«Nella Striscia di Gaza la popolazione è allo stremo: alla distruzione causata da nove mesi di conflitto, si aggiunge una grave crisi alimentare e idrica. La mancanza quasi totale di acqua potabile sta generando un’emergenza igienica e sanitaria senza precedenti. Le persone sono costrette a bere acqua contaminata, con gravi danni per la propria salute. I rifiuti e le acque reflue si accumulano ovunque creando un ambiente insopportabile e favorendo la diffusione di malattie. A questo si aggiunge la difficoltà di trovare cibo, le scorte di beni essenziali si sono dimezzate e i prezzi sono alle stelle. Molte famiglie passano intere giornate senza mangiare». A lanciare l’allarme è Fondazione CESVI, presente sul campo con un team emergenza che sta lavorando da mesi per offrire sostegno alla popolazione.
Dall’inizio della guerra, almeno il 50% dei pozzi e impianti di desalinizzazione sono stati bloccati o distrutti e la carenza di carburante ha un impatto catastrofico sull’approvvigionamento idrico: la metà dei pozzi ancora funzionanti ha smesso di pompare acqua, mentre due impianti di desalinizzazione nel centro e nel sud di Gaza hanno cessato le operazioni il 30 giugno.
Circa il 96% della popolazione (2,15 milioni di persone) soffre di insicurezza alimentare acuta; di questi, oltre 495 mila sono in condizioni di insicurezza alimentare catastrofica. La situazione è particolarmente grave per le donne incinte e i bambini: 346mila bambini sotto i 5 anni e 557mila donne soffrono di alti livelli di insicurezza alimentare e hanno bisogno urgente di cibo o di integratori.
L’accumulo di rifiuti e acque reflue sta ulteriormente peggiorando la situazione sanitaria, mentre l’ondata di caldo estremo e la mancanza di acqua pulita continuano a favorire la diffusione di malattie infettive. Sono stati segnalati già oltre 10mila casi di epatite A e 880mila casi di patologie respiratorie. Inoltre, si registra un tasso di malattie diarroiche 25 volte superiore al periodo precedente al conflitto, con 485 mila casi e il 90% bambini sotto ai 5 anni sono affetti da una o più malattie.
«Stiamo proseguendo le nostre distribuzioni e in questo momento stiamo consegnando acqua potabile nelle zone centrali della Striscia, l’obiettivo è raggiungere oltre 1.200 famiglie», ha dichiarato Roberto Vignola, vicedirettore generale CESVI. «Per assistere la maggior parte degli sfollati interni, stiamo focalizzando le nostre operazioni nelle zone di Deir el-Balah e Khan Younis, al centro della Striscia, con l’obiettivo complessivo di distribuire 50.000 litri di acqua potabile al giorno, per almeno 50 giorni, raggiungendo 4 comunità di sfollati. La Fondazione opera nel territorio dal 1994 e questo ci ha permesso di intervenire rapidamente sul campo, nonostante le difficoltà nel far pervenire gli aiuti umanitari all’interno della Striscia. Stiamo offrendo assistenza, con un’attenzione particolare ai bambini malnutriti e alle famiglie senza accesso ai beni di prima necessità».
L’intervento dell’organizzazione prevede anche la consegna di kit igienico-sanitari a 300-350 famiglie vulnerabili, inclusi kit con assorbenti e prodotti specifici per l’igiene femminile, e il sostegno alla riabilitazione di strutture igienico-sanitarie. Da quasi 40 anni Fondazione CESVI è impegnata nel contrasto alla malnutrizione e alla fame, dal Corno d’Africa al Medio Oriente. Informazioni: www.cesvi.org
(Foto di Fondazione CESVI: distribuzione di acqua a Gaza)