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La voglia di vivere in uno scontrino

di Adriana Tosca

scrivete ad adritosca@gmail.com

Sono al bar dell’ospedale e sto aspettando che il volontario dell’ Auser mi venga a prendere.

Ho appena terminato la mia infusione di chemio, ho i brividi, sento molto freddo nonostante non abbia tolto la giacca.

Intorno a me un via vai incredibile, come è normale che sia, ma non mi disturba. Osservo… ascolto voci …suoni … Sento il profumo delle brioches appena sfornate e dei panini tostati sulla piastra e immagino di essere in una caffetteria parigina … È come se fossi a teatro… Sono una spettatrice.

Galleggio in un mare di pensieri … Alcuni mi tengono a galla, altri sono pesanti come macigni e cercano di trascinarmi sul fondo…

Il vero caos non è esteriore ma è quello che meno si fa sentire… 

Poso lo sguardo su una signora in attesa e penso : «Lei cresce vita… io cresco una malattia … ». Poi mi ricredo.

Questo non è un mio pensiero ma quello di tutte le persone alle quali faccio paura perchè sono malata! E io vorrei riuscire ad abbracciarle tutte e dir loro : «Guardami negli occhi ! Guarda il mio sorriso! Senti il calore del mio abbraccio?»

Un ragazzo in carrozzina si sta avvicinando al tavolo accanto al mio. Negli ospedali è normale, anche se non si è portatori di disabilità, non so se lui lo è, non mi interessa. Ha un viso bellissimo! Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi… Non trasmettono angoscia, forse un po’ di disagio, ma nello stesso tempo un mare di dolcezza. Mi chiedo se sia simile al quel mare che sta tenendo a galla me.

Scrivo velocemente il mio numero di telefono su uno scontrino e una frase …«Ciao … mi chiamo Adriana, il tuo sguardo mi ha colpito. Mi piacerebbe ascoltare la tua storia… Sono una malata oncologica … Forse abbiamo tanto da raccontarci …».

Sorrido e me ne vado giusto in tempo per non creargli imbarazzo. L’idea che, nonostante la malattia, ci sia spazio per creare nuovi legami e per scoprire storie altrui è un messaggio potente e universale, penso tra me e me.

Ora ha il mio numero, chissà se mi chiamerà.

Non sto più galleggiando, sono arrivata a riva.

 

 

 

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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