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«Meloni-Calenda, una stessa agenda»: il M5s scende in piazza contro il riarmo

«Oggi si rompe la farlocca luna di miele di Meloni costruita con le menzogne. Oggi si costruisce l’alternativa», ha tuonato Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, dal palco della manifestazione nazionale contro il riarmo che si è svolta a Roma sabato 5 aprile. Una piazza gremita, una folla eterogenea, non solo iscritti al Movimento. «Ringrazio quanti sono qui anche senza avere la tessera M5s o che non condividono alcune nostre posizioni. Vi accogliamo con rispetto. Questa piazza è di chi vuole la pace».

Lo slogan ricorrente è stato un secco «no» al piano europeo di riarmo approvato dal governo Meloni, secondo Conte senza alcun mandato parlamentare. «Un altro fallimento di questo governo – ha detto – che rimarrà nella storia».

Accanto al M5s anche una delegazione del Partito Democratico, con in prima fila il capogruppo al Senato Francesco Boccia, Susanna Camusso, Marco Furfaro, Antonio Misiani, Paolo Giani e Sandro Ruotolo. Boccia ha parlato chiaro: «Alcune cose ci dividono dal M5S ma altre ci uniscono. Siamo d’accordo sulla critica alla corsa al riarmo dei 27 Stati e alla necessità di intensificare gli sforzi diplomatici. Con i 5S siamo già alleati in molte amministrazioni locali. Oggi siamo qui per dire che un pezzo importante dell’opposizione c’è. E vogliamo mandare a casa Giorgia Meloni e Matteo Salvini».

Sotto al palco, tra i cartelli spicca uno che gioca con ironia e rabbia: «Mettete Meloni nei vostri cannoni». Altri striscioni denunciano la sproporzione tra le spese militari e i fondi destinati a sanità, scuola, lavoro, o emergenze come terremoti e alluvioni.

Meloni, Crosetto, Calenda: i nomi che ricorrono più spesso tra i bersagli degli slogan urlati dai manifestanti. Uno su tutti: «Meloni-Calenda, una stessa agenda». Altri ancora, soprattutto tra i manifestanti più giovani, ripetono: «Meloni e Crosetto toglietevi l’elmetto».

Alla manifestazione si sono affacciati anche volti del mondo della comunicazione. L’influencer De Crescenzo, intervistato dall’ANSA, ha dichiarato: «Sto pensando di fare qualcosa in politica. Ho portato molte persone qui oggi, è importante esserci».

Intanto a Milano, mentre in centro si teneva un’altra manifestazione contro il riarmo promossa da Marco Rizzo, coordinatore di Democrazia sovrana e popolare, prendevano forma altri due cortei: il consueto presidio pro Palestina del sabato pomeriggio, e la “mobilitazione diffusa” contro il decreto sicurezza. Tutti uniti da un denominatore comune: il rifiuto della guerra e di una deriva che, secondo gli organizzatori, «ci sta portando da un’emergenza all’altra per legittimare politiche autoritarie».

Una giornata che ha visto piazze diverse, ma un messaggio condiviso: l’Italia non vuole diventare un Paese militarizzato, né restare in silenzio davanti a chi, in nome della difesa europea, investe più in armi che nei servizi essenziali.

 

foto Ansa





Dal sito Famiglia Cristiana

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