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L’Amore di Dio sposta anche anche le pietre

di Fernando Filoni
Cardinale, Gran Maestro dell’ Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

La Pasqua è il punto centrale della fede cristiana. Come scrive San Paolo: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1Cor 15,17). Semplice e chiaro.

Nel corso degli anni la Chiesa si è interrogata e ha lavorato per elaborare questa verità che è al cuore della fede. Nel Concilio di Nicea, del quale ricorre quest’anno il 1700° anniversario, si arrivò alla compilazione del Credo che ancora oggi recitiamo nella Santa Messa nei giorni liturgici festivi: 

«Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra…
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio…
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita…
Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica…».

Dopo l’editto di tolleranza costantiniana, la Chiesa cominciò ad uscire dalle catacombe e dalle persecuzioni e nel 325 Costantino convocò un Concilio, il primo dopo quello di Gerusalemme che ci viene raccontato negli Atti degli Apostoli (At 15,1ss); a Nicea i vescovi si riunirono per discutere e definire insieme alcuni punti fondamentali della fede. Le divisioni e le eresie erano tante e questo confronto era davvero necessario per poter continuare a camminare insieme. 

E il mistero di Gesù (insieme all’unicità di Dio, al dono dello Spirito Santo e alla realtà della Chiesa) viene delineato in modo chiaro e preciso: Lui, l’Unigenito, «nato dal Padre prima di tutti i secoli», che «si incarnò nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo», che «fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto» e «il terzo giorno è risuscitato».

Il Risorto cambia la storia. Da quella tomba, fuori dalla città di Gerusalemme, nella quale era stato posto un “malfattore”, il “vuoto” impera. Quel vuoto che non è assenza, ma pienezza e segno supremo di amore, di  un amore che “esplode” e sposta le pietre, come in quel giorno di Pasqua in cui la pietra non poteva più stare davanti al Sepolcro: la morte è stata vinta e per sempre; per noi cristiani questa è una certezza, è la nostra fede.

Mentre le tante guerre insanguinano il mondo, compresa la Terra Santa, non possiamo dimenticare che è questo amore di Dio, riversato in noi attraverso lo Spirito, a darci conforto e a spingerci nella nostra missione. Siamo eredi dei “Testimoni” della tomba vuota, del sepolcro aperto da cui sgorga la vita eterna che spinge noi, a nostra volta, a testimoniarla nel mondo, anche dove il suono delle sirene e i pianti di madri, padri, figli che hanno perso una persona cara, risultano drammatici. Discepoli del Vincitore della morte, solleviamo lo sguardo avendo a cuore una parola di speranza anche per chi è attorno a noi.

In quest’anno giubilare in cui la Pasqua viene straordinariamente celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, eleviamo insieme la comune acclamazione: «Christòs anésti, Cristo è risorto»: questa è la fede che professiamo nel Credo niceno-costantinopolitano e per la quale in molti hanno dato la vita fino al martirio.

Chiediamo in questa Pasqua che la pace del Risorto sia il dono reale per tutti.

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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