Daniele De Luca.
«La vera speranza si intreccia con il dramma dell’esistenza umana. Non è un rifugio comodo, ma un fuoco che brucia e illumina, come la Parola di Dio». In questa idea di speranza che papa Francesco ha espresso durante il Giubileo degli artisti a febbraio scorso, ci sembra emergere tanto della sensibilità e concretezza del suo pontificato, segnato dalla fattiva attenzione ai più deboli ma anche di richiami e gesti “politici” significativi. Uno in particolare sembra importante ricordare. Durante il viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti dal 3 al 5 febbraio 2019, papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, che è una delle più importanti autorità del mondo islamico, hanno sottoscritto, precisamente il giorno 4, il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Si tratta di un documento che non ha soltanto il valore di una tappa nel percorso del dialogo interreligioso. Abbiamo chiesto il punto di vista di uno storico, Daniele De Luca, docente di Storia delle Relazioni internazionali e di Storia Internazionale del Medio Oriente presso l’Università del Salento. «Per alcuni aspetti», spiega De Luca, «il documento sembra presagire avvenimenti che hanno poi sconvolto il quadro internazionale nel giro di pochi anni. Nel 2019, quanti avrebbero potuto prevedere un conflitto tra due Paesi europei a quasi ottanta anni di distanza dall’ultimo, o una ripresa così violenta del sanguinoso conflitto in Medio Oriente? Eppure, il Pontefice e il Grande Imam di Al-Azhar si soffermarono su alcune questioni che sarebbero diventate di drammatica attualità nel giro di pochissimo tempo: l’estremismo religioso e quello nazionale, l’intolleranza, la mancanza di una equa distribuzione delle risorse naturali (a beneficio di pochi) e che, come possiamo verificare quasi quotidianamente, hanno portato a “crisi letali” nel silenzio internazionale più assordante. È chiaro il riferimento alle innumerevoli situazioni di violenza e sfruttamento, in particolar modo nel continente africano, molto caro a Papa Francesco.
La forte condanna del terrorismo sottoscritta nel Documento non è scontata: non lo era in quel momento e forse lo è ancora meno oggi?
«Vero, perché non sono pochi i Paesi che preferiscono nascondersi dietro una forte ambiguità sull’argomento. Il Documento sulla fratellanza umana, al contrario, è chiaro e diretto: una condanna decisa del terrorismo in tutte le sue forme. Ma la condanna non basta, il Pontefice e il Grande Imam aggiungono che bisogna interrompere qualsiasi tipo di sostegno alle organizzazioni terroristiche. Niente denaro, armi o copertura mediatica, come alcune emittenti televisive hanno fatto negli ultimi anni. Gli atti terroristici devono essere considerati dei chiari crimini internazionali che “minacciano la sicurezza e la pace mondiale”. Basti qui considerare le drammatiche conseguenze provocate dall’attacco di Hamas nei confronti dello Stato di Israele il 7 ottobre 2023.
Quanto è particolare il riferimento alle donne?
«Il richiamo e il sostegno dei diritti delle donne assume un particolare significato perché il Documento viene firmato negli Emirati Arabi Uniti – e non diciamo nulla di nuovo se sottolineiamo la difficile condizione delle donne nell’intero Medio Oriente. Per l’Occidente è quasi scontato il riconoscimento dei diritti delle donne all’istruzione, al lavoro o all’esercizio dei propri diritti politici. In altre regioni del mondo questo non avviene, per questa ragione stilare e sottoscrivere un Documento che, oltre a quanto detto, dichiara la necessità della protezione delle donne dallo sfruttamento sessuale e dalla loro mercificazione diventa di un’importanza fondamentale. E questo in un’ottica più generale per una decisiva difesa della dignità femminile».
Ci si deve soffermare anche sul diritto di cittadinanza. Perché è tanto importante per il mondo mediorientale?
«Perché in molte aree della regione questo è decisamente limitato. Sull’argomento, una parte del Documento appare estremamente interessante: la richiesta di una piena cittadinanza per tutti e per tutte e la rinuncia “all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità̀”. È, insomma, il principio della uguaglianza nella diversità. Uguaglianza nei diritti, nei doveri e nella dignità che viene richiamata nella parte iniziale del Documento, con un riferimento – non sappiamo quanto voluto – al preambolo della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Nel caso specifico, i Padri Fondatori inserirono nei diritti delle persone anche il “perseguimento della felicità”».
Ma visto il contesto attuale di tentativi di sgretolamento del diritto internazionale il richiamo contenuto nel Documento assume nuovo valore anche per l’Occidente?
«Forse è proprio qui che troviamo un’ulteriore attualità del Documento del 2019. Papa Francesco e l’Imam Ahmad Al-Tayyeb, insieme, riconoscono l’impellente necessità dell’incontro tra Occidente e Oriente. Citando testualmente: “L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà̀ dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà̀ dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale”. Qui siamo di fronte non tanto a un dialogo interreligioso ma a una vera dichiarazione di strategia politica per rispondere a molte delle insidie dei tempi moderni: frustrazione, solitudine, disperazione che – secondo il Documento – possono portare a un estremismo ateo e agnostico, oppure a un integralismo religioso».
Il contesto in cui Bergoglio è stato Papa è stato definito da Lui stesso di “Terza guerra mondiale a pezzi” … vogliamo ricordare il senso di questa espressione tenendo presente il Documento sulla fratellanza Umana?
«Citiamo testualmente, così da essere chiari: “La storia afferma che l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza hanno prodotto nel mondo, sia in Occidente sia in Oriente, ciò̀ che potrebbe essere chiamato i segnali di una «terza guerra mondiale a pezzi»”. Nel momento in cui il Documento viene scritto, quanto sta succedendo particolarmente in Africa spinge verso una considerazione del genere. Ma il Documento va oltre, mettendo in guardia verso la possibilità che si creino ulteriori zone per nuovi conflitti e, quindi, che si possa realizzare “una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi”. In un modo o in un altro, sembra preannunciare i giorni che stiamo vivendo».