«Inclusione non significa fare cose straordinarie, eccezionali e specifiche, ma vuol dire rendere accessibili a tutti le cose di ogni giorno». Le parole di Don Mauro Santoro, responsabile della Consulta Diocesana Comunità Cristiana e Disabilità, inquadrano alla perfezione lo scopo del nuovo progetto, “Nessuno Escluso”, ideato dal Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano con il contributo della Fondazione Alia Falck e presentato questa mattina in Piazza Sant’Eustorgio. L’iniziativa mira a rendere fruibile il patrimonio culturale del museo a più persone possibili. “Nessuno Escluso” si rivolge infatti ai visitatori affetti da disabilità, che d’ora in poi avranno l’opportunità di vivere l’arte senza barriere. Nello specifico il Museo Diocesano ha identificato 10 opere della propria collezione permanente, alle quali si unisce la celebre “Deposizione” di Tintoretto (in mostra fino al 25 maggio 2025) e successivamente ha adottato quattro diverse tipologie di linguaggio alternativo per garantire la più vasta fruizione. Le quattro tipologie possono essere scannerizzate e utilizzate tramite un QR code, presente nelle immediate vicinanze delle opere selezionate.
Ma quali sono i linguaggi inseriti? Il primo è la “Comunicazione Aumentativa Alternativa”, un approccio adatto per coloro che sono esclusi dalla comunicazione verbale e orale a causa di patologie congenite o di deficit cognitivi, più o meno severi. La CAA prevede la simultanea presenza di uno strumento alternativo e di un linguaggio verbale orale standard, accompagnato al simbolo visivamente e oralmente tramite il supporto di un partner comunicativo che la pronuncia ad alta voce.
Il secondo metodo è “DescriVedendo”, utile per le persone cieche e ipovedenti. Questo linguaggio si basa solo sull’utilizzo della voce, puntando sulle potenzialità evocative. Per mezzo di parole e frasi scelte con cura e messe in sequenze preordinate si cerca di suscitare immagini mentali. L’obiettivo è dunque quello di comunicare in modo efficace figure, forme, luci e colori con il solo uso delle parole.
Il terzo metodo alternativo è “Easy to read”, letteralmente linguaggio “Facile da leggere”, opportuno per chi ha disabilità intellettive e relazionali o anche per chi soffre di deficit di attenzione. In questo caso accanto a frasi brevi, chiare e precise si inseriscono immagini, per aiutare ulteriormente il lettore a comprendere ciò che vede.
Infine non manca nemmeno la più comune “Lingua italiana dei segni (LIS)”, adottata in Italia tra coloro che sono sordi. La LIS è un lingua vera e propria, dotata di una specifica morfologia e sintassi.
Inoltre per quanto riguarda l’opera di Tintoretto, Museo Diocesano ha realizzato un ulteriore progetto nell’ambito del percorso educativo e formativo “Cultura Accessibile”, in collaborazione con Cooperativa Arcipelago-ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) Nordmilano. Quattro ragazzi, Tania Brambilla, Martina Valentini, Gianluca Panizza, Corrado Pizzino, insieme alla loro educatrice Emanuela Roncari condividono il loro personale pensiero, emerso dal percorso di significazione sulla “Deposizione” di Tintoretto. Durante la presentazione di “Nessuno Escluso” i giovani sopra citati hanno dato la propria visione del quadro, alternandosi tra loro e calandosi in alcuni momenti nei panni dei soggetti raffigurati. «Significazione vuol dire mettere il proprio cuore in ascolto. Tutti hanno il diritto di sentirsi parte della bellezza dell’arte. Ed è fondamentale dare a tutti la possibilità di scoprire l’arte. Solo così si può imparare a guardare sé stessi attraverso una lente che ingrandisce la parte migliore di ognuno di noi», ha specificato la dottoressa Emanuela Roncari. La performance dei ragazzi è visibile e leggibile sempre tramite scansione del QR code, posto nei pressi del quadro.
Anche gli organizzatori del progetto rivendicano con orgoglio il proprio lavoro. «Negli ultimi anni il Museo ha operato in un’ottica di abbattimento delle barriere architettoniche e cognitive che, spesso, precludono la comprensione di diverse categorie di pubblico. A noi piace lavorare guardando ciò che accade intorno a noi. Spesso ad esempio vengono qui le scolaresche e tra i ragazzi c’è chi ha una qualsiasi problematica. In passato questi ragazzi non potevano fruire appieno delle nostre opere e finivano isolati dal resto del gruppo. Ora tutto cambia. Questa proposta vuole quindi rappresentare un ulteriore passo in avanti del Museo verso l’inclusione e l’accessibilità della propria collezione», spiega Nadia Righi, Direttrice del Museo Diocesano. A cui fa eco il già citato Don Mauro Santoro: «L’iniziativa è realizzata tra persone che credono in una missione specifica. Per noi della Diocesi questo lavoro non è punto di arrivo, ma un primo step verso un progetto ambizioso. Una meta a cui tendere continuamente. C’è sempre qualcuno che ha bisogno di essere incluso. Andiamo avanti con una tensione positiva, ricordandoci di non sedersi mai sugli allori».