Dopo le dichiarazioni dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, ben 79 Paesi aderenti al tribunale con sede a L’Aia hanno firmato una dichiarazione in cui condannano la decisione presa dalla Casa Bianca
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
All’indomani delle sanzioni contro la Corte penale internazionale annunciate dall’amministrazione Trump, sono numerose le reazioni a sostegno dei giudici. 79 Paesi aderenti alla Cpi hanno condannato la decisione annunciata giovedì 6 febbraio dalla Casa Bianca. Lo ha dichiarato la stessa Cpi, precisando che “è al fianco del proprio personale e si impegna a continuare a offrire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo”. A difendere il tribunale con sede a L’Aia si è schierata quasi tutta l’Unione Europea. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha affermato che “la Cpi garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale”. La dichiarazione a favore dei giudici non è stata firmata, tra gli altri, da Italia, Australia e Corea del Sud. Sostiene che “le sanzioni comprobbero pesantemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo, aumentando il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciando di erodere lo stato di diritto internazionale”.
La condanna delle Nazioni Unite
Ancor prima della dichiarazione congiunta, arrivata nel pomeriggio di venerdì 7 febbraio, sono state le Nazioni Unite ad intervenire. L’Onu ha infatti chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni alla Corte penale internazionale. “Deploriamo profondamente le sanzioni individuali annunciate giovedì contro il personale della Corte e chiediamo che questa misura venga revocata”, ha dichiarato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani.
Gli Stati Uniti
Giovedì 6 febbraio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale, accusandola di “azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele”. Per quanto riguarda Israele, Trump ha fatto riferimento al mandato d’arresto internazionale emesso a novembre 2024 dalla Corte contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Entrambi i Paesi non sono firmatari dello Statuto di Roma, il trattato che nel 1998 istituì la Corte penale internazionale, e quindi non ne riconoscono la giurisdizione. Già durante il suo primo mandato Trump applicò sanzioni contro la Cpi, nel 2020, quando la Corte aprì un’indagine sui crimini commessi durante la guerra in Afghanistan sia dai talebani sia dall’esercito statunitense e dalla CIA. Le sanzioni danno agli Stati Uniti la possibilità di congelare beni appartenenti a membri della Corte e di negare il visto a loro ed ai familiari.