Il cardinale segretario di Stato celebra la Messa per la seconda Assemblea sinodale della Chiese in Italia nella Basilica di San Pietro indica la strada per guarire dalla “follia del potere” che affligge il mondo, pesantemente ferito dalla “violenza dall’altro”
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
L’uomo malato che Gesù guarisce a Gerusalemme è l’emblema dell’umanità di oggi, dolorante e sofferente con “il cuore indurito” che in Cristo può trovare una risposta sanante. È a questa immagine che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ricorre per descrivere la condizione attuale del mondo e anche dell’Europa, nella Messa celebrata stamani, martedì 1 aprile, presso l’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, in occasione della seconda Assemblea sinodale della Chiese in Italia che si è aperta ieri con il messaggio di Papa Francesco.
Il Vangelo odierno ci parla di un uomo malato, schiavo di una condizione ormai cronicizzata. Sembra essere l’immagine della condizione in cui oggi versa l’umanità e anche la nostra Europa. Afflitta da troppo tempo dalla tirannia degli interessi di parte, essa è paralizzata dalle dinamiche della violenza e della guerra, che hanno delle ripercussioni assurde anche sul piano politico ed economico
“Vuoi guarire?”
Il porporato si sofferma sull’umanità che deve fare i conti con i suoi fallimenti, “in preda alla follia del potere da una parte e pesantemente ferita dalla violenza dall’altro”. E allora la strada è quella di tornare alle “potenti parole di Gesù”.
Vuoi guarire? Vuoi realmente affrancarti dalle logiche illusorie che ti paralizzano? Perché prima di tutto bisogna mettere in moto le tue risorse interiori. Se è così, allora alzati, prendi la tua barella e cammina. Vale a dire, liberati da tutto ciò che ti impedisce di incamminarti verso la guarigione e la pace
La porta della salvezza
Liberarsi attraverso “la fonte dell’acqua zampillante” che è Gesù, capace, spiega il cardinale Parolin, di “fare rifiorire tutto ciò che lambisce”.
La porta santa, aperta per il Giubileo della speranza che oggi voi avete varcato, è segno eloquente della persona stessa del Salvatore, che spalanca l’accesso alle sorgenti della salvezza. “Io sono la porta, se uno entra attraverso di me sarà salvato”.
Guardare alla fonte divina
È all’acqua viva che il segretario di Stato guarda per illuminare la Seconda Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia mentre si vive la terza fase del Sinodo, quella definita “profetica” nella quale si è chiamati ad incarnare nella vita delle comunità alcune scelte evangeliche. “Un tempo prezioso e fecondo”, afferma, per le scelte pastorali dei prossimi anni. Un tempo per sanare le ferite.
L’uomo non guarisce con consigli o terapie provenienti da fuori, ma quando, grazie alla parola del Cristo, può attingere alla fonte divina interiore che in Lui aveva smesso di sguardare. Così Gesù gli ridona le energie per tornare ad essere autonomo.
La Parola risanatrice
Il cardinale Parolin guarda anche alle sfide che la Chiesa di oggi è chiamata ad affrontare come “quella di accompagnare i credenti alla consapevolezza di ciò che essi sono”, riscoprendo la grazia del battesimo perché, come sosteneva Sant’Agostino, la fonte d’acqua che zampilla per la vita eterna non inaridisce mai. “Sono personalmente a conoscenza del fatto – afferma – che vi stanno particolarmente a cuore le questioni legate all’iniziazione cristiana e alla trasmissione della fede, soprattutto alle giovani generazioni. Ma non dobbiamo avere paura”.
Si attingerà chiarezza e slancio missionario dalla consapevolezza che noi cristiani siamo portatori di un dono incommensurabile. Allora sì, saremo in grado di donare la parola risanatrice di cui il nostro mondo malato ha un disperato bisogno.
La fonte è Cristo
Concludendo la sua omelia, il segretario di Stato esorta a riscoprire il “tesoro unico” che i cristiani possiedono, un dono da condividere con gli uomini e le donne di questo tempo. “Se ne fossimo tutti pienamente consapevoli, – evidenzia – saremo autentici discepoli missionari desiderosi di condividere questa risorsa immensa che è la persona viva del Risorto”.
Questa fonte interiore che abita nel cuore della Chiesa e nel cuore di ogni credente è il Cristo, il Cristo vivente in noi, sorgente inesauribile di acqua che zampilla per la vita eterna
“Per essere pellegrini di speranza”
All’inizio della celebrazione, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale italiana, ha ringraziato il cardinale Pietro Parolin per l’accompagnamento di questi giorni a testimonianza del legame particolare della Chiesa italiana con la sede di Pietro. Un accompagnamento anche personale perché il segretario di Stato è “figlio della Chiesa italiana” e perché in questi anni ha incoraggiato tante realtà e tante diocesi mostrando apertura e vicinanza nel cammino di “pellegrini di speranza – ha concluso il cardinale Zuppi – del nostro tempo e del nostro Paese”.