di Ludovico Racco
Michele Zorzetti, nato il 16 novembre 2009 a Gottolengo, in provincia di Brescia, vive con determinazione la sua sfida contro la Distrofia di Duchenne, una malattia neuromuscolare rara diagnosticata quando aveva sei anni. Nonostante la progressione della malattia, Michele continua a vivere la sua vita con entusiasmo, sostenuto dalla sua famiglia e dalle attività che ama.
Tra le sue passioni spiccano il calcio e la musica. Tifoso della Juventus e del Brescia, Michele ama giocare a calcio con il cugino Mattia e seguire le partite in tv. Da un anno canta nel coro delle voci bianche della chiesa, un’attività suggerita dai terapisti per esercitare il diaframma e migliorare la respirazione. Durante la settimana, Michele partecipa anche a sessioni di fisioterapia, nuoto e attività a cavallo organizzate da un centro dedicato a persone con disabilità.
La quotidianità di Michele ruota intorno a un solido nucleo familiare. Vive con la nonna Maria Rosa, che si dedica completamente a lui da quando ha lasciato il lavoro come operatrice sociosanitaria per seguirlo in tutte le sue attività. La bisnonna Rita, a 85 anni, contribuisce con amore occupandosi dei pasti per tutta la famiglia. Anche la mamma di Michele e la sorellina Nicole, di soli quattro anni, vivono vicino e condividono con lui momenti preziosi.
“Nonna Maria Rosa è la persona di cui mi fido di più,” racconta Michele, che si sente sostenuto dalla dedizione e dall’amore della sua famiglia. Questo supporto gli ha permesso di frequentare con successo il primo anno di Istituto Informatico, una scelta maturata grazie alla sua passione per il computer.
Il percorso di Michele è accompagnato da una costante speranza, alimentata anche dalla ricerca scientifica. La Distrofia di Duchenne, causata dall’assenza della proteina distrofina, comporta un progressivo indebolimento muscolare che colpisce anche cuore e polmoni. Grazie ai finanziamenti di fondazioni come Telethon, in Italia sono stati sostenuti 215 progetti di ricerca con un investimento di oltre 25 milioni di euro, portando avanti studi cruciali per migliorare la qualità della vita e trovare nuove terapie.
Negli ultimi mesi, Michele è entrato in contatto con Cristopher Castellini, un mentalista affetto dalla stessa malattia, che lo aggiorna sulle possibilità terapeutiche offerte all’estero. Sebbene in Italia non siano ancora disponibili trattamenti risolutivi, Michele e la sua famiglia non smettono di credere in un futuro migliore.
Ogni giorno è una nuova sfida, ma anche un’opportunità per Michele di mostrare il suo straordinario coraggio. Con il sostegno della sua famiglia e della comunità, e con il contributo della ricerca scientifica, il suo sorriso continua a illuminare la strada per molti altri che affrontano battaglie simili.