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Monsignor Paglia: «L’ultima lezione di Francesco, amare tutti, salvare tutti»

Il giorno dopo che Roma, l’Italia e il mondo intero hanno celebrato il passaggio di Papa Francesco nell’eternità, le riflessioni sull’eredità lasciata dal defunto pontefice assumono un valore ancora maggiore. E tra coloro che, più molti altri, hanno la capacità e gli elementi per poter inquadrare il lascito di Francesco c’è sicuramente l’arcivescovo Vincenzo Paglia. Il presidente della Pontificia Accademia per la vita (nominato dallo stesso Bergoglio), nonché gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico “Giovanni Paolo II” per le scienze del matrimonio e della famiglia, ha lavorato a strettissimo contatto con Francesco. E ora ricorda i più grandi insegnamenti del Papa argentino. Dai temi legati alla vita e alla grande età, fino all’importanza delle Encicliche come mezzo per definire una visione globale per l’umanità.

Quale eredità o quale più grande insegnamento ci lascia Papa Francesco?

«Lascia un amore senza limiti come cuore del cristianesimo e lievito di un nuovo umanesimo. In questo orizzonte va compresa l’ultima sua enciclica “Dilexit nos”. Ovviamente restano importanti anche le altre, a partire dalla prima, che è programmatica: “Veritatis Gaudium”. Papa Francesco vuole un cristianesimo gioioso, appunto perché pieno d’amore. E con le due Encicliche “Laudato Sì” e “Fratelli Tutti” delinea la visione globale di cui l’umanità ha oggi bisogno: un’unica casa, cioè il Pianeta, di cui prendersi cura e un’unica famiglia, vale a dire quella dei popoli, di cui essere tutti responsabili. È questa la missione che deve qualificare la Chiesa di questo tempo». 

Papa Francesco ha avuto sempre a cuore il tema della grande età. Quanto è stata importante questa l’attenzione specifica?

«Papa Francesco fin dall’inizio ha mostrato una particolare attenzione agli anziani facendo capire che non sono uno scarto, bensì una risorsa per le nostre società. Il Papa lo ha compreso prima e meglio di altri. E ha voluto dedicare alla spiritualità della vecchiaia uno straordinario ciclo di catechesi. Anche gli anziani, a loro volta, sono esortati a comprendere sia la loro particolare vocazione, che la dimensione della destinazione della nostra vita. Cioè, l’Eterno». 

Il Pontefice ha sempre sottolineato anche l’importanza del rapporto tra anziani e giovani…

«Papa Francesco ha voluto istituire la “giornata dei nonni” per sottolineare il legame particolarissimo che c’è tra loro e i nipoti. Non solo sul piano affettivo ma soprattutto su quello della trasmissione del sapere, delle tradizioni. Il legame intergenerazionale è indispensabile per uno sviluppo solidale della società umana». 

Il Papa l’ha nominata presidente della Pontificia accademia per la vita. Che cosa chiedeva a chi svolgeva questo ruolo? 

«Lui voleva che l’Accademia sviluppasse un’attenzione alla vita in tutti i suoi aspetti. Non solo quelli iniziali come l’aborto e quelli finali come eutanasia, ma dell’intero arco della vita e in tutte le sue condizioni. In questo senso ha voluto che si abbandonasse la divisione tra principi negoziabili e non negoziabili. La vita va difesa sempre. In tale prospettiva ha chiesto che si accogliessero come membri dell’Accademia anche scienziati di altre confessioni cristiane e altre religioni per ampliare le riflessioni e le prospettive». 

Papa Francesco fino all’ultimo ha predicato la pace, cercando di farsi ascoltare spesso invano dai potenti della terra. Molti di questi stessi potenti gli hanno reso omaggio al funerale. La lezione del Papa in tal senso verrà recepita nel futuro prossimo?

«Papa Francesco non ha mai cessato di insistere sull’urgenza della pace tra i popoli. Fin dall’inizio ha denunciato la realtà di una “Terza guerra mondiale a pezzettini”. E lo scorso Venerdì Santo ha denunciato che stiamo già facendo il mondo a pezzi. Purtroppo non è stato ascoltato. L’augurio che possiamo farci è che la presenza dei potenti al funerale li impegni a ricucire almeno qualcuno di questi pezzi». 

Perché Bergoglio è stato molto apprezzato anche da chi non crede?

«Perché ha predicato e praticato un cristianesimo che guardava il mondo con gli occhi di Dio, il quale vuole salvare tutti e non solo i cattolici. Quante volte ha ripetuto che bisogna aiutare tutti, tutti, tutti…e tutti si sono sentiti amati da lui». 

Secondo lei esiste un vero erede spirituale di Papa Francesco? 

«Nessun Papa è la fotocopia dell’altro e ciascuno ha la sua specificità. Ed in questo aiuta la Chiesa a proclamare il Vangelo di sempre ma con il linguaggio proprio di ogni epoca».

Cosa si aspetta dal nuovo Pontefice?

«Sono certo che il Papa che verrà scelto non potrà non tener conto delle prospettive aperte da Francesco, proprio perché sono prospettive evangeliche. Ovviamente, ci saranno accentuazioni diverse, priorità differenti, prospettive nuove. Ma anche una sostanziale continuità il cui punto di partenza è il Concilio Vaticano II, che è stato la vera svolta epocale della Chiesa dell’età moderna». 

 

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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