Saranno canonizzati Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo di Mardin degli Armeni, martire nel 1915 durante il genocidio armeno, e il laico Pietro To Rot, martire vissuto nel secolo scorso in terra papuana. Agli onori degli altari anche Maria del Monte Carmelo, fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù: la religiosa sarà la prima santa del Venezuela. Verrà beatificato il sacerdote barese Carmelo De Palma e diventa venerabile il presbitero brasiliano Giuseppe Antonio Ibiapina
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
La Chiesa avrà tre nuovi santi e un nuovo beato e da oggi anche un nuovo venerabile. Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgarne i decreti da lui firmati lo scorso 28 marzo e pubblicati oggi.
Ad essere canonizzati saranno Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo di Mardin degli Armeni, martire nel 1915 durante il genocidio armeno e il laico Pietro To Rot, dell’isola di Rakunai – Rabaul, nell’attuale Papua Nuova Guinea, catechista, vissuto nel secolo scorso, anche lui martire, ucciso per aver proseguito il suo apostolato nonostante il divieto imposto dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale – che, insieme ad altre cause di beati, saranno inseriti nel futuro Concistoro che, come di prassi, riguarderà le prossime canonizzazioni – e Maria del Monte Carmelo, religiosa, fondatrice delle Serve di Gesù del Venezuela, che con amore ha svolto il suo servizio nelle parrocchie e nelle scuole, dedicandosi in particolare ai più bisognosi.
Sarà beato Carmelo De Palma, sacerdote diocesano, che ha svolto il suo ministero in Puglia tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, e sono state riconosciute le virtù eroiche del servo di Dio Giuseppe Antonio Maria Ibiapina, sacerdote brasiliano vissuto nel XIX secolo, dunque venerabile.
Un arcivescovo armeno, martire durante il genocidio del suo popolo
Choukrallah Maloyan, nasce nel 1869 a Mardin, nell’odierna Turchia. Sin da bambino mostra di essere incline alla preghiera e nel 1883 entra nel convento di Bzommar, in Libano, sede dell’Istituto del Clero Patriarcale armeno. È ordinato sacerdote nel 1896 e viene chiamato Ignazio. Inviato ad Alessandria d’Egitto si distingue per la predicazione, in lingua araba e in turco, si dedica al ministero parrocchiale e allo studio dei testi sacri. Nominato vicario patriarcale del Cairo, prosegue la cura pastorale degli armeni, ma l’anno dopo torna ad Alessandria a causa di problemi agli occhi. Successivamente viene chiamato a Costantinopoli dal patriarca Boghos Bedros XII Sabbagghian che gli affida la sua segreteria personale, ma nel luglio del 1904 rientra ad Alessandria per farsi curare e continuare lì l’apostolato. Sei anni dopo è vicario patriarcale di Mardin. Nel 1911 partecipa a Roma al Sinodo dei vescovi armeni convocato per studiare la situazione creatasi in Turchia dopo l’avvento al potere del movimento dei Giovani Turchi: qui viene eletto arcivescovo di Mardin. Quindi intraprende la visita della sua diocesi, impegnandosi particolarmente nella formazione del clero. Dopo l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, preparatasi la Turchia ad entrare in guerra e registratisi arruolamenti forzati e vessazioni contro i cristiani e specialmente contro gli armeni, Maloyan collabora con le autorità, ma le chiese continuano a ricevere minacce e assalti, tanto, poi, da essere tutte perquisite. Il 3 giugno, festa del Corpus Domini, Maloyan viene arrestato insieme a 13 sacerdoti e ad altri 600 cristiani. Rifiutandosi di rinnegare la fede, vengono tutti giustiziati l’11 giugno 1915. Choukrallah Maloyan viene beatificato da Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2001, anno centenario della cristianizzazione dell’Armenia, e la fama del suo martirio si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Le sue parole e i suoi insegnamenti, soprattutto la sua carità e il perdono per i persecutori, sono considerati per l’intera Chiesa, nei suoi differenti riti, un valido e prezioso esempio per vivere la fedeltà al Vangelo anche nei momenti più difficili.
Il primo santo della Papua Nuova Guinea
Pietro To Rot nasce il 5 marzo 1912 nell’isola di Rakunai-Rabaul, nell’attuale Papua Nuova Guinea. Cresciuto in una famiglia numerosa, viene educato cristianamente e diviene catechista. Si dedica al servizio pastorale con umiltà e sollecitudine, mosso anche da grande carità verso il prossimo: si prodiga soprattutto per i poveri, gli ammalati e gli orfani. All’età di 23 anni sposa Paula La Varpit dalla quale ha tre figli. Quando i giapponesi occupano la Papua Nuova Guinea, nel corso della Seconda guerra mondiale, tutti i missionari vengono imprigionati, ma inizialmente non viene impedita l’attività pastorale. Pietro, dunque, si limita a quanto è permesso per non abbandonare la comunità cristiana, prosegue le catechesi e prepara le coppie al matrimonio, poi è costretto a restringere le sue attività che infine gli vengono tutte proibite. Pietro continua il suo apostolato di nascosto con estrema prudenza, per non mettere a rischio la vita dei fedeli, ma nella piena consapevolezza di mettere a repentaglio la propria. Strenuo difensore del vincolo sacramentale del matrimonio cristiano, si oppone alla poligamia che i giapponesi avevano consentito per ingraziarsi le tribù locali e giunge a contestare pure il fratello maggiore che l’aveva scelta. Proprio per tale motivo quest’ultimo lo denuncia alla polizia che nel 1945 lo arresta. Condannato a due mesi di prigionia, muore in carcere nel mese di luglio, ucciso per avvelenamento. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 17 gennaio 1995 a Port Moresby.
La prima santa del Venezuela
Al secolo, Carmen Elena Rendíles Martínez, Maria del Monte Carmelo è originaria di Caracas, in Venezuela. Nasce l’11 agosto 1903 e sin da piccola aiuta la madre a gestire la famiglia, dopo la morte del padre, e si dedica all’apostolato in parrocchia. Avverte la vocazione religiosa e si avvicina a diversi istituti fino a scegliere la Congregazione delle Serve di Gesù del Santissimo Sacramento. L’8 settembre 1932 emette i voti perpetui e viene nominata maestra delle novizie. Nel 1946 diventa superiora provinciale della Congregazione la quale, in seguito si trasforma in istituto secolare, ma molte suore latino-americane decidono di creare una nuova famiglia religiosa: la Congregazione delle Serve di Gesù. In seguito a un incidente automobilistico subito nel 1974, Carmen trascorre gli ultimi anni della sua vita sulla sedia a rotelle, muore il 9 maggio 1977. Beatificata il 16 giugno 2018, per la canonizzazione, è stata presentata all’esame del Dicastero delle Cause dei Santi la guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una giovane alla quale nel 2015 è stato diagnosticato un idrocefalo triventricolare idiopatico, che ha richiesto il posizionamento di una valvola di bypass. Subiti vari interventi, e dopo diversi ricoveri, le sue condizioni di salute sono peggiorate. Ma un giorno una zia, partecipando a una celebrazione eucaristica davanti la tomba di madre Carmen, ha pregato per la sua guarigione. Alla religiosa, poi, anche altri fedeli hanno chiesto di intercedere e la stessa giovane malata ha preso parte ad una Messa nel luogo della sepoltura, nella cappella del Collegio Belén, a Caracas. Toccato un quadro della religiosa, l’ammalata ha avuto un rapido miglioramento tanto che il 18 settembre ha iniziato a camminare e a comunicare, esprimendo il desiderio di recarsi a ringraziare madre Carmen. Il recupero della giovane è stato completo, stabile e duraturo e l’evento è stato giudicato inspiegabile dal punto di vista scientifico.
Sarà beato un sacerdote pugliese
Prossimo alla beatificazione, Carmelo De Palma nasce il 27 gennaio 1876 a Bari. Entrato in seminario, viene ordinato sacerdote il 17 dicembre 1898 a Napoli. Tornato nella sua città natale ricopre diversi incarichi nella Basilica di San Nicola e diviene anche assistente diocesano della gioventù femminile di Azione Cattolica, assistente diocesano delle Donne di Azione Cattolica, direttore spirituale delle Suore Benedettine di Santa Scolastica di Bari e degli Oblati e Oblate di San Benedetto, oltre ad essere animatore dell’Unione Apostolica del Clero di Bari. La sua spiritualità d’ispirazione benedettina lo porta a frequentare spesso il monastero di Montecassino dove conosce il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, benedettino e arcivescovo di Milano, col quale intrattiene una corrispondenza epistolare. Quando la Basilica di San Nicola nel 1951 viene affidata ai Padri Domenicani, don Carmelo si dedica alla direzione spirituale di sacerdoti, suore e seminaristi e al sacramento della riconciliazione instancabilmente, tanto da essere definito un “eroe del confessionale”. Afflitto da diversi malanni, continua a esercitare con fedeltà e umiltà il ministero sacerdotale fino alla morte avvenuta il 24 agosto 1961. Per la sua beatificazione, la postulazione ha presentato all’esame del Dicastero delle Cause dei Santi la guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una monaca benedettina del monastero di Santa Scolastica di Bari, colpita, l’8 dicembre 2001, da una febbre giudicata inizialmente di carattere influenzale. Manifestatosi, poi, un progressivo indebolimento degli arti superiori e inferiori, sono state rilevate problematiche neurologiche a livello cervicale e una stenosi del forame magno con conseguente compressione delle strutture bulbo-midollare che ha poi avuto gravi conseguenze invalidanti. Nel febbraio 2003, le spoglie mortali di Carmelo De Palma sono state traslate nel monastero di Santa Scolastica e la badessa ha invitato le monache a chiedere l’intercessione del venerabile Servo di Dio per la guarigione della consorella. Il 1° giugno 2003 la religiosa ha avuto un improvviso miglioramento e la mattina seguente è riuscita ad alzarsi e a camminare. Nonostante i ripetuti esami effettuati abbiano poi confermato la persistenza della pressione del midollo, non è stato riscontrato alcun effetto patologico e la monaca ha riacquistato la totale funzionalità degli arti.
Un nuovo venerabile brasiliano
Brasiliano, di Sobral, nello Stato di Cearà, Giuseppe Antonio Maria Ibiapina, da oggi venerabile, nasce il 5 agosto 1806. Entra nel seminario di Olinda (Pernambuco) nel 1823, dove resta solo tre mesi a causa della prematura scomparsa della mamma. Scoppiata nel 1824 la rivolta antilusitana, durante la quale il padre e il fratello vendono arrestati come ribelli, e poi il primo giustiziato e il secondo condannato all’esilio, Giuseppe è costretto a dedicarsi agli studi giuridici al fine di intraprendere una professione e di mantenere le sorelle rimaste in povertà. Conseguito il baccellierato in diritto, diviene docente e poi magistrato e capo di polizia al Comune di Quixeramobim-Cearà. Il 2 maggio 1834 è eletto al Parlamento nazionale e gli viene affidata la presidenza della Commissione di Giustizia criminale. Nel 1835 presenta un progetto di legge per impedire sbarchi di schiavi dall’Africa nel territorio brasiliano. Ma poiché i suoi tentativi di migliorare il sistema giudiziario non hanno successo, si dimette dalla carica di giudice e, terminata la legislatura, non rinnova la candidatura in Parlamento e si trasferisce a Recife per esercitare l’attività di avvocato al fianco dei più poveri. Nel 1850 abbandona l’attività forense, si ritira in solitudine e torna a coltivare la sua vocazione iniziale e nel 1853 viene ordinato sacerdote. Gli vengono affidati diversi incarichi nella diocesi di Paraiba e durante l’epidemia di colera si prodiga senza riserve tanto che la gente lo definisce “pellegrino della carità”. Fonda numerose case per l’accoglienza e l’assistenza sanitaria, l’educazione culturale e morale, la formazione religiosa e l’addestramento professionale nelle regioni di Paraíba e del Rio Grande De Norte. Organizza anche missioni popolari e fa costruire chiese, cappelle, ospedali, orfanotrofi. Alla fine del 1875 viene colpito da una paralisi progressiva agli arti inferiori ed è costretto a muoversi in sedia a rotelle. Aggravatosi in modo irreversibile, muore il 19 febbraio 1883. Viene riconosciuto venerabile per la sua esemplare esistenza, per aver vissuto una fede intensa, alimentata da una costante preghiera e dall’Eucaristia e resa palese dal costante affidamento a Dio e alla sua Provvidenza in ogni scelta di vita. La fama di santità che lo ha accompagnato durante la vita è continuata dopo la sua morte accompagnata da attestazioni di grazie.