Fare tutto il possibile per riportare a casa, in Italia, Alberto Trentini, il cooperante veneziano che dallo scorso novembre è rinchiuso in carcere in Venezuela. E’ quanto chiede a gran voce la famiglia, che nel giorno del Mercoledì delle ceneri, oggi 5 marzo, ha lanciato insieme ai legali e agli amici di Alberto l’iniziativa di un digiuno a staffetta: si digiuna a turno per 24 ore, fino a quando il cooperante non sarà liberato. Chiunque può unirsi all’iniziativa, compilando un form (bit.ly/digiuno-alberto-trentini) nel quale si indica la data nella quale si intende digiunare. “Un segnale di vicinanza alla sua solitudine. Un atto di solidarietà per stargli vicino. Un piccolo sacrificio per richiedere la sua liberazione”, si legge nella pagina dlel’iniziativa. Un gestio simbolico per tenere desta l’attenzione sul dramma del cooperante impegnato in Venezuela con una Ong internazionale, arrestato lo scorso 15 novembre (da allora non ha avuto la possibilità di parlare con i suoi familiari).
Il Governo italiano, attraverso il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, sta compiendo tutti gli sforzi diplomatici possibili per riportare a casa Alberto Trentini. Ma lo stesso Ministro ha affermato che il compito non è affatto semplice e la situazione è molto complessa, anche se l’Italia non sta rinunciando a nessuna iniziativa. I motivi dell’arresto non sono ancora chiari. Tutti i canali sono stati attivati, ma al momento non ci sono passi avanti.
Intanto, la campagna per chiedere la liberazione del cooperante prosegue anche con l’iniziativa “Alberto Wall of Hope” (Muro di speranza di Alberto), lanciata sul sito miro.com: più di 300 persone si sono scattate un selfie con in mano un foglio che raffigura l’immagine di Trentini e la scritta “Alberto Trentini libero”. E’ inoltre in corso la petizione sul sito Change.org.
Trentini era arrivato in Venezuela ad ottobre del 2024 per lavorare con la Ong internazionale Humanity & inclusion. Laureato in Storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, il cooperante originario del Lido di Venezia ha una lunga esperienza nel campo umanitario e ha operato con diverse Ong . come il Consiglio danese per i rifugiati, Solidarités International, Première Urgence Internationale, l’italiana Coopi – in numerosi Paesi, dall’Etiopia al Nepal, dalla Grecia al Libano, dal Perù alla Bosnia-Erzegovina.
In una nota si legge che il 15 novembre, mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito, Trentini è stato fermato a un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Sembra che pochi giorni dopo il fermo sia stato trasferito a Caracas e ad oggi risulta “prigioniero” in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione. Dalle autorità venezuelano e da quelle italiane non è stata rilasciata alcuna comunicazione ufficiale. Da quanto si sa, nessuno è riuscito a vederlo o a parlare con lui, neppure l’Ambasciatore italiano.