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Povera europa, che non ha più statisti e non crede più agli eroi

Un autocrate, Vladimir Putin, ex Kgb, ossessivamente intento a ricreare la Russia degli zar, benedizione del gran patriarca ortodosso compresa. Un altro autocrate, Donald Trump, ricco e sfrontato mercenario di fasulli valori, circondato da satrapi e sanguisughe di un popolo che pare inebetito e che pure ci ha dato la prima e più grande democrazia, al netto di tanti errori e peccati. Due autocrati che si danno la mano per spartirsi un pezzo di mondo, con un’altra autocrazia, la Cina, che sogghigna. Hanno scelto per incontrarsi il palazzo di un principe, anch’egli un dittatore, uso a fare a pezzi i corpi di giornalisti liberi. Probabilmente come mediatore si appoggeranno a un altro autocrate, Erdoğan, uso a sedare con la forza ogni rigurgito di dissenso. Anche il conflitto in Medio Oriente si gioca sulla pelle della gente nelle mani di un premier sì sotto assedio, sì circondato, ma che si crede un profeta, appoggiato da fanatici. Contro Paesi integralisti, contro bande di terroristi finanziati da uno Stato, l’Iran, che fa marcire in carcere gli oppositori. C’è di che chiedersi perché la democrazia, che ci pare la forma migliore di governo, sia così poco praticata e sostenuta in gran parte del mondo. La paura? Non basta. I propri comodi? L’indifferenza? D’altra parte, dov’è l’Europa democratica? Dove siamo noi? Chiacchiere e distintivo. L’Europa si è addormentata sotto il parasole americano per settant’anni. Ha speso in difesa nemmeno la metà di quanto la Nato richiedeva, fidandosi che comunque lo zio Sam avrebbe coperto i buchi. L’Europa che discute a noia di quisquilie, quando intorno il mondo brucia, e per allestire un tavolo di discussione ha bisogno di mesi, per prendere una decisione di più, poiché ci vuole l’unanimità, e l’unanimità di ventisette egoismi che si scontrano tra loro. Davanti ai giganti che tirano le sorti su una terra che voleva essere libera, l’Ucraina, l’Europa si adegua, minaccia (che cosa?) e prima o poi discute. Intanto gli altri si telefonano e decidono. Sappiamo come va a finire: se va bene, il presidente ucraino vola su un aereo destinazione ignota. E i ventisette un po’ qua un po’ là, a seconda delle convenienze immediate, per galleggiare. La storia insegna: nel ’39 solo Winston Churchill osò alzare la voce e mostrare un contegno da statista. L’Europa non ha più statisti e non crede più agli eroi, non li difende, non li onora. Che fastidio questo Zelenskyj, e com’era fastidioso Navalny: è passato un anno e neanche un fiore sui social per chi ha guardato in faccia con coraggio il suo assassino. Quel che sta accadendo era tutto prevedibile ed è magra consolazione ricordare che è colpa nostra, dell’Europa. Bisognava capire, prepararsi, agire insieme, da subito. Credere nella visione dei padri fondatori (che sono quasi santi) e seguire il loro esempio. Che almeno questo tempo non ci trovi apatici o rassegnati, intontiti da canzonette o interessi piccini. 4 Giugno 1940, Churchill: «…Anche se ampie parti dell’Europa e molti Stati antichi e illustri sono caduti o potrebbero accadere nella morsa della Gestapo… noi non desisteremo, andremo avanti, con crescente fiducia e con crescente forza».

(Immagine in alto: foto ANSA)





Dal sito Famiglia Cristiana

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