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Lingue, nazioni e “diritti dei popoli” nell’ordine internazionale



Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Rocco Walter Ronza spiega cosa è il nazionalismo civico che affonda le sue radici nella tradizione ecclesiale; un equilibrio tra particolarità e universalità

Rocco Walter Ronza *

L’invasione russa dell’Ucraina ha riacceso il dibattito sui diritti dei popoli, nonché sul legame tra lingua e identità nazionale. La Russia di Putin ha negato l’esistenza dell’Ucraina come nazione autonoma, definendo la lingua ucraina un “dialetto” del russo, e ha accusato Kiev di non rispettare i diritti della minoranza russofona. Tali argomentazioni hanno evocato il principio di nazionalità, che associa lingua, popolo e diritto all’autodeterminazione.

Dall’unificazione italiana e tedesca fino alla Prima guerra mondiale, la lingua è stata centrale per disegnare i confini tra le nazioni, alla ricerca di un ordine internazionale giusto e pacifico. Tuttavia, il fallimento nel prevenire lo scoppio della Seconda guerra mondiale e la difficoltà ad applicare il principio nelle ex colonie europee hanno spinto a distinguere due modelli di nazionalismo. Ad un nazionalismo “etnico”, esclusivo e aggressivo, si è contrapposto un nazionalismo “civico”, che promuove l’inclusione e riconosce i diritti delle minoranze. In Europa, la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, a cui ha aderito anche l’Ucraina (ma non la Russia), ha riaffermato il nazionalismo civico come modello per la tutela delle diversità linguistiche dopo la crisi jugoslava.

Il nazionalismo civico si basa sull’esperienza delle grandi nazioni liberali, ma affonda le sue radici nella tradizione della Chiesa latina, che ha sempre mirato a bilanciare universalismo e particolarità linguistica, utilizzando il latino come lingua liturgica e riconoscendo, allo stesso tempo, il valore delle lingue volgari. Il Concilio Vaticano II, nel 1964, ha sancito l’uso delle lingue nazionali nella liturgia, rafforzando questo principio. Tutto ciò si inserisce nella dottrina sociale della Chiesa, che riconosce il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, ma sottolinea anche il dovere di non opprimere le minoranze e di “vivere un atteggiamento di pace, rispetto e solidarietà con le altre nazioni”, come recita il Compendio del 2004. Un equilibrio tra particolarità e universalità è essenziale ancora oggi per costruire un ordine internazionale stabile.

Docente di Politiche e multilinguismo presso l’Università Cattolica del Sacco Cuore

Ascolta il podcast del Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa

Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Rocco Walter Ronza, curatore della voce: “Lingue, nazioni e ‘diritti dei popoli’ nell’ordine internazionale” del Dizionario di Dottrina sociale.



Dal sito Vatican News

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