«Sono andato a Santa Marta martedì sera per vedere il Papa per l’ultima volta. Ho pianto molto e ancora adesso ho il cuore a pezzi. È stato, anzi è, perché mi piace parlare di lui al presente, il Santo degli ultimi, degli emarginati, di chi non ha voce. Ora dal cielo potrà pregare ancora più intensamente per i suoi amati poveri e per tutti noi. Francesco è stato il Papa del coraggio perché ha dato a me, e credo a tante altre persone come me, il coraggio e la forza di guardarsi dentro e decidersi per il bene tendendo la mano a chi soffre o è in difficoltà. Questa è la chiave di volta della sua figura e del suo pontificato».
Vincenzo Staiano di Lettere, in provincia di Napoli, è diventato famoso come il “pizzaiolo del Papa”: «Ma no, mi definisca il “pizzaiolo dei poveri” su mandato del Papa», dice mentre ricorda il suo legame con Francesco iniziato il 4 settembre 2016, il giorno della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.
Come ha incontrato Francesco?
«Un giorno mi chiama il suo Elemosiniere, il cardinale polacco Konrad Krajewski, per dirmi che il Papa voleva offrire la pizza ai suoi poveri. Io ho accolto volentieri l’invito».
Cosa è successo dopo?
«Il giorno della canonizzazione di Madre Teresa arrivo in Vaticano, piazzo cinque forni a legna accanto all’Aula Nervi e mi metto a sfornare pizze per oltre duemila poveri, senzatetto e indigenti invitati a pranzo da Bergoglio e assistiti in vari dormitori di Roma e d’Italia dalle Missionarie della Carità, l’ordine religioso fondato da Madre Teresa».
Che ricordo ha di quel giorno?
«Mi ha cambiato la vita. Al termine della Messa, dopo il giro in piazza San Pietro sotto il sole per salutare i fedeli, il Papa venne a salutarci nonostante fosse stanchissimo. Sorrideva come un bambino, si divertiva. Si è messo a mangiare la pizza insieme a noi e poi alla fine ci ha ringraziato».
Che pizza gli piaceva?
«Mi disse che andava ghiotto per la margherita e che quand’era a Buenos Aires la mangiava spesso. Io gli risposi che la mia era più buona e lui si mise a ridere».
La candela della torta di compleanno del Papa accesa da Vincenzo Staiano nel Santuario della Madonna di Pompei
Perché dice che quell’incontro gli ha cambiato la vita?
«Mi ha fatto comprendere la bellezza di amare e sentire la gioia di donare, di fare qualcosa per gli ultimi, per i ragazzi detenuti, per i poveri, è stato uno stimolo continuo. Quel giorno mi disse: “Bravo, per quello che hai fatto. Vai avanti così, con te c’è il tuo Papa”».
Dopo quel pranzo ha continuato?
«Certo, anzi è stato un crescendo. I forni mobili li ho portati a Norcia per offrire la pizza ai terremotati, a Lourdes per gli ammalati, a Napoli per il pranzo di Natale offerto ai poveri dalla Caritas diocesana, con la Fondazione ’A voce d’e creature di don Luigi Merola con il quale abbiamo creato una “scuola”, il laboratorio di arti bianche, per insegnare il mestiere di pizzaioli ai ragazzi sottratti della strada, cacciati dalla scuola o con i genitori in carcere, fino all’anno scorso in piazza Santi Apostoli a Roma per la Giornata mondiale dei bambini. E poi, dal 2017, per un’altra occasione speciale».
Quale?
«Ogni anno, il 17 dicembre, organizzavo la festa di compleanno del Papa insieme ai bambini assistiti dal Dispensario pediatrico di Santa Marta. Era una festa sobria, come voleva lui, ma molto bella e partecipata. Oltre ai forni per le pizze, portavo da Lettere, la mia città, la candelina da mettere sulla torta e far soffiare al Pontefice. Dopo la festa, prendevo quella candelina e nel tornare a casa mi fermavo a Pompei per accenderla davanti alla Madonna del Rosario sull’altare maggiore per pregare per Francesco, come lui ci chiedeva sempre. È un ricordo che conservo con grande affetto e che ora che non c’è più mi fa commuovere tantissimo».
Parteciperà ai funerali?
«Sì, da Gentiluomo di Sua Santità addetto all’anticamera. Il Papa il 5 ottobre scorso ha voluto insignirmi di questa onorificenza che ha un significato particolare, come dire che anch’io, un semplice pizzaiolo, ero ammesso nella cerchia dei suoi collaboratori. Presterò servizio sul sagrato di piazza San Pietro per accogliere le delegazioni straniere con le autorità e i vari Capi di Stato e di governo».