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Il pellegrinaggio per Roma fino a “casa”, il Papa sepolto a Santa Maria Maggiore


Attraversando il cuore della capitale, lungo un tragitto con 150 mila persone, la bara con Francesco giunge nel luogo caro della sua devozione mariana. Un gruppo di poveri sul sagrato lo accoglie, poi la tumulazione in privato. Padre Albanese: “Il Pontefice non ha affermato la mistica della miseria ma ci ha ricordato che nessun uomo è un’isola”. Suor Giaretta: “Ha liberato il Vangelo da incrostazioni e superficialità”

Antonella Palermo – Roma

La bara con Papa Francesco arriva sul colle Esquilino nella più piccola delle quattro Basiliche papali, l’unica dedicata alla Vergine e la più antica ad essa intitolata nell’Occidente cristiano, per la tumulazione dopo le esequie in San Pietro e dopo l’omaggio del bagno di folla lungo il percorso delle vie del centro romano. Arriva in Santa Maria Maggiore, luogo tanto amato dal Papa. Oggi è uno splendore. È il chiarore che si mescola al dolore. È la certezza di un lievito di bene seminato negli angoli della Terra, un bene che inonda. Resta come slancio per i giovani che la provvidenza ha riunito qui per il Giubileo degli Adolescenti, resta negli anziani resi fragili dagli anni, negli operatori della carità che possono continuare a guardare a un maestro di ascolto, misericordia, accoglienza. Ovunque è il “Papa dei poveri”. E proprio i poveri accolgono l’arrivo del feretro in Basilica. 


L’accoglienza della bara con Francesco   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Una quarantina, tutti disposti sul sagrato, con una rosa bianca ciascuno, rendono omaggio al loro “padre”. Sono poveri, senza fissa dimora, detenuti, migranti. Fanno corona intorno alla bara. I fiori raccolti da quattro bambini che entrano insieme ai cerimonieri per la tumulazione in privato. Applausi ininterrotti dai pellegrini attorno alla piazza che subito dopo intoneranno la recita del Rosario. Domani dalle 7 del mattino si apriranno le porte per la preghiera dei fedeli alla tomba, nel pomeriggio, alle 16.00, l’intero Collegio cardinalizio verrà qui a celebrare i Secondi Vespri della Domenica della Misericordia. Intanto Papa Francesco è entrato nella sua “casa”. 

Nel crocevia della capitale, l’omaggio degli “scartati”

Un giovane britannico che ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella Pasqua dell’anno scorso in San Pietro confida di percepire enormemente il bene della Chiesa che il Papa ha sempre desiderato. “Un simbolo per i poveri, in cui si è identificato, con semplicità assoluta”: è la sintesi che risuona sincera nel ricordo di religiose, educatori, fedeli laici, studenti, famiglie. A poche decine di metri c’è la stazione Termini, snodo del traffico romano e approdo di turisti da ogni dove. Qui da anni un presidio della Caritas diocesana assiste senzatetto e indigenti. Ne ha beneficiato anche Iulian, di origini rumene. Arrivava a Roma trent’anni fa, si è integrato bene sebbene ancora non abbia un lavoro. È ortodosso, sente profondamente l’affetto per il Pontefice da quando dieci anni fa partecipò all’offertorio in occasione del Giubileo della Misericordia, proprio all’ostello caritativo accanto ai binari di via Marsala che all’epoca ospitava duecento posti letto e dava da mangiare a oltre cinquecento persone. Il Papa dell’umiltà è per lui. “Al compleanno arrivavano i regalini, del cibo. Ho pranzato con lui varie volte a Natale in Aula Paolo VI. Oggi molti esibiscono croci d’oro ma hanno un cuore di legno, mentre Cristo aveva addosso una croce pesante di legno e il cuore d’oro. Così è stato per il Papa”.

Attraverso il centro città, tra la gente

La chiesa in cui celebrò la prima messa nella notte di Natale del 1538 sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, accoglie il Papa gesuita che qui riposerà per volontà testamentaria, primo Pontefice in più di 120 anni a scegliere di essere sepolto fuori dal Vaticano. “Francesco ha saputo continuare nella tradizione della Chiesa aggiornandola nello spirito del tempo”, commenta il monaco benedettino vallombrosano, di origini brasiliane, padre Pedro Savelli, rettore della Basilica di Santa Prassede, a pochi passi dal tempio liberiano. Impiega circa mezz’ora il tragitto del feretro, arrivando dalla via Merulana, importante strada di collegamento con la Basilica di San Giovanni. Applausi. Francesco sarà l’ottavo Pontefice sepolto qui, vicino a Onorio III, il Papa che dette la regola bollata ai francescani. Sarà collocato nella tomba allestita nella navata sinistra, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza. La luce di oggi scolpisce la sua magnificenza di questo luogo sacro dove Jorge Mario Bergoglio per ben 126 volte si è recato per esprimere la sua devozione mariana davanti all’icona della Salus Populi Romani

Padre Albanese: Francesco, un profeta, voce fuori dal coro

Il comboniano padre Giulio Albanese, direttore dell’ufficio di comunicazione della diocesi di Roma, è tra gli accompagnatori del gruppo di poveri: Ai microfoni del collega Gianmarco Murroni spiega il senso profondo di questa scelta: “Io credo che questa è stata la giusta conclusione del pontificato di Francesco, il quale ha sempre detto che se si vuole essere Chiesa in uscita bisogna collocarsi in periferia perché è quello il centro della missione. E non in un posizionamento neutrale, ma dalla parte dei poveri. Sono loro i veri protagonisti. È evidente – precisa – che il Papa non ha affermato la ‘mistica della miseria’, piuttosto ci ha ricordato che, se vogliamo essere credenti, dobbiamo capire che nessun uomo è un’isola”. E approfondisce il legame spirituale fortissimo del Pontefice con Maria, madre di Gesù: “È stata la prima missionaria, colei che intercede. Bisogna fare tesoro del suo Magistero, è stato un profeta autentico, una voce fuori dal coro”.

Suor Giaretta: il Vangelo è sovversivo, essere qui è una responsabilità

In piena sintonia è suor Rita Giaretta, delle Orsoline del Sacro Cuore di Gesù, fondatrice di Casa Rut, a Caserta. Anche lei accompagna un gruppo di persone al sagrato: “Non è un privilegio essere qui per i poveri, è giustizia. Il Papa ha liberato il Vangelo da tante incrostazioni e da quella forma di superficialità o di immagine portandolo veramente al cuore di Cristo”. Insiste sul fatto che “i poveri sono in fondo persone normali con sogni e desideri ma che un’economia degli interessi mercifica. Oggi per noi essere qui è anche una grande responsabilità. Insomma, Francesco ci dice ‘non piangetemi, consegnatemi e portate il messaggio di un Vangelo incarnato’. Perché, scandisce ancora: “Non si farà mai la pace se non ripartiamo dalla compassione. Il vangelo è sovversivo, rovescia. Gli ultimi saranno i primi. Io sono innamorata da un Dio così e Francesco ce ne ha mostrato il volto”.



Dal sito Vatican News

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