Sono stati condotti fuori dalla Striscia e trasferiti in una base militare nei pressi della comunità di confine di Re’im, per un controllo, gli ostaggi israeliani rilasciati questa mattina da Hamas come prevedeva il sesto round della prima fase dell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. La liberazione è avvenuta a fronte del rilascio di 369 detenuti palestinesi, di cui 36 condannati all’ergastolo
Roberta Barbi – Città del Vaticano
È avvenuta a Khan Younis, città nel sud della Striscia di Gaza, la liberazione dei tre ostaggi prevista per oggi: il russo-israeliano Sasha Trufanov di 29 anni, l’israelo-americano Saguy Dekel-Hen di 36 e il 46enne Yair Horen, tutti catturati il 7 ottobre 2023 nel kibbutz di Nir Oz, torneranno presto a casa. In cambio, Israele ha liberato 369 detenuti, 36 dei quali stavano scontando una condanna all’ergastolo: si tratta del più consistente rilascio di palestinesi della prima fase; tra loro anche Kamal Adwan, direttore dell’ospedale di Gaza. La consegna dei tre ostaggi israeliani è avvenuta come al solito alla Croce Rossa, dopo averli fatti sfilare sul palco allestito per l’occasione dove sventolano bandiere di Hamas e della jihad islamica e oggi anche un cartello in tre lingue con scritto: “Nessun trasferimento se non a Gerusalemme”, in riferimento al recente piano espresso da Trump sul futuro di Gaza.
La soddisfazione del premier Netanyahu
“Accogliamo gli ostaggi con un grande abbraccio. Abbiamo preparato il loro ritorno e, insieme alle loro famiglie, li aiuteremo nella riabilitazione dopo i lunghi e tormentati giorni di prigionia”. Lo ha dichiarato l’Ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu, citato da Times of Israel: “Anche questa settimana, Hamas ha tentato di violare l’accordo e di creare una falsa crisi con affermazioni infondate. Grazie al dispiegamento delle nostre forze all’interno e intorno a Gaza, e grazie alle dichiarazioni chiare e inequivocabili del presidente Trump, Hamas ha fatto marcia indietro e il rilascio degli ostaggi è proseguito”. Ieri l’ufficio del premier israeliano Netanyahu aveva diffuso una nota in cui si affermava che il governo “sta lavorando in pieno coordinamento con gli Stati Uniti per garantire il rilascio del maggior numero possibile di ostaggi vivi il più rapidamente possibile”. Con il ritorno a casa dei tre di oggi, nelle mani di Hamas restano ancora 14 ostaggi dei 33 previsti nella prima fase dell’accordo.
I Paesi arabi al lavoro per Gaza
Intanto c’è incertezza su come procederà l’accordo dopo la giornata di oggi: i Paesi arabi si sono messi al lavoro per un elaborare un piano sul futuro di Gaza alternativo a quello Usa, che sarà poi presentato in occasione del vertice del 27 febbraio al Cairo. I lavori sono guidati dall’Arabia Saudita che si confronterà con Egitto, Giordania ed Emirati: tra le proposte, un fondo per la ricostruzione della Striscia guidato proprio dai Paesi del Golfo e un accordo per mettere da parte Hamas, nessuna espulsione dei palestinesi e un orientamento verso la soluzione a due Stati.