Il ricordo del Pontefice scomparso nelle parole di religiosi e laici della terra di Gesù. I francescani Patton e Faltas: invitava a non dismettere la speranza, filo conduttore “dei tanti interventi che ha svolto in favore della pace durante questi diciannove mesi di guerra a Gaza”
Roberto Cetera – Città del Vaticano
In Terra Santa Papa Francesco non è soltanto la guida spirituale dei cattolici. Per la gente è il leader mondiale che più si è impegnato per la fine della guerra, per il riconoscimento della dignità e indipendenza del popolo palestinese, per il rifiuto netto dell’antisemitismo e per una coesistenza di reciproco rispetto e pace tra i due popoli. Per questo la tristezza e il cordoglio pervadono in queste ore le strade di Gerusalemme, indifferentemente fra tutti gli uomini di buona volontà, siano essi cristiani, musulmani, ebrei.
Pizzaballa: Gaza, uno dei simboli del suo pontificato
“È un momento difficile”, spiega il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini in un videomessaggio pubblicato sul sito del Patriarcato, nel quale il porporato ricorda il suo primo incontro con Papa Francesco, avvenuto a Buenos Aires, “esattamente venti anni fa” quando Pizzaballa era da poco diventato Custode di Terra santa. Già da quel primo incontro, l’allora cardinale Bergoglio dimostrò di essere “un personaggio fuori dagli schemi, come poi ha dimostrato di essere, come tutto il suo pontificato”. Il Patriarca quindi sottolinea ciò che più stava a cuore a Francesco, con Gaza che ne è diventata il simbolo, e poi i poveri, la guerra, la pace, “temi a lui molto cari, ai quali era molto vicino e per i quali si è speso moltissimo” esprimendosi fuori dai protocolli “con molta chiarezza”, quello che lui “riteneva fosse non solo il centro del suo pontificato ma il bisogno per la vita del mondo”. Gaza “è un po’ in un certo senso un simbolo, uno dei simboli del suo pontificato. I poveri, gli ultimi, il rifiuto della guerra il bisogno della pace, insieme all’altro tema tipico del suo pontificato, il dialogo, l’incontro tra culture diverse, tra religioni diverse, rimanendo ciascuno sé stesso”. L’invito di Pizzaballa è quindi a pregare il Papa così come per la Chiesa, “nella speranza che il Signore continuerà ad accompagnare i percorsi della Chiesa, uniti nel cordoglio per la morte di questa grande figura e unità nella speranza del Signore risorto”.
Padre Patton: non abbandonò mai la speranza
“Quando sono diventato Custode di Terra Santa – racconta padre Francesco Patton – lo incontrai per la prima volta e stringendomi la mano scherzò sul mio cognome dicendomi ‘Patton? Io pensavo che tu fossi uno yankee e invece sei del Triveneto’. C’era sempre una battuta ironica nel suo parlare. Aveva sempre questa straordinaria capacità di cogliere il lato umoristico delle situazioni, e quindi di sdrammatizzare. Poi ci rincontrammo e cenammo insieme durante la sua visita a Cipro. Mi colpì la sua semplicità e la sua libertà. Registrammo insieme un video per i giovani di Terra Santa in cui chiese di non dismettere mai la speranza. Quella speranza che è stato il leitmotiv dei tanti interventi che ha svolto in favore della pace durante questi diciannove mesi di guerra a Gaza”.
Padre Faltas: la sua passione per gli ultimi
Accorate anche le parole del vicario custodiale, padre Ibrahim Faltas, che per il suo impegno umanitario in favore dei bambini palestinesi ha avuto modo di incontrare frequentemente Papa Francesco: “Ho un numero infinito di ricordi. Ci siamo incontrati anche di recente, prima del suo ricovero al Policlinico Gemelli. Poi dall’ospedale mi ha mandato una bellissima lettera di apprezzamento del mio viaggio in Siria, pochi giorni dopo il cambio di regime, nel quale ho incontrato il presidente al-Shara, chiedendogli garanzie per la popolazione cristiana in Siria. In questa terra non dimenticheremo mai Papa Francesco, la sua passione per i poveri, per i bambini, per gli ultimi. E soprattutto per i tanti sofferenti a Gaza. Le sue ultime parole in pubblico sono state per questa terra sofferente che reclama pace. Per me Papa Francesco è stato come un padre, mi ha guidato come un padre».
Francesco, leader mondiale per la pace
A Betlemme ricordano ancora la sua visita del 2014. Ronny Tabash cantò per lui nella piazza della Mangiatoia: “Ci ha dato una grande speranza. A tutti noi ci ha fatto sentire non più soli. Qui tutti, cristiani e musulmani, piangono oggi per lui. Abbiamo perso un amico”. L’8 e il 9 maggio si terrà una grande manifestazione per la pace. A promuoverla, con il coordinamento di tutte le associazioni pacifiste, i due giovani Maoz (israeliano) e Aziz (palestinese) che l’anno scorso furono abbracciati da Papa Francesco durante la sua visita a Verona. “Sono in lacrime”, dice Maoz: “Avremmo tanto voluto che Papa Francesco partecipasse con un messaggio a questo grande evento per la pace, a cui hanno già dato adesione tante associazioni cattoliche. Francesco è stato il solo vero grande leader mondiale per la pace. L’intera umanità già sente la sua mancanza. Un’assenza avvertita da tutti coloro che credono nella compassione, nel dialogo, nella giustizia, nella riconciliazione e nel grande potere delle relazioni umane. È stato un grande onore per me e Aziz averlo conosciuto”.