere emanato a marzo, per potermi sbilanciare in un giudizio.
Partendo dalla tua domanda, per quanto sia innegabile che lo studio del latino possa offrire benefici, come affinare il pensiero logico, migliorare la padronanza dell’italiano e stimolare la comprensione delle radici culturali della nostra civiltà, non credo che possa rispondere alle esigenze immediate di molti studenti.
Anche perché, da quanto si legge, la scelta sarà opzionale e temo che non saranno i ragazzi più fragili ad avvalersene. Gli studenti che già incontrano difficoltà nello studio delle materie fondamentali, gli alunni di nuova immigrazione e quelli più a rischio dispersione avrebbero bisogno di altro.
Se potessi sussurrare all’orecchio del ministro, gli consiglierei di puntare su più didattica della lingua italiana per tutti, potenziamento delle lezioni per i NAiL (Nuovi Arrivati in Italia per Lingua) e un rafforzamento generale della matematica, con particolare attenzione alla geometria, che, se insegnata bene, sviluppa la logica e la capacità di risolvere problemi.
Il latino può arricchire il percorso formativo di chi ne coglie il valore, ma affinché il sistema educativo alzi il livello medio degli studenti, sarebbe più efficace investire in strategie mirate a colmare le lacune di base e a fornire strumenti utili per affrontare il futuro.