La locandina del convegno “Angeli alla prova”.
Pulire le strade e le piazze, curare e abbellire i parchi, i giardini, le aiuole. In altre parole, prendersi cura del bene comune per eccellenza: gli spazi pubblici della propria città. E’ quanto realizza, ormai da anni, l’associazione Angeli del bello-Milano, guidata da Simone Lunghi, istruttore di canottaggio e canoa della Canottieri San Cristoforo, nonché attivista per l’ambiente e per la mobilità sostenibile e promotore di numerose iniziative cittadine, a partire dai Navigli, che uniscono ecologia e cultura. Le attività dell’associazione mirano a sensibilizzare la cittadinanza, adulti e ragazzi, alle buone pratiche civiche, all’importanza di sentirsi responsabili del luogo in cui si abita e, quindi, di averne rispetto come si ha rispetto della propria casa.
Ormai da diverso tempo, accanto ai tanti volontari che dedicano il loro tempo libero alle attività di Angeli del bello-Milano, con il gilet giallo indosso e la scopa in mano, ci sono anche persone che, nell’ambito della materia della giustizia riparativa, si trovano in regime di Messa alla prova (Map) o sono sottoposte ad ordinanza di Lavori di pubblica utilità (Lpu). Di giustizia riparativa, di come diffondere una giustizia di comunità all’interno dei quartieri di Milano, partendo dall’esempio e dall’esperienza positiva di Angeli del bello, si è parlato in un convegno, lo scorso 24 ottobre, all’Università Bicocca di Milano dal titolo “Angeli alla prova”. Al’evento, oltre a Lunghi e alcuni “angeli del bello”, sono intervenuti: la professoressa Maria Elena Magrin, Antonio Bisignano, responsabile marketing di Amsa, l’assessora all’Ambiente a verde Elena Grandi, Teresa Mazzotta dell’Ufficio Esecuzioni pene esterne, Alice Rossi del Centro servizi volontariato, Luca dell’Antonio, membro della Fondazione Deutsche Bank.
«Il nostro progetto è innovativo per il fatto che mette insieme, in un’unica squadra di lavoro, volontari e persone messe alla prova, che si prendono cura del bene pubblico per antonomasia», spiega Simone Lunghi. «Spesso le persone sottoposte a Map svolgono compiti in cui hanno poche relazioni esterne o che, pur avendo importanti finalità sociali, hanno ricadute benefiche su una cerchia ristretta di persone. In questo caso, invece, la ricaduta positiva è su tutta la collettività. Inoltre, l’altro aspetto molto interessante è che questa ricaduta positiva è a doppio senso: il loro lavoro è all’aperto, in luoghi pubblici, in mezzo alla gente, e i sorrisi che ricevono da parte dei passanti, le parole e a volte anche i gesti di apprezzamento – come un caffè offerto al bar – sono segni importantissimi per persone che hanno sbagliato e ora stanno provando a reinserirsi nella società e a recuperare fiducia in sé stessi».
Le varie squadre di lavoro sono coordinate dai dei volontari o, in alcuni casi, da persone con fragilità sociale di tipo economico che, grazie ai finanziamenti stanziati da società private o fondazioni, sono state assunte e svolgono il lavoro di capisquadra. «Attualmente le persone assunte sono quattro, ricevono 250 euro per 16 ore al mese di lavoro per un anno. I gruppi o comitati formati a Milano sono più di venti e nell’ultimo anno stati oltre duecento gli interventi realizzati per il mantenimento del decoro pubblico».
Le persone messe alla prova sono uomini e donne, tendenzialmente tra i 20 e i 45 anni. Al momento, fra persone attive e quelle che hanno portato a termine il percorso, Angeli del bello conta 25 adulti messi alla prova. «Ne abbiamo 66 in lista di attesa, ma abbiamo chiesto al Tribunale di arrivare a 200», continua Lunghi. «Vogliamo che la nostra attività abbia un impatto rilevante sulla vita di queste persone e sulla vita della città. Non possiamo prenderci cura della città senza prenderci cura delle persone. Mi piace parlare di “ginnastica sociale”: le persone si allenano alla socializzazione e all’inserimento nel tessuto urbano, si prendono cura del territorio e della comunità e a loro volta beneficiano della gratitudine da parte della collettività. Le persone fragili che lavorano come capisquadra ne beneficiano in termini di confidenza in sé stessi. L’esperienza ci ha fatto capire che la città, il paesaggio, gli spazi comuni rappresentano uno dei più potenti dispositivi educativi. La bellezza è un elemento civilizzatore e uno degli elementi fondanti dell’identità di una comunità. Noi abitiamo i luoghi, ma a loro volta i luoghi abitanto dentro di noi. Molte persone messe alla prova mi hanno detto che per loro questa attività è bella e gratificante perché vedono subito il risultato e gli effetti positivi della loro opera. Con la cura del bene comune impariamo che la responsabilità di tutti dipende dalla responsabilità di ciascuni di noi».
(Nella foto in alto: Simone Lunghi con i volontari di Angeli del bello-Milano).