La Basilica di Santa Maria Maggiore è stata sempre presente lungo il pontificato di Jorge Mario Bergoglio: dall’elezione fino al giorno delle dimissioni dopo l’ultimo ricovero al Policlinico Gemelli di Roma. Francesco non è il primo Papa ad essere sepolto in questa chiesa così legata al popolo di Roma. Monsignor Lonardo: “L’amore a Dio passa per la Madonna”
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Una scelta che esprime l’amore alla Madonna e quanto la fede abbia una dimensione popolare, carnale, materiale. L’amore a Dio passa tramite colei che ci ha dato Gesù”. Così monsignor Andrea Lonardo, Direttore dell’Ufficio per la Catechesi e il Catecumenato della Diocesi di Roma commenta la volontà espressa da Francesco di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Un’espressione dell’amore del Papa alla “Chiesa popolare”.
“La nostra teologia – rileva Lonardo – a volte è aristocratica, snobba il rosario, la preghiera dei semplici che si rivolgono alla Madonna. Pensiamo anche alla statua di San Giuseppe dormiente, il santo che ascolta i sogni: il Papa la teneva sulla scrivania e gli affidava i biglietti con le sue preghiere. Tutto ciò non è in contrasto con la cultura. In un’intervista recente Papa Francesco diceva di non volere i «preti burros» cioè asini. Affermava: «Non possiamo formare sacerdoti che non conoscano la letteratura, Dostoevskij, perché la letteratura aiuta a capire l’uomo. Durante il Convegno nazionale della Chiesa Italiana di Firenze, nel 2015, invitò a guardare a don Camilllo che fa coppia con Peppone: un personaggio inventato, ma che, sottolineava, fa benissimo”.
Monsignor Andrea Leonardo, parlando di Santa Maria Maggiore, bisogna ricordare che si tratta della prima basilica costruita per volere dei Papi. Che significato ha questo aspetto?
Per volere e con i soldi dei Papi, perché le basiliche precedenti, costantiniane, erano state pagate dall’imperatore. Venne ricostruita un anno dopo il concilio di Efeso del 431. Sisto III la volle dedicare al culto della Madonna nel 432, perché a Efeso si era difesa la terminologia “Maria, Madre di Dio”. Nel dogma cristologico di Nicea del 325, di cui ricorre quest’anno l’anniversario, si affermava che Cristo è veramente Dio. Maria non è solo la Madre di Gesù, ma è la Madre del Figlio di Dio fatto carne, quindi si deve dire che la Madonna è la Madre di Dio. Il Papa volle ricostruire nel 432 questa chiesa perché tutta Roma ricordasse con una basilica l’importanza della Madonna, Madre di Dio, di Gesù, vero Dio e vero Uomo.
A Santa Maria Maggiore sono sepolti diversi Papi, alcuni sono particolarmente legati alla spiritualità francescana. Vogliamo ricordarli?
Sono sette i Papi sepolti in Basilica e Papa Francesco sarà l’ottavo. È bellissimo pensare che sarà sepolto vicino a Onorio III, cioè il Papa che dette la regola bollata ai francescani. San Francesco andò da Onorio III che gli approvò la regola, a lui chiese l’indulgenza della Porziuncola. Nel documento di indizione del Giubileo Papa Francesco ricorda che il Giubileo viene dopo l’esperienza di Papa Celestino, l’esperienza di Santiago di Campostela, l’esperienza di Francesco d’Assisi.
A Santa Maria Maggiore è sepolto anche il primo Papa francescano, ovvero Niccolò IV, che fece eseguire i mosaici dell’abside a Jacopo Torriti, un mosaicista forse appartenuto al Terzo Ordine Francescano. Il mosaico absidale è bellissimo: Cristo incorona la Madonna.
Quell’incoronazione è un’immagine sponsale. Descrive la tenerezza di cui ci ha parlato Papa Francesco: un’immagine matrimoniale. La Madonna rappresenta tutta la Chiesa che celebra le sue nozze con Cristo. Il Cristo ha un libro dove sono le parole del Cantico dei Cantici: “Vieni mia eletta e e ti porrò sul mio trono”.
A Santa Maria Maggiore sono sepolti anche i Papi legati a Caravaggio, un pittore molto amato da Papa Francesco…
Sì, Papa Francesco raccontava che dinanzi alla “Vocazione di San Matteo” di Caravaggio meditava il motto che scelse Miserando atque eligendo: cioè Dio ha misericordia e ti elegge. Ha misericordia non solo perché ha pietà di te, ma anche ti considera una pietra preziosa per la sua opera. Una misericordia che ti coinvolge, come con Matteo, che era ricco, era peccatore, era pubblicano. Dentro Santa Maria Maggiore sono sepolti Clemente VIII e Paolo V Borghese. Caravaggio fece un ritratto a Paolo V Borghese, il Papa che volle la Cappella Paolina al cui esterno viene allestita in questi giorni la tomba di Papa Francesco.
Paolo V concesse a Caravaggio di entrare tra i Cavalieri di Malta. Ci sono i documenti dell’archivio dove il Gran Maestro scongiura il Papa di permettere di far diventare cavaliere un assassino che è chiaramente Caravaggio. E Caravaggio nella “Decollazione del Battista” si firmerà “f”, cioè “fra’ Michele Angelo”, talmente è grato al Papa, ai Cavalieri di Malta, che lo proteggono mentre lui è in esilio, è dovuto scappare da Roma per l’omicidio commesso.
Sempre in questa cappella c’è una Madonna particolarissima dipinta proprio in cima al soffitto, la cosiddetta Madonna Galileiana eseguita dal Cigoli nel 1611. Nel 1609 Galilei per la prima volta aveva visto la luna con i suoi crateri. Era la prima volta nella storia dell’uomo che si poteva vedere la luna da vicino con le lenti usate da Galileo. Due anni dopo, nella cappella di Paolo V la luna, sopra la quale sta la Madonna, viene dipinta dal Cigoli con l’autorizzazione del Papa, con i crateri. È un segno che la Chiesa accettava l’empiria, l’osservazione.
Parlando delle sepolture in Santa Maria Maggiore, ce ne è una molto particolare. Non si tratta di un Papa in questo caso. Vuole raccontarcene la storia?
È interessantissima questa storia: è l’ambasciatore del re del Congo che venne nel 1607 a Roma, sempre negli anni di Caravaggio. Si chiamava Antonio Emanuele Ne Vunda. Ebbe una serie di disavventure nel viaggio, venne depredato dai pirati e arrivò febbricitante a Roma dove morì nel 1608. Il Papa decise di fargli una tomba proprio dentro la Basilica, nell’anti-sacrestia, dove c’è un marmo nero per rappresentare la sua carnagione con due occhi bianchissimi. Lui venne a chiedere protezione al Papa dai colonizzatori portoghesi e di fatto il regno del Congo è il primo regno cristiano dell’Africa dopo l’Etiopia.
Ha scritto Papa Francesco nel suo testamento: «Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale». Dunque accanto alla Salus Populi romani, «Vergine della tenerezza e della consolazione»…
Sì, la Salus Populi Romani è un’icona antichissima, anche se meno antica rispetto a quanto si riteneva tanti secoli fa: si riteneva infatti fosse un’immagine acheropita, non dipinta da mani d’uomo, attribuita a San Luca. Rappresenterebbe la Madonna con il Bambino, dipinta proprio direttamente dall’Evangelista. Probabilmente è del Basso Medioevo. Rappresenta proprio una sintesi dell’immagine detta Glicofilusa, cioè della tenerezza. È una Madonna dolce con il Bambino, con uno sguardo, anche lui, molto dolce. È la tenerezza di cui Papa Francesco tante volte ci ha parlato, ma è anche l’Odigitria, colei che indica la salvezza. Cristo è la Parola, infatti ha il libro: vuole dire che per la prima volta la Parola si fa carne. È la Salus Popoli Romani, l’immagine a cui Papa Francesco era legatissimo perché chiedeva salvezza per sé, per la Chiesa, per il mondo intero, per i poveri, per i migranti. È l’immagine a cui la popolazione romana intera fece voto nel ‘44, quando chiese che Roma fosse salvata nel passaggio della guerra, come di fatto avvenne. Rappresenta l’immagine a cui chiedere, in questa maniera “popolare”, vera, perché la Madonna è veramente la Madre del Figlio, la salvezza degli uomini.