L’intervento dell’arcivescovo Caccia alla riunione di alto livello nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: affidarsi esclusivamente al PIL significa trascurare molte dimensioni del progresso umano. L’urgenza di indicatori più completi
Guglielmo Gallone – Città del Vaticano
I Paesi a medio reddito rappresentano “una componente essenziale dell’economia globale” e ospitano la maggior parte della popolazione mondiale in condizioni di povertà. È quanto sottolineato dall’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel suo intervento del primo aprile alla riunione di alto livello dedicata proprio a questi Paesi nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Un’apparente prosperità
Pur generando circa un terzo del prodotto interno lordo mondiale, questi Paesi, ha spiegato monsignor Caccia, si trovano spesso a fronteggiare gravi ostacoli strutturali che frenano la loro crescita e minano il benessere delle popolazioni. La loro apparente prosperità economica nasconde profonde disuguaglianze e fragilità, legate a fenomeni come conflitti, instabilità economica, cambiamenti climatici e catastrofi naturali sempre più frequenti e violente.
Il pil non basta
Uno dei problemi principali, ha evidenziato il rappresentante vaticano, risiede nel criterio con cui si misura lo sviluppo. “Affidarsi esclusivamente al PIL” ha osservato, “significa trascurare molte dimensioni fondamentali del progresso umano”. Tale approccio non solo fornisce una visione parziale della realtà, ma limita anche l’accesso di molti Paesi a finanziamenti agevolati e forme di cooperazione internazionale, impedendo loro di soddisfare le reali necessità dello sviluppo. Diventa quindi “urgente”, ha proseguito Caccia, adottare indicatori alternativi e più completi, in grado di riflettere gli aspetti economici, sociali e ambientali dello sviluppo. Solo così sarà possibile garantire che la cooperazione internazionale sia davvero su misura per le sfide specifiche che affrontano i Paesi a medio reddito.
Il finanziamento allo sviluppo
Un altro tema centrale toccato dal rappresentante della Santa Sede è stato quello del finanziamento allo sviluppo. “L’investimento è la chiave” per consentire a questi Paesi di realizzare il proprio potenziale, ma l’indebitamento crescente rischia di ostacolarli ulteriormente. Per questo motivo, ha dichiarato, la Santa Sede sollecita un aumento di risorse finanziarie accessibili e non vincolate al debito, così da evitare che il futuro di intere popolazioni sia compromesso da meccanismi insostenibili di rimborso. Guardando avanti, l’arcivescovo ha indicato la prossima Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo come un’occasione strategica per rivedere i criteri di valutazione dello sviluppo e proporre strumenti innovativi di sostegno. È necessario — ha concluso — un impegno condiviso per “liberare il potenziale” dei Paesi a medio reddito, promuovendo un modello di crescita che non lasci indietro nessuno e che sia davvero sostenibile per l’intera famiglia umana.