La fiducia come bene prezioso per le relazioni. È il tema al centro della seconda edizione del Festival di spiritualità Soul (qui il programma dettagliato e completo), l’appuntamento promosso da Università Cattolica del Sacro Cuore e arcidiocesi di Milano, con il patrocinio del Comune di Milano, che torna dal 19 al 23 marzo in alcuni luoghi significativi della città. In calendario oltre 60 appuntamenti e 90 protagonisti d’eccezione. Ad aprire il Festival mercoledì 19 marzo alle 18 David Grossman nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e alle 21.30 Luigi Lo Cascio al Teatro Franco Parenti. Chiusura domenica 23 marzo alle 21.00 presso la Basilica di San Nazaro in Brolo con un recital di Simonetta Solder e Valeria Cantoni Mamiani dall’autobiografia di Santa Teresa di Lisieux.
Il programma è stato presentato venerdì mattina a Palazzo Marino alla presenza dell’assessore alla Cultura del comune di Milano Tommaso Sacchi, dell’arcivescovo Mario Delpini e della rettrice della Cattolica, Elena Beccalli.
«Questo festival», ha detto Delpini durante la conferenza stampa di presentazione, «vuole essere una specie di pausa di riflessione, di tempo opportuno per facilitare una riflessione. Su che cosa? La domanda che mi pongo spesso è che cosa fa di una città una città? Esistono studi, biblioteche intere. Io dico che la città non è un accampamento militare che è un luogo molto unito e organizzato in funzione di un nemico da combattere. Nell’accampamento le persone diverse si compattano perché c’è un nemico comune ma la città non ha nemici da combattere. La città», ha proseguito, «non è neanche un alveare, un mondo ordinato ed efficiente e ben organizzato. Lo scopo dell’alveare è produrre miele a costo della vita di chi lavora, quindi l’efficienza e l’organizzazione per la produzione. Anche se a Milano si produce tanto e dobbiamo essere efficienti, Milano non è un alveare. Non è neanche un mercato anche se si vende e si compra molto perché, se così fosse, si concepirebbe lo spazio pubblico solo come finalizzato al proprio interesse e guadagno».
Delpini si è chiesto, allora, che cos’è Milano? «Con questo festival intendiamo dire che la città ha delle ragioni profonde per sentirsi una comunità», ha sottolineato, «la paura, l’efficienza e l’interesse sono elementi che non conferiscono nessuna identità a Milano. Soul esprime questa persuasione. Milano è una città perché è animata dalla fiducia. Mi sembra importante rivendicare che c’è una radice profonda per il nostro convivere che ci salva dall’epidemia della solitudine che affligge la nostra città. Un festival come Soul dimostra che noi chiediamo aiuto a tutte le discipline, dalla letteratura alla scienza, dall’economia alla filosofia, dalle arti visive al teatro. Una complessità e polifonia di linguaggi che hanno questa intenzione che uomini e donne possano abitare la loro interiorità. Che ci siano persone che hanno buone ragioni per vivere con gli altri e sentirsi parte di una storia comune. Quali sono le ragioni profonde che si trovano nell’animo di ciascuno per sentirsi parte di una città? La prima è che la singolarità sia interpretata come vocazione al bene comune. Come si interpreta la relazione con gli altri. Il festival dice che deve essere animata da uno spirito di fiducia e di stima. Questo non è così evidente nella vita ordinaria ma se scendiamo nel profondo troviamo buone ragioni per fare di questo agglomerato di persone una città».
La rettrice della Cattolica ha spiegato che «per l’università la collaborazione al Festival è un motivo per riscoprire cos’è un’università e riscoprire anche il nostro radicamento nella città». Il Festival, ha proseguito Beccalli, «contribuisce alla città almeno da due prospettive. La prima è quella di mettere in evidenza, anche alla luce della prima edizione di Soul dell’anno scorso, che a Milano c’è una sete di spiritualità e tentare di dare qualche risposta. Il tema del festival è importante perché rappresenta una chiave di lettura per la nostra epoca. C’è sempre meno fiducia, nelle relazioni, nella vita pubblica e sociale, nelle istituzioni, e questo ci riporta a una domanda fondamentale: come fare a ricrearla? Non si tratta tanto di fare di più ma di fare la cosa giusta. L’impegno che un’istituzione universitaria come la nostra ha è quello di alimentare questo bene così scarso e così prezioso. Un percorso che non possiamo fare da soli. L’idea e passare dall’ io a una dimensione che dia valore al noi Soul ha anche il compito di creare una rete di alleanze nella città e per la città».