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Luca tolto alla famiglia affidataria e dato in adozione a un’altra. Il punto di Fondazione albero della vita che aveva gestito i quattri anni di affido


Il caso  Luca, nome di fantasia, è stato affidato nel 2020 a una coppia della provincia di Varese quando aveva solo un mese. Doveva restare con  loro per un “progetto ponte”, quindi per un tempo limitato, ma di fatto è rimasto quattro anni, prima che il Tribunale per i minorenni di Milano, con una sentenza dello scorso dicembre, ne decretasse l’adozione e il suo inserimento in una famiglia adottiva,  diversa da quella con cui aveva vissuto fino a quel momento e che a sua volta aveva chiesto l’idoneità all’adozione. Il caso ha suscitato grande clamore, con dure prese di posizione sulla stampa e sui social.


L’analisi di Fondazione Albero della vita

Dal 2006, all’interno delle attività a favore dell’infanzia  in Italia e nel mondo di Fondazione Albero della vita è attivo il Progetto affido: in collaborazione con i Servizi Sociali territoriali si occupa di sensibilizzare e formare famiglie disponibili all’accoglienza e di proporre abbinamenti tra queste e i bambini e ragazzi che hanno bisogno di un contesto famigliare affidatario. Sempre su incarico dei Servizi Sociali Territoriali, la Fondazione è stata poi incaricata  di accompagnare il nucleo familiare per un tempo minimo di due anni con diversi interventi di sostegno, psicologico ed educativo. Tra le famiglie affidatarie seguite anche quella che aveva preso in carico il piccolo Luca. Ecco l’intervento di Fondazione Albero della vita per chiarire le dinamiche della discussa vicenda:

«La storia di Luca inizia 4 anni fa quando, a pochi giorni dalla nascita, il Tribunale per i Minorenni valuta che le condizioni di pregiudizio nella sua famiglia di origine siano tali da dover disporre per lui un’ immediata accoglienza in una famiglia affidataria. I progetti di Affido che richiedono un’immediata disponibilità si chiamano di “Pronta Accoglienza” ; protagonisti insieme al bambino sono famiglie formate e capaci ad accogliere amorevolmente il bambino per un “periodo ponte”, il breve tempo necessario a valutare l’evoluzione della progettualità. Nella storia di Luca la “Pronta Accoglienza” si è dilatata nel tempo fino al compimento dei suoi quattro anni.  
L’equipe del Progetto Affido di Fondazione L’ Albero della Vita ha curato l’inserimento in famiglia e sostiene la situazione di Luca dal suo avvio, nel 2020.
Nell’ultimo mese siamo stati chiamati dal Tribunale dei Minorenni per seguire il passaggio dalla condizione di affido a quella di adozione in una famiglia diversa da quella che ha accolto il bambino subito dopo la sua nascita.
La situazione è molto delicata e richiede riservatezza a tutela di tutti gli interessati. La storia di Luca è lunga e complessa. Il suo epilogo fa discutere, scuote cuori e coscienze anche a chi, come noi, fa questo lavoro da sempre. La divulgazione al grande pubblico, in assenza di tutti gli elementi – doverosamente protetti da privacy – non aiuta, genera lacerazioni e getta ombre su un istituto virtuoso e importante come è l’affido familiare. Per questo motivo, a doverosa tutela di tutti gli interessati, abbiamo scelto di esprimerci solo ora.
Come operatori del Progetto Affido siamo stati impegnati nella delicatissima ricerca di un equilibrio tra adempimento del mandato formale del Tribunale di accompagnare il passaggio e l’attenzione al bambino e alla famiglia.
Ma – dovendo tralasciare i dettagli che hanno determinato questa scelta – è doveroso non perdere di vista la possibilità che dolori e traumi siano sanabili, che un nuovo equilibrio sia conquistabile.
La maggior parte dei bambini collocati in nuove famiglie, allontanati dai loro genitori di origine, arrivano accompagnati da importanti traumi, storie di vita complesse e faticose; se pensassimo che non siano possibili riparazione e speranza di risanare, non faremmo questo lavoro.
La storia di Luca è complessa e divisiva, perché contrappone duramente giurisprudenza e vita reale, ragioni e sentimenti, giuste leggi e applicazioni discutibili. 
 

Sulla legittimità di questa decisione, sugli aspetti di tutela e di pregiudizio, sulle motivazioni, e ancora sul ruolo e sulle responsabilità degli operatori della Tutela, ci sarà ancora da riflettere e lavorare, affinché il sistema –giuridico e protettivo – sia sempre più rispondente ai tempi e ai bisogni di vita dei bambini.
La Legge 173 del 2015 ha introdotto il “Diritto alla continuità Affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare”. Luca oggi è nella famiglia adottiva, ma conserva il diritto di mantenere le relazioni che l’hanno accompagnato nei primi anni della sua vita. La famiglia affidataria che ha accolto Luca è stata un esempio di accoglienza, amore e cura. Hanno saputo cogliere e attuare il senso più profondo e autentico dell’affido familiare, che dovrebbe sempre contemplare anche il lasciare andare. Hanno saputo farlo con grande competenza e disponibilità nelle numerose esperienze precedenti.
Luca ora è andato, e tanto è il sostegno e la cura che ha intorno. Nel suo primario interesse speriamo che sia possibile realizzare quella continuità affettiva con la famiglia che lo ha amato e cresciuto in questi anni.
Nel lasciare andare non c’è perdita, c’è trasformazione che può arricchire, anziché spezzare».
 





Dal sito Famiglia Cristiana

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