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La sfida di Trump al commercio, dazi reciproci almeno al 10%

Il presidente americano Trump ha annunciato ieri i dazi che gli Stati Uniti imporranno per ridurre il deficit commerciale: tariffe almeno al 10% reciproco per tutti i Paesi; più alti a quelli con maggiori squilibri commerciali nei confronti degli Usa, come l’Europa al 20 o la Cina al 34. Von der Leyen: “Reagiremo ma pronti a negoziare”

Roberta Barbi – Città del Vaticano

In un attesissimo appuntamento alla Casa Bianca, il presidente Trump ha lanciato la propria sfida all’economia globale. Per ridurre il deficit commerciale e dopo aver dichiarato l’emergenza nazionale, ha annunciato le temutissime nuove tariffe reciproche che saranno al 10% almeno per tutti i Paesi – come la Gran Bretagna – e più alti per quelli considerati con i maggiori squilibri commerciali nei confronti degli Stati Uniti: spicca su tutti il 20% riservato all’Europa e il 34% alla Cina. Seguono, poi, la Svizzera al 31%, l’India al 26%, la Corea del Sud al 25%, il Giappone al 24. Addirittura al 49% la Cambogia, al 36% la Thailandia, al 32 Taiwan e l’Indonesia.  

Il “caso” Canada e Messico

Eccezione significativa è quella riservata per Canada e Messico, temporaneamente esentati, ma soggetti al 25% per alcuni prodotti. Intanto, stamani alle 6 ora italiana, sono già entrati in vigore i dazi al 25% sulle auto e i camion leggeri di fabbricazione estera. Trump ha ribattezzato la giornata di ieri il “giorno della liberazione” per gli Usa: le nuove tariffe secondo lui riporteranno “l’età dell’oro e rilanceranno il sogno americano”, generando “miliardi di miliardi di dollari per ridurre le nostre tasse e il nostro debito”, ha detto.

Von der Leyen: duro colpo all’economia mondiale

Immediato il commento dell’Unione Europea, affidato alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Siamo pronti a reagire – ha dichiarato – l’incertezza si diffonderà a macchia d’olio e le conseguenze saranno terribili per milioni di persone in tutto il mondo”. La presidente, poi, osserva come alcune tra le tariffe più alte siano state imposte ai Paesi più poveri: “Milioni di cittadini dovranno fare i conti con un aumento dei costi – ha proseguito – i farmaci verranno di più, così come i trasporti. L’inflazione salirà e questo danneggerà soprattutto i cittadini più vulnerabili”. Quanto alla situazione peculiare dell’Europa, assicura: “Siamo pronti a negoziare con gli Usa ma anche a rispondere con contromisure – ha detto – l’Europa sarà al fianco delle imprese, soprattutto nei settori più colpiti”.

Le reazioni in tutto il mondo

Si moltiplicano le reazioni anche nel resto del mondo, con la Cina in testa, colpita dalla nuova tariffa al 34%, che ha chiesto di “annullare subito”: “I nuovi dazi mettono a repentaglio lo sviluppo economico globale”, si legge in una nota del Ministero del Commercio cinese in cui si esortano gli Usa a “risolvere adeguatamente le divergenze con i partner commerciali attraverso un dialogo paritario”, e si condanna il protezionismo dal quale “non c’è via d’uscita”. Il ministro del Commercio britannico, Jonathan Reynolds, pur considerando il trattamento riservato alla Gran Bretagna migliore di quello riservato ad altri, si è detto “deluso” dall’imposizione di una barriera al commercio, ma comunque cercherà un dialogo con gli Usa che sono il principale partner commerciale del Regno Unito. Preoccupata la Francia in particolare per le esportazioni di vini e liquori, la Germania lo è per il settore auto, ma Berlino ha fatto sapere di cercare comunque una “soluzione negoziata”.



Dal sito Vatican News

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