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La Pasqua romana di JD Vance

Per un curioso incrocio di agende il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, che giovedì 17 aprile ha partecipato alla Casa Bianca all’incontro di  Giorgia Meloni con Donald Trump, è arrivato a Roma  nel giorno del Venerdì Santo insieme alla moglie Usha. Non è una vacanza di Pasqua, anche perché poi Vance proseguirà il suo viaggio in India.  Nella agenda romana di  Vance ci sono un nuovo incontro con Giorgia Meloni e un colloquio con il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato. Vance dovrebbe partecipare anche al secondo round di negoziati fra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare iraniano. L’incontro si svolgerà sabato all’ambasciata dell’Oman, il paese del Golfo amico di tutti che ha sempre esercitato il ruolo di mediazione fra americani e iraniani.

Resta incerto un incontro fra Vance e papa Francesco, date le condizioni di salute del papa. Tuttavia non è escluso che Francesco possa ricevere brevemente Vance e la moglie  così come ha fatto nei giorni scorsi con Re Carlo III e la Regina Camilla.

Di solito la figura del vicepresidente degli Stati Uniti e le sue visite all’estero non hanno grande rilevanza. Thomas Marshall, che fu vicepresidente degli Stati Uniti fra il 1913 e il 1921, amava scherzarci sopra con questa storiella: “C’erano due fratelli. Uno andò per mare, l’altro divenne vicepresidente. Non si seppe più nulla di nessuno dei due”.

Ma questa volta la visita di Vance è seguita con attenzione. Prima di tutto per il delicato contesto internazionale (guerra dei dazi e tentativi di mediazione americana su più tavoli: Ucraina, Gaza, Iran), poi perché il cattolico convertito Vance rappresenta un’amministrazione le cui politiche (prima di tutto quella di contrasto all’immigrazione illegale, ma anche i tagli alle agenzie per la cooperazione) non sono per niente gradite a papa Francesco. Senza dimenticare che questo figlio dell’America profonda, appena quarantenne,  viene considerato da molti il possibile successore di Trump alla Casa Bianca.

La stampa statunitense sottolinea che l’aspetto più interessante del viaggio di JD Vance a Roma è proprio il suo rapporto con la Chiesa. “Dopo le tensioni con il papa, Vance, un cattolico convertito, visita il Vaticano”, titola il Washington Post. Più malizioso l’interrogativo nel titolo del National Catholic Report: “La visita pasquale di JD Vance in Vaticano potrebbe contribuire a resuscitare le sue credenziali cattoliche?”.

Secondo la testata cattolica, nei suoi incontri in Vaticano Vance dovrà tentare un esercizio da funambolo in equilibrio su una corda tesa: “tentare di tranquillizzare  il suo capo e la sua base anti-immigrati, ma anche cercare di riparare i rapporti con i leader della sua stessa Chiesa”.

JD Vance si è convertito al cattolicesimo nel 2019 e pochi giorni dopo il giuramento ha avuto l’idea un po’ azzardata di ingaggiare una disputa teologica con il papa invocando il concetto dell’ordo amoris (sui cui hanno riflettuto giganti della teologia come Sant’Agostino e San Tommaso) per difendere le politiche in materia di immigrazione. Idea smontata da Francesco in una lettera inviata ai vescovi americani in cui non citava Vance. Ma Vance capì il messaggio definendosi un “baby catholic” che ha ancora molte cose da imparare. Vedremo se la visita in Vaticano e la partecipazione ai riti del triduo pasquale (probabilmente proprio alla messa solenne di Pasqua in San Pietro) lo aiuteranno nella sua crescita.





Dal sito Famiglia Cristiana

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