C’era un ragazzo che come me, come tanti, amava l’amicizia, la montagna, la buona tavola, lo sport.
Questo ragazzo ha compiuto in cielo il 4 luglio 99 anni. Uso il presente perché i santi sono sempre vivi. E Piergiorgio Frassati, scomparso a 24 anni 99 anni fa, è vivissimo. Con il suo sguardo malandrino e buono, con il vigore di un fisico statuario, con l’allegria aperta, calorosa, come appare nelle fotografie e nei ritratti.
È vivo e capace di attrarre, di essere da esempio per tanti ragazzi oggi, svogliati e soli, privi di baldanza.
Piergiorgio invece era, è, prorompente di passione per la vita, per la realtà tutta, come gli era stata donata. La sua famiglia, complicata e spesso distante che non lo poteva capire. L’ambiente in cui è cresciuto e viveva, alta borghesia senza che lui fosse mai borghese. Le scalate, perché i monti sono strada per la vita. L’università, anche se negli esami non era un campione. Gli amici – quanti – con cui scherzava, inventava, ragionava sul suo tempo difficile di disordini e dell’inizio di un regime che lui seppe comprendere senza esitazione, con parole di fuoco e magari facendo a pugni, se era proprio il caso. Amava anche una ragazza e lei neppure lo sapeva, senza alcuna brama di possesso, nessuna pretesa.
Sto descrivendo un giovane normale, parrebbe, anche se in troppi giovani oggi dominano narcisismo, fragilità, indifferenza, che noi guardiamo psicologizzando troppo.
Ma Frassati era, è, anche un santo. Perché? Perché i santi sono uomini veri, che con pienezza accolgono e godono di ciò che hanno ricevuto.
E perché era un impeto incontenibile di carità. Piena di creatività e riserbo, rispetto, perché la destra non sappia quel che fa la sinistra, perché nessuno possa applaudire.
Non c’è oggi in Italia per fortuna un degrado paragonabile alle stamberghe della Torino di inizio Novecento, senza elettricità e acqua potabile, riscaldamento, senza sussidi. E senza neppure più i santi sociali che tanto hanno fatto e dato per gli ultimi e gli emarginati (don Bosco e Cafasso, Murialdo e Cottolengo, Faa Di Bruno e Mazzarello…).
Ma è arrivato Piergiorgio, che andava nelle soffitte malsane dei quartieri malfamati e comprava vestiti, pagava rette e polizze, liberava dai vincoli del Monte di Pietà, portava al catechismo più piccoli, trovava lavoro. Da solo, risparmiando sul treno, sul tram e sul cibo.
Un turbine, che si è rivelato ai suoi funerali, dove tra i notabili del Regno c’erano le folle dei diseredati che avevano ben chiara la sua eredità. Quella di cui parla san Paolo, non la beneficenza per sentirsi a posto, o il volontarismo di chi crede di salvare il mondo.
Perché il mondo è stato salvato da Gesù, che Piergiorgio ogni giorno cercava e incontrava nella preghiera, nell’adorazione, nell’Eucaristia. Santo quindi perché aveva detto sì alla salvezza ricevuta, ridonandola.
Un santo per oggi. Come tanti, come nessuno, perché Dio ci ha creati unici e irripetibili.