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Ocse: aiuto pubblico allo sviluppo giù del 7,1%

11 miliardi di dollari in meno per i progetti di coperazione e assistenza umanitaria ai paesi più poveri e le previsioni per il 2025 sono di un’ulteriore calo dei fondi per lo sviluppo. Francesco Petrelli di Oxfam – Italia: “I Paesi ricchi hanno tradito le loro promesse di aiuto e si avviano a non rispettare gli impegni internazionali assunti con l’Agenda 2030”

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Nel 2024 l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) da parte dei Paesi ricchi è calato del 7,1%, con un taglio di oltre 11 miliardi di dollari, privando soprattutto i paesi più poveri – attraversati da guerre, carestie e dall’impatto del caos climatico – di risorse chiave per garantire beni e servizi essenziali come sanità, istruzione e sicurezza alimentare a centinaia di milioni di persone.

L’allarme di Oxfam

I dati del Comitato per l’aiuto allo sviluppo dell’OCSE riferiti al 2024 sono allarmati: “I finanziamenti per l’aiuto a livello globale sono passati dallo 0,37% allo 0,33% in rapporto al reddito nazionale aggregato dei Paesi Ocse. – spiega Francesco Petrelli portavoce e policy advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – I Paesi ricchi hanno tradito le loro promesse di aiuto e si avviano a non rispettare gli impegni internazionali assunti”.

Milioni di vite a rischio

Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è costituita da 17 Obiettivi da raggiungere entro il 2030 e tra questi anche quello di arrivare a stanziare lo 0,70% del Pil per la cooperazione allo sviluppo. “Al punto in cui siamo l’obiettivo dello 0,70 possiamo scordarcelo. – taglia corto Petrelli, che sottolinea – “Il problema oggi è come riuscire a gestire la situazione con questo crollo di risorse che si profila nel 2025. Siamo già di fronte a una situazione drammatica per alcuni paesi in termini di ambulatori che chiudono, di cicli vaccinali interrotti per donne e bambini, in termini di sostegno alla ricerca per la lotta alle pandemie. L’Agenzia delle Nazioni Unite che lotta contro l’AIDS stima che la cancellazione dei fondi in questo settore potrebbe causare sei milioni mezzo di morti nel 2029, milioni di persone la cui vita è pregiudicata da qui ai prossimi tre anni”.

Il peso dei tagli Usa

I dati certificati dall’Ocse tuttavia si riferiscono al calo dell’aiuto pubblico nel 2024, ma a questo fa notare Oxfam si aggiunge anche il taglio degli aiuti per far fronte alle più gravi emergenze umanitarie e che nel 2025 aumenterà sensibilmente a causa della cancellazione degli aiuti di UsAid. Secondo le prime stime dell’OCSE, il prossimo anno il calo nel 2025 dell’aiuto pubblico globale potrebbe attestarsi infatti tra il 9 e il 17%.“Fino ad oggi gli Stati Uniti sono stati il primo donatore al mondo arrivando a coprire circa il 30% dell’Aiuto pubblico allo sviluppo globale. – aggiunge Francesco Petrelli – Gli effetti della cancellazione degli aiuti di UsAid, nei primi mesi dell’amministrazione Trump, per quanto ancora non siano del tutto prevedibili, potrebbero avere effetti devastanti per milioni di persone, producendo crisi e instabilità”.

Effetto boomerang

Basti pensare all’allarme lanciato di recente dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, per la difficoltà di soccorrere la popolazione in fuga dai conflitti in Repubblica Democratica del Congo o in Sudan, al momento attraversato dalla più grave crisi umanitaria al mondo e da un’emergenza profughi che sta investendo buona parte dell’Africa orientale. Per il 2025, ad esempio, sono già stati cancellati 64 milioni di dollari di aiuti per il Sud Sudan e il Ciad. Due dei paesi più poveri del mondo, che stanno accogliendo milioni di profughi sudanesi.
“Assistere passivamente o, addirittura, condividere questa visione politica di riduzione degli aiuti – averte Petrelli di Oxfam Italia – è indice di una grave miopia da parte degli Stati più ricchi perché rischia di generare un vero corto circuito che inevitabilmente si rifletterà sull’Europa e su tutto il cosiddetto nord globale.”
 



Dal sito Vatican News

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