Nevianonline.it
Sito ufficiale della Parrocchia Matrice San Michele Arcangelo. Neviano Lecce.

Quei semidei così umani – Famiglia Cristiana

Ci sono storie che seppur raccontano di tempi lontani, posti esotici, montagne altissime che si perdono tra le nuvole, custodiscono verità universali in cui ognuno può ritrovare frammenti della propria storia. Divinità capricciose, tradimenti, guerre fratricide, labirinti oscuri, trasformazioni, animali parlanti, elementi magici che arricchiscono la vastissima letteratura della mitologia greca, culla della civiltà occidentale. I nostri avi, abitanti del Peloponneso, si raccontavano la vita attraverso grandi storie che altro non erano se non una grande ed edulcorata metafora della vita umana. Che Achille fosse il più grande guerriero della storia dell’antichità, Ettore e Andromaca il paradigma dell’amore familiare, Ulisse il grande maestro d’astuzia, Agamennone un guerrafondaio sono nozioni di cui tutti sono a conoscenza fin da bambini.

Pier Lorenzo Pisani, regista, drammaturgo e sceneggiatore napoletano, grande conoscitore ed estimatore della mitologia, ha deciso di portare in scena al Teatro Studio Melato tutto il corpus omerico secondario rispetto alle maggiori Iliade e Odissea, scegliendo un taglio insolito, incentrato sui semidei.

Semidei sono tutti coloro che hanno un’origine divina ma che mantengono una componente umana preponderante. Così Semidei si apre su un enorme bacino di sabbia a ridosso del pubblico, le dune delle spiagge greche, morbide e dense che richiamano il tempo universale dell’infanzia, del sogno, dove tutto ha inizio. Achille e la madre Teti, Ettore, Andromaca e il piccolo Astianatte, Ulisse, Penelope e Telemaco, e i fratelli Agamennone e Menelao si godono gli ultimi bagliori del giorno e dell’adolescenza, della famiglia appena formmata e degli affetti giovani e ancora acerbi.

Tutto si snoda sui toni della commedia: Achille (Eduardo Scarpetta) si arrabbia con Teti (Pia Lanciotti) per non avergli reso immortale il tallone, suo unico punto debole, Menelao (Pier Luigi Corallo) si lamenta perché è sempre e solo considerato “il fratello di Agamennone” (Marco Cacciola), Ulisse (Francesco Alberici) gioca e scherza col piccolo Telemaco, Andromaca (Claudia Gambino) fa i conti con un Ettore (Francesco Alberici) che ha difficoltà nel ruolo di papà. Quando l’ombra della guerra di Troia comincia a imbrunire sulla spiaggia, la reazione è quella di chi teme per la propria vita, che non veste i panni dell’eroe ma piuttosto di chi non vuole affrontare le responsabilità adulte e cerca in tutti i modi di scapparvi. Durante un buio denso, pieno di fumo, la sabbia cede e sprofonda nel pavimento sottostante, lasciando scoperti residui della guerra appena finita. Le macerie prendono il posto di sandali, teli da mare e occhiali da sole. Le armature degli uomini si fanno sovrabbondanti, cariche delle colpe e della vergogna della guerra, scenicamente mozzafiato. Gli attori si muovono pesanti, lenti, i movimenti si fanno cadenzati ed estremamente misurati. Il tono si fa grave e drammatico: è la fine di ogni illusione, la caduta del velo della giovinezza e la perdita dell’innocenza.

Nel complesso, Pisani ha costruito un apparato scenico stupefacente, che da solo regge l’intero spettacolo e ne sostiene la drammaturgia, qua e là zoppicante, non sempre all’altezza dei temi presentati. I due diversi registi, comico e tragico, sono subalterni ma non meglio amalgamati: vero è che la prima parte racconta della spensieratezza, dell’ingenuità, del ricordo e la seconda della colpa, della morte, della perdita, ma nell’enfasi posta sui due poli opposti e antitetici, si perde quella terra di mezzo dove i sentimenti si muovono nella gradazione grigia della crescita, che racchiude il nucleo dell’una e dell’altra estremità.

D’altronde Semidei racconta anche di una realtà prossima, come sempre quando si parla di mito, ma in questo caso i potentissimi costumi finali e la scena coperta da una coltre di fumo indissolubile non lasciano spazio all’immaginazione. Restituiscono il clima violento, brutale della guerra israelo-palestinese che si consuma alle porte di casa nostra e fungono da cassa di risonanza per le bombe viste esplodere tante volte negli schermi del televisore ogni giorno. Ancora una volta il mito supera le soglie della fantasia e entra a gamba tesa nella vita reale.

Lo spettacolo, in scena dall’8 al 28 febbraio al Teatro Studio Melato, nelle repliche dal 19 al 23 febbraio saranno sovratitolato in italiano e in inglese per la fruizione di un pubblico ipovedente, sordo e/o straniero; dal 19 al 20 febbraio saranno fruibili a un pubblico neurodivergente, mentre il 22 febbraio sarà dedicato a un pubblico cieco.





Dal sito Famiglia Cristiana

Visualizzazioni: 1
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito web usa i cookies per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Daremo per scontato che tu sia d'accordo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accetto Leggi altro

Privacy & Cookies Policy