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La cultura italofona in Polonia: la musica e le parole


Intervista a Fabio Troisi, direttore dell’Istituto italiano di cultura di Varsavia in occasione del Festival Beethoven. Il contributo dell’istituzione alla manifestazione attraverso un’opera inedita di Giovanni Simone Mayr

Marco Di Battista – Città del Vaticano

Dopo aver ascoltato il Verter di Mayr, austriaco di origine ma bergamasco per la sua storia personale, avviciniamo Fabio Troisi, Direttore dell’istituto italiano di cultura a Varsavia. Quali sono gli scopi di un istituto di cultura in un paese straniero?

Gli istituti italiani di cultura sono organi del ministero degli affari esteri prima di tutto, quindi fanno parte della rete diplomatico-consolare. La missione istituzionale specifica degli istituti è quella di promuovere la cultura italiana all’estero e di trovare anche delle possibilità di cooperazione culturale

È la prima volta che collaborate con il Festival Beethoven?

No, collaboriamo tutti gli anni con Festival. È una collaborazione consolidata, l’anno scorso c’è stato un progetto molto grande dedicato a Giacomo Puccini per il centenario della morte, con solisti della Scala di Milano, diretti dal maestro Massimiliano Caldi. E anche l’anno prima abbiamo collaborato con il flautista Massimo Mercelli che si è esibito come solista con un’orchestra

Quanto è sentita a Varsavia in particolare in generale in Polonia la cultura italiana? Mi diceva prima di un legame profondo tra Varsavia e l’Italia.

Sicuramente i legami storici sono fortissimi e la cultura italiana è da sempre, addirittura dal 1500. Dal 1700, un punto di riferimento. Nell’ultimo periodo del Regno di Polonia sotto l’ultimo re Poniatowski si parlava addirittura italiano a corte e questo nonostante Poniatowski non fosse mai stato in Italia. Si era circondato di artisti, di autori, di compositori italiani e da allora questo legame è rimasto fortissimo anche sotto la dominazione russa. Gli architetti che hanno realizzato quasi tutta la Varsavia dell’Ottocento sono quasi tutti italiani. Ancora oggi il legame è fortissimo, soprattutto sulla lingua direi. Il settore dell’italianistica in Polonia è un’eccellenza assoluta. Ho avuto la possibilità di lavorare anche in altri paesi ma il livello che ho visto in Polonia davvero non l’ho incontrato da nessuna parte.

Prima ha nominato il Teatro alla Scala e Puccini. Stasera abbiamo visto un’opera di Giovanni Simone Mayr, che non è stato un italiano ma ha iniziato la carriera a Venezia a ha vissuto Bergamo, dove tra l’altro è stato il maestro di Gaetano Donizetti. Il melodramma è il canale privilegiato della cultura italiana?

Assolutamente! L’opera italiana in Polonia è amatissima e ci sono tantissime istituzioni liriche e teatri d’opera eccellenti in tutta la Polonia, da Białystok fino a Wroclaw, quindi proprio in tutto il territorio polacco. E le opere italiane probabilmente le più rappresentate. Ovviamente parliamo dei maestri, dei grandissimi compositori come Verdi, come Puccini che abbiamo citato prima. Ma non solo: ecco in questo caso abbiamo un’opera poco rappresentata e poco inserita nei repertori e però questo fa ancora più piacere in un certo senso perché vuol dire che il pubblico polacco è comunque in grado di apprezzare anche qualcosa di non esattamente atteso. Spesso in Italia ci si lamenta che le istituzioni non hanno tanto coraggio e non propongono cose particolari. Qui evidentemente è stato possibile farlo e ne siamo molto orgogliosi.

A parte il Festival Beethoven quali sono le iniziative importanti che in questo periodo o in prospettiva ci saranno per la cultura italiana a Varsavia e in Polonia?

Noi facciamo tantissimi eventi -oltre cento eventi in un anno- e soprattutto nel campo della musica di cui parliamo oggi, collaboriamo con i principali Festival. Oltre al Festival Beethoven, che è uno dei più prestigiosi, anche con festival di musica jazz o di musica sacra. Per esempio, a Oliwa c’è un Festival, meno noto, dedicato alla musica di organo e ogni anno riusciamo a portare due o tre organisti italiani a esibirsi su questo organo meraviglioso nella cattedrale di Danzica. Citavo la musica jazz: ogni anno in estate c’è un Festival che si svolge nella piazza principale della città vecchia di Varsavia. L’anno scorso abbiamo portato 1500 persone in piazza con Fabrizio Bosso e quest’anno ci sarà un’altra grande artista italiana che si esibirà. Musica elettronica, dj, lavoriamo veramente a 360 gradi. Tra l’altro mi fa piacere ricordare che per questo anno del Giubileo abbiamo deciso di organizzare autonomamente come Istituto uno spettacolo musicale dedicato a questo evento. Si svolgerà il 5 maggio presso la chiesa di Tutti i Santi, nel centro di Varsavia, che è un po’ il punto di riferimento della comunità italiana a Varsavia e porteremo proprio una composizione dedicata al Giubileo di un compositore italiano, Massimiliano Pace.



Dal sito Vatican News

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