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Lo strazio per la perdita prematura di Filippo, l’angelo col naso rosso morto a 26 anni dopo la clownterapia con i bambini di Niguarda

Aveva appena finito di far ridere i piccoli pazienti di un reparto dell’ospedale Niguarda, col suo naso rosso da clown. Filippo Bonacchi, 26 anni, è morto sabato scorso 29 marzo per un malore improvviso, di cui ancora non si conosce l’origine. Nonostante i soccorsi immediati, non c’è stato nulla da fare. Nato a Pistoia, attore, ballerino, mimo, giocoliere, clown, Filippo era un artista poliedrico, ma in corsia era un “volontario col naso rosso”, uno di quelli che ti risolleva la giornata, fatta di attese, referti, esami, ore interminabili in un letto, spesso senza parlare con nessuno. Uno di quegli “angeli” che allevia la stanchezza e lo sconforto delle mamme e dei papà, a fianco dei piccoli ricoverati.

Fortunato tra i meno fortunati

“Tutte le fortune agli altri”, ecco noi siamo gli altri: così recita il post sul suo profilo Instagram del 17 gennaio scorso, sotto la foto scattata in corsia all’Istituto Gaetano Pini di Milano, una delle strutture in cui Filippo faceva volontariato, praticando la clownterapia – o terapia del sorriso – entrata da tempo nelle strutture sanitarie per dare gioia e sollievo a chi è ricoverato. Una pallina rossa incastrata sulla punta del naso, il camice bianco con attaccata una pioggia di pon pon colorati, un peluche che fa capolino da una tasca, la camicia azzurra con le nuvole disegnate. Ma di immagini e filmati così ce ne sono tanti, in cui balla, canta, fa il giullare, improvvisa un casquè con le infermiere. Lo scopo era sempre lo stesso: far ridere – o almeno sorridere – chi non ne ha per niente voglia, perché in ospedale, lo sappiamo, il tempo non passa mai. Considerandosi un fortunato della schiera di quegli “altri”, che in reparto ci entrano solo per andare a trovare qualcuno che sta male, Bonacchi aveva messo il suo talento al servizio dei più fragili, regalando scene buffe, battute, scherzi e piccoli trucchi da giocoliere: momenti che interrompono una giornata sempre uguale a se stessa, spazzando via – anche solo per mezz’ora – i pensieri più neri, cancellando la paura, alleviando il dolore.«Noi li chiamiamo i nasi rossi», dicono all’Associazione Erika per la lotta ai Disturbi del comportamento alimentare Odv dell’ospedale Niguarda, dove Filippo ha donato il suo tempo e la sua allegria per l’ultima volta. Era anche lui un naso rosso. «Veniva qui una volta al mese a regalare gioia ai nostri pazienti, insieme ad altri due volontari». Quell’amore per i clown veniva da lontano, da quando da ragazzo aveva deciso quasi per caso di salire su un palco e farne la sua vita.

Dal circo al teatro, passando per Parigi
«Ho iniziato a fare questo tipo di spettacoli grazie ai miei genitori che mi hanno regalato per la festa del mio diciottesimo compleanno la performance di un gruppo di attori meravigliosi, e parlo del Circo Nero, una compagnia che con le sue esibizioni, rigidamente in abiti che ricordano i clown del circo, riesce a trasmettere tantissime emozioni in un concentrato fisico di musica e balli», ha raccontato nel 2021 in un’intervista al sito ArtEventi News. «Ne fui talmente colpito che pochi giorni dopo chiesi se fosse possibile unirmi a loro. Ecco, questo è il vero inizio. E da loro ho imparato tantissimo». Filippo inizia a studiare recitazione al liceo, al Funaro di Pistoia, ma dopo la maturità scientifica lascia la sua città e approda a Milano per realizzare il suo grande sogno: fare teatro. Un teatro “strano, ma bello” come amava definirlo. Si diploma nel 2021 alla Civica Scuola di teatro Paolo Grassi di Milano nel corso Teatrodanza, per poi volare a Parigi, dove studierà per due anni all’École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq. «Ne sono felicissimo», aveva dichiarato dopo aver superato le selezioni per l’ammissione, «perché avrò la possibilità di studiare esattamente ciò che mi interessa: un metodo di movimento del corpo che parte dalla maschera neutra e passa attraverso il clown e il mimo, per dare una preparazione essenziale e precisa del movimento dell’attore». La sua passione travolgente e il suo impegno lo portano a fare esperienze con artisti del calibro di Misha Usov del Cirque du Soleil (entrare a farne parte è il suo sogno), Maria Consagra della scuola del Piccolo Teatro di Milano e Kuniaki Ida, cofondatore del Teatro Arsenale di Milano. Intanto nel 2022 fonda, con altri giovani attori, la Compagnia Teatrale Bacchetti e si cimenta come autore, scrivendo “Le corna di Gastone” tratto da un testo di Ettore Petrolini, e lo spettacolo “Lume”, messo in scena un anno fa proprio a Pistoia.

L’impegno in corsia come volontario

Ma la sua vita non è fatta solo di questo: tra una performance e l’altra, danzando su tessuto aereo e librandosi sul trapezio, Filippo trova spesso del tempo da dedicare a chi a teatro non può andarci, e nemmeno al circo. E così si infila un naso rosso sulla punta del naso e dispensa risate nelle corsie ospedaliere, mettendo nel volontariato lo stesso fuoco che mette sul palcoscenico. «Ho molto amato questo tizzone di vita bruciante, volato a Parigi per completare gli studi dell’amato Lecoq e diventare danzatore, performer e clown dirompente», ha scritto sui social dopo la sua morte Marinella Guatterini, una delle sue insegnanti della Paolo Grassi. «Non mancava di mandarmi disegni, di chiamarmi e si ricordava di me ad ogni piè sospinto. Questo la Morte non lo doveva fare».

Una scintilla che non si spegnerà

«Quando si è in scena con il pubblico davanti, spesso si riesce a percepire che si sta instaurando un rapporto quasi alla pari, nel quale si dà e si riceve; e questo sentire è un elemento fondamentale per un attore, specialmente nel genere di teatro, quello fisico, che io prediligo», dichiarava ad ArtEeventi News. Filippo ha dato e ricevuto tanto, non solo calcando le scene, ma anche nelle corsie degli ospedali, dove imbastiva “trenini” per grandi e piccoli, alcuni con lo stelo della flebo appresso, soffiando in trombette stonate e intonando canzoncine inventate sul momento. Grandi e piccoli che ora lo piangono ma che continueranno a pensare a lui, ricordando il suo naso rosso e il suo sorriso.

 

foto Facebook





Dal sito Famiglia Cristiana

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