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Murales dentro e fuori il carcere femminile di Rebibbia con il progetto “L’arte non ha sbarre”



L’epigrafe che a Roma ricorda il luogo in cui fu uccisa Caterina Martinelli a cui verrrà dedicato il murales

Le mura del carcere femminile di Rebibbia, così come è già accaduto per molti palazzi del quartiere omonimo,  stanno per  rivestirsi dei colori di un murales. E parallelamente le detenute impareranno a esprimere le loro emozioni attraverso l’arte seguendo laboratori di pittura. Il tutto all’interno del progetto.“L’arte non ha sbarre”  volto alla realizzazione di murales dentro e fuori le carceri. Il progetto, curato da Oriana Rizzuto, è sostenuto dalla Regione Lazio, vincitore del Bando Vitamina G,  che in questa edizionecoinvolge la sezione femminile di Rebibbia, al fine di sensibilizzare tutti e tutte alle difficoltà della condizione carceraria ma soprattutto per evidenziare l’importanza delle iniziative che possano influire sulla formazione e la rieducazione dei giovani e delle giovani dentro le case circondariali. Edoardo Ettorre, giovane street artist e Premio Rivelazione 2023 MArtelive, è l’autore del murale esterno di quest’edizione, dedicato a Caterina Martinelli. L’opera verrà inaugurata il 12 dicembre 2024 in via dell’Erpice, con la partecipazione del Municipio IV, con il Presidente Massimiliano Umberti e l’Ass. alla Cultura Maurizio Rossi, insieme ad altre realtà locali. Caterina Martinelli fu una donna coraggiosa. Partecipò alle manifestazioni insieme ai cittadini del quartiere contro lo stato di indigenza e fame in cui vivevano al Tiburtino III. Il 2 maggio 1944, durante un assalto avvenuto all’indomani delle manifestazioni del primo maggio, un agente della PAI (Polizia Africa Italiana), intervenuta per sedare il tumulto, la uccise con una fucilata. Caterina, madre di sei figli, cadde sul selciato con sei sfilatini nella borsa della spesa e una pagnotta stretta al petto, mentre teneva in braccio la sua bambina ancora lattante. Morì sopra la figlia, che sopravvisse ma con la spina dorsale lesionata. Il giorno seguente, sul marciapiede ancora insanguinato, un cartello ricordava la vittima: una madre affamata, mentre cercava di ottenere del pane per i suoi figli. Lei sarà la figura centrale del murale, simbolo di resistenza civile. L’opera di Ettorre, dal suo stile pittorico, spontaneo e gestuale, rappresenterà un tributo emotivo e potente a questa figura storica. Inoltre, il campo da calcio situato davanti al murale sarà ristrutturato per restituire una parte del territorio alla comunità locale. All’interno del carcere, le attività didattiche sono state seguite dalla psicoterapeuta Valentina Iavasile e condotte dalle artiste Tiziana Rinaldi Giacometti e Chiara Anaclio. Le loro opere, con temi legati alla libertà, all’autodeterminazione e alla parità di genere, saranno il culmine dei laboratori annuali con le donne recluse. Tiziana Rinaldi Giacometti raffigurerà una donna di spalle che cammina verso il futuro, tenendo per mano la sua bambina, simboleggiando la libertà e la prospettiva di vita mentre Chiara Anaclio rappresenterà un giardino ideale, un segno di speranza per migliorare il percorso quotidiano delle detenute. Il progetto è realizzato dall’associazione L’Arte non ha sbarre insieme ad Agnese Panzieri, prodotto da MArtesocial e fa parte dei progetti speciali della Biennale MArtelive, con la direzione artistica di Giuseppe Casa. 





Dal sito Famiglia Cristiana

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