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Sanremo 2025, l’azzardo di Carlo Conti paga: più ritmo, meno fronzoli e il messaggio del Papa


Dunque ancora una volta Carlo Conti ci ha preso.
«Si l’ha azzeccata, ancora una volta: stamattina ho visto i dati, nella prima serata del Festival ha superato gli ascolti di Amadeus».
Come tutti i massmediologi seri, Massimo Scaglioni, docente in vari corsi all’Università Cattolica e direttore del Master sulla televisione presso l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’ateneo, guarda con interesse il festival di Sanremo. «Un po’ come tutta la televisione in generale, il Festival è sempre stato un po’ snobbato da certi ambienti intellettuali. Ma oggi vedo più apertura, più capacità di confrontarsi con i contenuti pop. La rassegna canora è l’evento televisivo più importante dell’anno: chi si occupa di cultura popolare e media non può ignorarlo. Studiare Sanremo significa studiare un fenomeno culturale e sociale».
Dicevamo di Carlo Conti.
«È certamente un professionista di grande talento. Dalle anticipazioni il suo festival sembrava un po’ una fotocopia dei precedenti, invece si è dimostrato già dalla prima sera diverso sotto vari punti di vista. È come se quest’anno con Conti avesse avuto un’evoluzione, perché ha dato per acquisite le novità introdotte da Amadeus e, in parte, anche dai festival precedenti, come quelli di Baglioni ma è andato avanti. Sicuramente con Amadeus il livello dei cantanti si era alzato, garantendo un grande equilibrio tra diverse tipologie di artisti. C’erano i cantautori, i rapper, le vecchie glorie … un mix vincente …»
Ma qual è stata l’evoluzione di quest’anno?
«C’è stata sicuramente sotto due aspetti: il ritmo e lo spazio dato alle canzoni. Finalmente, devo dire. Del resto Conti è abituato a tenere un ritmo senza fronzoli. Ha dato il meglio in una serata che non era per nulla facile – con 29 canzoni in gara – e ha permesso di mettere davvero al centro la musica. Si dice sempre che Sanremo è il Festival della Canzone Italiana, e questa volta è stato davvero così: meno divagazioni spettacolari e più attenzione ai brani»
C’è stato però un momento di spettacolo ben riuscito, quello con Jovanotti.
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Sì, soprattutto il suo ingresso spettacolare dalla strada con quel gruppo di percussionisti Rockin’ 1000 che ha dato un’apertura d’impatto. È stato un grande momento di spettacolo. Ma la vera sorpresa, rimasta sotto copertura fino all’ultimo, è stato il messaggio di Papa Francesco».
Sorvoloando sulle polemiche, per la prima volta un Papa ha rivolto un messaggio alla platea Sanremo.
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Assolutamente. Papa Francesco ci ha abituato a una comunicazione molto diretta e potente, lo avevamo già visto nelle interviste con Fabio Fazio. Ma questa è stata la prima volta a Sanremo, con un messaggio forte sui bambini e sulla pace in un momento drammatico a livello internazionale. Due guerre in corso, un mondo spaccato, e lui ha scelto di parlare di pace attraverso la musica. Poi abbiamo visto una cantante israeliana e una palestinese cantare unite sullo stesso palco. È stato un momento bellissimo».
Un Angelus a Sanremo …
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In un certo senso sì. Papa Francesco ha parlato agli italiani in un momento in cui gli ascolti erano altissimi. È un tema che gli sta a cuore, le crisi, le guerre, e il suo messaggio ha impreziosito la serata. Tra l’altro, è stato anche bello non saperlo in anticipo: tutto era stato anticipato, tranne questo. Un’autentica bella sorpresa».
Tornando a Conti, qualcuno ha criticato il suo stile di conduzione, molto diverso da quello di Amadeus.
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Si è detto che il suo stile sia un po’ dimesso, ma la realtà è che Conti ha una conduzione molto al servizio dello spettacolo. Non cerca di imporsi, ma lascia spazio alla musica. Guardando Conti, Gerry Scotti e Antonella Clerici insieme, ho pensato che sono veri presentatori: figure che si adattano al contesto, senza voler essere protagonisti. Il loro obiettivo è condurre lo spettacolo, non essere prime donne.”
Vittorio Feltri lo ha paragonato a un impiegato di banca …interprete della stupidità collettiva. Aldo Grasso lo definisce “il signore dei Tinelli”
«A me pare un ritratto sfalsato oltre che ingiusto. Conti è un professionista straordinario, come ho detto, e rilevo una certa tendenza a essere ingenerosi nei suoi confronti. Alcuni hanno letto questo festival come il ‘festival di Giorgia Meloni’, mentre i precedenti erano considerati orientati a sinistra. Sono semplificazioni banali. Sanremo è uno spettacolo popolare, e Conti lo ha gestito con uno stile che può sembrare più sobrio rispetto a quello di Amadeus, ma che ha funzionato benissimo».

La mancanza delle vallette è un segno di evoluzione nel senso della dignità della donna?
«Sì, ormai questo tema è superato da anni. Negli ultimi festival si è passati a un modello di ospiti e co-conduttori, siano essi uomini o donne. La figura della valletta appartiene alla storia della televisione, ma oggi è una formula decisamente superata»
McLuhan diceva che il mezzo è il messaggio. In questo caso Sanremo è il messaggio. Non ha l’impressione che, comunque lo si faccia, Sanremo sia sempre un successo?
«Sanremo è un rituale, un evento di grande condivisione. Ma attenzione: non sempre ha incontrato il gusto degli italiani. Se guardiamo alla storia del festival, ci sono state edizioni che non hanno funzionato, soprattutto nei primi anni Duemila. Le ultime edizioni di Baudo non hanno funzionato bene, così come quella di Simona Ventura. Baudo, che aveva portato il festival al trionfo negli anni Ottanta e Novanta, ha trovato meno successo nella sua ultima conduzione. Anche l’edizione della pandemia, non certo per colpa di Amadeus e Fiorello, non è stata un’edizione memorabile. Quindi sì, Sanremo ha molote chanches di successo, ma non è scontato. Le edizioni di Fazio, Baglioni, Amadeus e ora Conti hanno alzato l’asticella e oggi sembra difficile tornare indietro».

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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